Secondo le previsioni Istat nel 2051 l'Italia sarà un paese di vecchi, 4,8 milioni contro gli 1,3 milioni del 2007. Sempre in quella data il rapporto tra anziani e giovani sarà di una criticità esemplare: ogni cento giovani ci saranno 280 anziani, contro i 142 del 2007.
A quale società italiana pensa la politica? Me lo chiedo tutti i giorni quando osservo l’agenda del Parlamento e del governo. Mi rendo conto che la risposta è sempre la stessa: a un’Italia che in futuro non ci sarà più. I lettori de Il Tempo sanno quanto importanza attribuisca alla demografia: morti e nascite, aspettative di vita, sono la vera forza di ascesa o declino di una nazione.
Lo sbarco di migliaia di giovani immigrati e le rivoluzioni del Nord Africa dovrebbero indurre i politici a studiare, ma vedo che non c’è volontà di comprendere. Bene. Consiglio la lettura di un documento Istat pubblicato nel giugno del 2008. Riguarda le previsioni demografiche dal 2007 al 2051. Risultato: l’Italia sarà un paese vecchio, con pochi giovani. Secondo lo scenario, nel 2051 i «grandi vecchi» (le persone di 85 anni e oltre) saranno 4,8 milioni contro gli 1,3 milioni del 2007. Sempre in quella data il rapporto tra anziani e giovani sarà di una criticità esemplare: ogni cento giovani ci saranno 280 anziani, contro i 142 del 2007. L’Italia tra qualche decennio avrà davanti a sé una sfida enorme: lo squilibrio intergenerazionale di cui abbiamo già un’anticipazione nel presente con l’aumento del precariato, della disoccupazione giovanile e il turn over scarsissimo nei posti di comando del Paese, saldamente in mano a una sempre più imbarazzante gerontocrazia.
Ci stiamo avvicinando alla «rottura» del patto di solidarietà tra ragazzi e pantere grigie. Segnali dalla politica? Zero, nel Palazzo vivono alla giornata e, a giudicare dal livello di produttività, in parecchi hanno scambiato le Camere per l’ospizio. Mentre i valorosi rappresentanti del popolo si lambiccano sul come assicurarsi la lauta pensione o la rielezione per nomina suprema, là fuori accadono cose titaniche. Il numero di stranieri presenti in Italia aumenterà in maniera vertiginosa: secondo le proiezioni Istat nel 2031 saranno 8,2 milioni, fino a salire a oltre 12 milioni nel 2051. Anche in uno scenario prudente, una cosa è certa: gli stranieri in quella data saranno ben oltre il 15 per cento della popolazione complessiva. Gli italiani non si saranno estinti, ma saranno più vecchi e meno attivi, mentre gli stranieri si concentreranno tra i giovani e gli adulti, cioè nelle fasce di chi lavora, crea reddito, produce e determina il futuro della nazione. Toc toc, c’è qualcuno che pensa all’Italia nel Palazzo?
Nessun commento:
Posta un commento