di: in Sole 24 ore.com (3 maggio 2010)
Dal 26 settembre scorso , data del suo arresto in Svizzera, il 76enne regista Roman Polanski non aveva mai parlato. Ricercato dalla giustizia statunitense per violenza carnale su una minorenne, reato commesso nel 1977, solo adesso ha deciso di rompere il silenzio e dire la sua. Gli Stati Uniti «vogliono servirmi ai media su un piatto d'argento», ha scritto in una lettera aperta pubblicata da diversi mezzi di comunicazione europei, commentando la richiesta di estradizione della magistratura americana per il caso di violenza sessuale avvenuta 33 anni fa.
Ma «non posso più rimanere in silenzio», continua dagli arresti domiciliari nella località svizzera di Gstaad, dove attende l'esito dell'iter giudiziario per l'estradizione. In particolare, lamenta il regista -nel testo indirizzato all'opinione pubblica e pubblicato inizialmente sul sito web «Le regole del gioco», diretto dal suo amico filosofo Bernard-Henri Levy - il fatto che il Procuratore distrettuale di Los Angeles Sreve Cooley, «che segue il caso e che ha richiesto l'estradizione, sta facendo campagna elettorale (per l'elezione a Procuratore generale dello stato della California) e ha bisogno della pubblicità dei media». E ancora: «Non posso più tacere perché la domanda di estradizione alle autorità svizzere è basata su una menzogna», prosegue Polanski, a proposito della sua detenzione di 42 giorni nel penitenziario di Chino (California), nel 1977. Secondo il regista, perseguito negli Stati Uniti per aver avuto un rapporto sessuale con una minorenne di 13 anni, quel periodo di detenzione corrisponde alla pena a cui avrebbe dovuto essere condannato, e che avrebbe quindi già scontato.
Dal 26 settembre scorso , data del suo arresto in Svizzera, il 76enne regista Roman Polanski non aveva mai parlato. Ricercato dalla giustizia statunitense per violenza carnale su una minorenne, reato commesso nel 1977, solo adesso ha deciso di rompere il silenzio e dire la sua. Gli Stati Uniti «vogliono servirmi ai media su un piatto d'argento», ha scritto in una lettera aperta pubblicata da diversi mezzi di comunicazione europei, commentando la richiesta di estradizione della magistratura americana per il caso di violenza sessuale avvenuta 33 anni fa.
Ma «non posso più rimanere in silenzio», continua dagli arresti domiciliari nella località svizzera di Gstaad, dove attende l'esito dell'iter giudiziario per l'estradizione. In particolare, lamenta il regista -nel testo indirizzato all'opinione pubblica e pubblicato inizialmente sul sito web «Le regole del gioco», diretto dal suo amico filosofo Bernard-Henri Levy - il fatto che il Procuratore distrettuale di Los Angeles Sreve Cooley, «che segue il caso e che ha richiesto l'estradizione, sta facendo campagna elettorale (per l'elezione a Procuratore generale dello stato della California) e ha bisogno della pubblicità dei media». E ancora: «Non posso più tacere perché la domanda di estradizione alle autorità svizzere è basata su una menzogna», prosegue Polanski, a proposito della sua detenzione di 42 giorni nel penitenziario di Chino (California), nel 1977. Secondo il regista, perseguito negli Stati Uniti per aver avuto un rapporto sessuale con una minorenne di 13 anni, quel periodo di detenzione corrisponde alla pena a cui avrebbe dovuto essere condannato, e che avrebbe quindi già scontato.
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