La Missione è quella di creare un'associazione tra la Comunicazione e la Cultura. Spesso questi due ambiti non si incontrano (il comunicatore non fa vera cultura e l'accademico non sa comunicare in modo efficace). Noi vorremmo far incrociare i due binari per portarli a formarne uno unico.

Vorremmo stimolare l'aspetto critico del fruitore, per comunicare cultura e per acculturare la comunicazione.

Questo Blog vuol essere un punto di riferimento per articoli d'informazione giornalistica-scientifico-culturale-economica.

Qui potrete trovare ogni tipo d'informazione e saremo lieti di stimolare un sano e doveroso dibattito per ogni singolo articolo, con il fine d'incrociare nel massimo rispetto di pareri ed opinioni diversi tra loro, per giungere così ad una proposta d'incontro tra i molteplici aspetti di una società multiculturale

mercoledì 31 agosto 2011

DICHIARAZIONI ANTICIPATE DI TRATTAMENTO: normativa complessa ed equivoca

di: Scienza & Vita di Latina


Cosa è veramente l’autodeterminazione e chi e come e quando questa può verificarsi? Quale valore in un documento coniato da un cattolico può avere la vita se gliene togliamo il riferimento all’Autore?

Non è casuale che anche il mondo cattolico si sia diviso di fronte alle legge sulle DAT. La posizione in difesa della vita si è mossa inevitabilmente su categorie giuridiche. Lo stesso cardinal Bagnasco in un'intervista al Giornale del 27 febbraio aveva affermato: «La legge che sta per essere discussa alla Camera non è una legge “cattolica”. Semplicemente rappresenta un modo concreto per governare la realtà e non lasciarla in balia di sentenze che possono a propria discrezione emettere un verdetto di vita o di morte. I malati terminali rischierebbero di essere preda di decisioni altrui».
Secondo il capo dei vescovi italiani, «precisare che l’alimentazione e l’idratazione non sono delle terapie, ma funzioni vitali per tutti, sani e malati, corrisponde al buon senso dell’accudimento umano e pongono un limite invalicabile, superato il quale tutto è possibile». E al Consiglio Permanente Cei del 28 marzo 2011, Bagnasco è stato molto più esplicito: « Si tratta infatti di porre limiti e vincoli precisi a quella “giurisprudenza creativa” che sta già introducendo autorizzazioni per comportamenti e scelte che, riguardando la vita e la morte, non possono restare affidate all’arbitrarietà di alcuno. Non si tratta di mettere in campo provvedimenti intrusivi che oggi ancora non ci sono, ma di regolare piuttosto intrusioni già sperimentate, per le quali è stato possibile interrompere il sostegno vitale del cibo e dell’acqua. Chi non comprende che il rischio di avallare anche un solo caso di abuso, poiché la vita è un bene non ripristinabile, non può non indurre tutti a molta, molta cautela? Per rispettare la quale è necessario adottare regole che siano di garanzia per persone fatalmente indifese, e la cui presa in carico potrebbe un domani – nel contesto di una società materialista e individualista − risultare scomoda sotto il profilo delle risorse richieste».

Le DAT, sono state rese apparentemente documenti non vincolanti e nemmeno efficaci ("orientamenti") e, per di più, hanno disposto che esse abbiano efficacia solo in casi estremi ("assenza dell'attività cerebrale integrativa cortico-sottocorticale"). Secondo Scienza & Vita di Latina, il testo produce egualmente un effetto molto negativo:  la possibilità per il dichiarante di "rinunciare ad ogni forma di trattamento terapeutico" ritenuto "di carattere sproporzionato". E' molto probabile che questa "rinuncia" sarà considerata efficace e vincolante per i medici, i quali non potranno attivare terapie salvavita.

«Il testo approvato alla Camera fallisce proprio nel suo obiettivo originario: mai più l'uccisione di un'altra Eluana Englaro. Con una normativa così complessa ed equivoca, i Tribunali si riempiranno di cause dirette a forzare i limiti della norma o a sostenere interpretazioni in senso eutanasico. Fin dalla loro creazione negli Stati Uniti negli anni '60 del secolo scorso, i "living will" – che fossero vincolanti o meno – avevano sempre facilitato l'uccisione di persone che non li avevano nemmeno firmati» [Comitato Verità e Vita, 15 luglio 2011 contrario alla legge sulle Dat].

Anche il Documento dell’ Associazione Scienza & Vita di Pisa e Livorno del 16 Maggio del 2011 ha sottolineato i limiti della legge.

Sarebbe opportuno che i documenti cattolici si riferiscano almeno in appendice alle proprie fonti teologiche: se nessun accenno scritturistico, almeno il concetto di sacralità della vita approfondito alla luce magisteriale non sarebbe male. Soprattutto perché spesso anche il cattolico perde il riferimento e l’orizzonte esistenziale in cui si muove garantendo la forma ma dimenticando la sostanza della sua fede.

Ciò che preoccupa è che ci si riferisca al diritto positivo per purtroppo capire che la vita di ogni uomo è ormai relativizzata, non relativa: Cosa è veramente l’autodeterminazione e chi e come e quando questa può verificarsi? Quale valore in un documento coniato da un cattolico può avere la vita se gliene togliamo il riferimento all’Autore?

Per questo oggi  si può giungere a considerare se stessi abbandonati, “gettati via”: “Che ci starò più a fare?”. Queste situazioni ci risultano completamente inintelligibili, prive di senso perché in es­se è messa in discussione la totalità dell’esistenza. È in gioco l’uomo come tale: “Vale la pena di vivere? Ci sono ragioni sufficienti per vivere e credere in un mondo del gene­re?”. Se si è credenti, una tale crisi mette in discussione anche il concetto di Dio, il volto con il quale finora ci era apparso, la sua volontà su di noi: “Chi è questo Dio con cui ho a che fare? Cosa pensa di me, come mi tratta, e perché?” “Dov’è il tuo Dio?” (S1 42,2) “Questo è il mio tormento: è mutata la destra dell’Altissimo” (Sl 77,1). Qual è allora il volto di Dio? Perché non mi risponde? “Fino a quando, Signore, continue­rai a tormentarmi?” (Sl 83,5) “Perché mi hai abbandonato?” (Sl 22,2; Mt 27,35).

Il credente cattolico è così rimandato a cercare ancora, lasciandosi interpellare dalla Rivelazione. L’uomo, lasciato a se stesso, non è in grado di scoprire un senso alla sofferenza quando questa assume i contorni d’una esperienza del male in una forma radicale. Questa diviene una provocazione per la trascendenza dell’uomo.


Nessun commento:

Posta un commento