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martedì 12 aprile 2011

Fmi, allarme per il debito pubblico mondiale. L'Italia migliora: spese al 49,8 % del Pil

di: Repubblica

Preoccupa soprattutto la spesa sanitaria e la mancanza di una politica di contenimento dei costi a lungo termine (dopo il 2014). Il nostro Paese riduce l'incidenza e torna ad avere un sia pur piccolo avanzo primario

WASHINGTON - Lo stato di salute dei conti pubblici mondiali preoccupa il Fondo monetario internazionale. "I rischi per la sostenibilità fiscale rimangono elevati", avverte il 'Fiscal monitor', che punta il dito soprattutto contro "la crescente spesa sanitaria". In particolare, sottolinea il Rapporto, la media dei debiti pubblici nelle economie avanzate si attesterà quest'anno al 101,6%, sforando il tetto del 100% del Pil "per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale", mentre le necessità di finanziamento sono "a livelli storici record". Per questo, i tecnici dell'istituto di Washington giudicano "essenziale l'immediato avvio di progressi annuali stabili per riportare il rapporto su livelli di prudenza nel medio periodo".

Ad allarmare è soprattutto la situazione degli Stati Uniti che "hanno differito i piani di risanamento previsti per quest'anno, introducendo ulteriori stimoli" e "devono accelerare l'adozione di misure credibili per ridurre il rapporto debito/Pil".

Leggermente meglio le cose vanno per i deficit che hanno cominciato a ridursi nel corso del 2010, sebbene non in maniera sufficiente "per stabilizzare il debito". L'aggiustamento inoltre, afferma l'Fmi, appare legato più al "miglioramento delle condizioni macroeconomiche" che a  "politiche più stringenti". Nel 2011 il dato medio delle economie avanzate si collocherà al 7,1% contro il 7,7% del 2010.

Per quest'anno è
previsto poi uno sforzo "straordinario" in tutte le economie avanzate che dovrebbe ridurre gli indebitamenti di circa il 2% del Pil al 5,2% nel 2012, il taglio "più ampio degli ultimi 40 anni". Ma dagli attuali piani dei Governi emerge anche che i sacrifici "rallenteranno nel 2013 e in gran parte cesseranno nel 2014 lasciando i deficit sopra i livelli pre-crisi in molte" economie avanzate, con un rapporto debito/Pil medio al 107,3% nel 2016, circa 34 punti percentuali sopra al 2007.

Insomma, "nelle economie avanzate le necessità di un aggiustamento di lungo termine rimangono ampie". E "la crescente spesa sanitaria è il principale rischio per la sostenibilità fiscale con un impatto sul debito nel lungo periodo che, in assenza di riforme, farà impallidire quello della crisi finanziaria".

Per riportare il debito al 60% del Pil nel 2030, il Fondo ritiene necessario un aggiustamento medio degli avanzi primari aggiustati per il ciclo dell'8% tra il 2010 e il 2020, in modo da risalire attorno al 5% dal -2,7% dell'anno scorso. Ma l'entità dell'intervento cresce al 12% se si tiene conto delle spese legate all'invecchiamento della popolazione tra il 2020 e il 2030.

Per quanto riguarda l'Italia, il Fondo monetario internazionale rileva che le spese pubbliche nel 2011 si attesteranno al 49,8% del pil, scendendo dal 50,5% del Pil dello scorso anno. L'Italia torna anche ad avere un avanzo primario dello 0,2% del pil (lo scorso anno era negativo per 0,2% del pil) che crescerà all'1,2% nel 2012 fino a raggiungere il 2,4% nel 2016. L'Fmi, sottolinea che la spesa pubblica italiana si ridurrà negli anni: nel 2012 al 48,9% del pil, nel 2013 al 48,6% per poi scendere al 48,3% l'anno successivo e attestarsi al 47,9% nel 2016.

La Francia, fra i Paesi del G7, è quello con le spese pubbliche maggiori dell'Italia, con il 55,9% del Pil a fronte del 45,7% della Germania e del 42,0% del Canada. Gli Stati Uniti hanno una spesa pubblica al 41,2% del pil e il Regno Unito al 45,9%.

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