La Missione è quella di creare un'associazione tra la Comunicazione e la Cultura. Spesso questi due ambiti non si incontrano (il comunicatore non fa vera cultura e l'accademico non sa comunicare in modo efficace). Noi vorremmo far incrociare i due binari per portarli a formarne uno unico.

Vorremmo stimolare l'aspetto critico del fruitore, per comunicare cultura e per acculturare la comunicazione.

Questo Blog vuol essere un punto di riferimento per articoli d'informazione giornalistica-scientifico-culturale-economica.

Qui potrete trovare ogni tipo d'informazione e saremo lieti di stimolare un sano e doveroso dibattito per ogni singolo articolo, con il fine d'incrociare nel massimo rispetto di pareri ed opinioni diversi tra loro, per giungere così ad una proposta d'incontro tra i molteplici aspetti di una società multiculturale

giovedì 23 febbraio 2012

Privacy: la policy di Google continua a preoccupare mentre i principali sviluppatori OS siglano accordo sulle app

da: Key4biz di Raffaella Natale
L’intesa impegna le società a fornire maggiori dettagli sulla privacy prima che gli utenti scarichino applicazioni e le obbliga a svelare come vengono usati questi dati.
INTERNET - La National Association of Attorneys General ha chiesto a Google di mettere un freno alle nuove disposizioni sulla privacy che dovrebbero entrare in vigore dal prossimo 1° marzo (Leggi Articolo Key4biz).

L’Associazione, che raggruppa i procuratori generali di una quarantina di Stati americani, s’è detta seriamente preoccupata e ha scritto al Ceo di Google, Larry Page, per sottolineare che le nuove norme “sembrano invadere la vita privata dei consumatori”, consentendo lo scambio delle informazioni tra i differenti servizi fino a oggi separati, come Gmail o la rete sociale Google+.
A fine gennaio, in occasione dell’annuncio della nuova policy, Google ha spiegato che le nuove norme saranno “più semplici e comprensibili” rispetto a quelle attualmente in vigore e consentiranno “un uso più facile che permetterà di condividere maggiormente le informazioni” relative ai servizi offerti dall’azienda.

Nei giorni scorsi, l’Electronic Privacy Information Center (EPIC), importante organismo americano preposto alla protezione dei dati personali in rete, ha chiesto all’Antitrust USA di indagare sui cambiamenti previsti da Google (Leggi Articolo Key4biz).
In particolare si chiede di attenzionare la funzione detta “Search Plus Your World” di Google+, che propone tra i risultati delle ricerche anche ciò che viene pubblicato sul suo social network, come commenti e foto.
E in Europa, uno stop a Google è arrivato anche dalla Unione europea che ha chiesto una pausa per analizzare meglio la situazione (Leggi Articolo Key4biz).
In una lettera indirizzata a Page, il Gruppo di lavoro 'Articolo 29' (Data Protection Working Party) ha scritto che, "vista l'ampia gamma di servizi offerti, e la popolarità di questi servizi, i cambiamenti nella vostra policy di privacy avranno effetti su molti cittadini della maggior parte o tutti gli Stati membri della Ue". Per queste ragioni, Articolo 29 ha chiesto di "verificare in modo coordinato le possibili conseguenze per la protezione dei dati personali di questi cittadini".
La compagnia ha detto che collaborerà ma non ha intenzione di far slittare l'entrata in vigore delle nuove norme.
La notizia dell’invio della lettera da parte della National Association of Attorneys General arriva nello stesso giorno in cui le Autorità californiane hanno siglato un accordo con i sei principali sviluppatori di sistemi operativi per dispositivi mobili - Amazon, Apple, Google, Microsoft, RIM, Hewlett-Packard-  per fissare regole atte a garantire la riservatezza dei dati privati di milioni di consumatori.
L’intesa impegna anche le società a fornire maggiori dettagli sulla privacy prima che gli utenti scarichino applicazioni e le obbliga a svelare come usano questi dati. Attualmente 22 delle 30 applicazioni più scaricate non hanno note sulla privacy.

La preoccupazione maggiore riguarda le App for Kids, dopo che sono arrivate alle Autorità una serie di denunce da parte di genitori che lamentavano la violazione della privacy dei loro figli (Leggi Articolo Key4biz).

E nei giorni scorsi il Congresso USA ha chiesto specificatamente alla Federal Trade Commission di indagare su Google (Leggi Articolo Key4biz), in merito al caso degli utenti iPhone monitorati da Mountain View attraverso il browser Safari (Leggi articolo Key4biz).

mercoledì 15 febbraio 2012

Celentano fa il tributo e perde la testa

Di: Avvenire

Nessuno avrebbe mai pensato di bombardare il teatro Ariston, durante Sanremo. Soprattutto di discorsi biliosi. Celentano, invece ha pensato di travolgere Sanremo in un delirio di onnipotenza: e chi se ne importa dei colleghi artisti, della gara (che all’inizio si è pure inceppata) di Morandi, Papaleo e di tutto il Festival.

Nel bel mezzo della gara, suonano le sirene, Morandi scappa dal palco, l’Ariston si trasforma in un campo di battagli tra colpi di mitra, bombardamenti aerei, feriti, gente che fugge dal teatro. Poi appare lui, rosso in viso, in trench e cravatta a righe. E lascia basiti. Comincia a fare la predica ai preti perché «morire se la predica si capisse perché non sanno regolare l’audio negli altoparlanti. Sembra quasi che i preti dicano: noi la predica l’abbiamo fatta poi chi se ne frega se gli ultimi in fondo non sentono. Il Vangelo è stato chiaro, beati gli ultimi, perché saranno nel regno dei cieli». Poi sostiene di non sopportare neanche i frati «perché nei loro argomenti e dibattiti tv, non parlano mai della cosa più importante: il motivo per cui siamo nati. Insomma, non parlano mai del Paradiso. Danno l’impressione che l’uomo sia nato solo per morire».

Poi, ecco la sua vendetta contro chi ha «osato» fare delle pacate e civilissime critiche sulla sua decisione di dare il suo cachet in beneficenza. Celentano non perdona. E attacca a testa bassa: «Giornali inutili come Avvenire e Famiglia Cristiana andrebbero chiusi definitivamente perché si occupano di politica e di beghe del mondo anziché di cose confortanti che Dio ci ha promesso». E viene il serio dubbio che Celentano non li abbia mai letti davvero. Ma lui non vede e non sente. Vuole vendicarsi e lo fa (tanto la Rai gli ha dato carta bianca): «Avvenire e Famiglia Cristiana sono testate ipocrite come le critiche che fanno a uno come don Gallo che ha dedicato la sua vita per aiutare gli ultimi». Ora che si è sfogato, Celentano, fra una cantatina blues, e una vecchia hit, si incarta tristemente in discorsi sull’alta velocità, sul referendum bocciato dalla consulta e in una penosa gag su destra e sinistra con Pupo e il povero Morandi. Poi si lancia in una filippica a favore del martirio di Gesù e intona, come avevamo previsto, Il forestiero, basato sul Vangelo della Samaritana. Mentre ancora sta parlando su Facebook, Twitter e sui blog monta la protesta. E fiocca la solidarietà per i giornali cattolici per i quali Celentano ha chiesto la chiusura.

«Per fortuna i giornali non dipendono da Sanremo e ancor meno da Celentano le cui battute senza senso fanno ridere chi può godersi Sanremo ma non cambiano un paese che ha bisogno oggi più di ieri di giornali di idee e di identità come Avvenire e Famiglia Cristiana ma anche di tanti altri che sono l’opposto e il contrario». Lo dice il segretario della Fnsi Franco Siddi, commentando le parole di Celentano a Sanremo. «Questa volta neanche per paradossi si riesce a dare un senso a quello che un grande artista come Celentano dopo tanta attesa dice. Ha perso il senso che in altri tempi sapeva invece recuperare. Per fortuna le bussole sono altre», conclude Siddi.

Immediata solidarietà anche dal Movimento Liberi Giornalisti, componente rappresentata sia al Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti, sia nella FNSI (il sindacato unico dei giornalisti).

martedì 14 febbraio 2012

ANSA:festival di Sanremo

(ANSA) - ROMA, 14 FEB - «Se l'è presa con i preti e con i frati (tutti tranne uno) che non parlano del Paradiso. E se l'è presa con Avvenire e Famiglia Cristiana che vanno chiusi. Tutto questo, perchè abbiamo scritto che con quel che costa lui alla Rai per una serata si potevano non chiudere le sedi giornalistiche Rai nel Sud del mondo (in Africa, in Asia, in Sud America) e farle funzionare per un anno intero. Dunque, andiamo chiusi anche noi». Così il direttore dell'Avvenire, Marco Tarquinio, replica alle parole di Celentano all'Ariston dal sito del quotidiano. «Buona idea: così a tutti questi poveracci, tramite il Comune competente, potrà elargire le sue prossime briciole di cachet. Davvero un bello spettacolo. Bravo. Viva Sanremo e viva la Rai», e Tarquinio aggiunge: «P.S. Naturalmente, caro Celentano, continueremo a parlare e far parlare di Dio, degli uomini e delle donne di questo mondo. Soprattutto di quelli che in tv non ci vanno mai, neanche gratis».(ANSA).

giovedì 9 febbraio 2012

L'attendibilità di Twitter

da: Ferpi
Il noto social network di microblogging è sempre più considerato come fonte per i giornalisti e i relatori pubblici. Ma se qualunque influencer viene ritenuto una fonte autorevole nasce un problema di credibilità. Come contrastare notizie inesatte twittate da una fonte ritenuta accreditata? Daniele Chieffi esamina una questione di fondamentale importanza per ogni professionista della comunicazione.
di Daniele Chieffi

Ancora su Twitter e sul suo ruolo “giornalistico”. Il posizionamento di Twitter come fonte primaria di notizie, rilanciata ormai un po’ da tutti i media on o offline che siano, sta trasferendo credibilità alla piattaforma stessa, indipendentemente dai contenuti e al netto del rumore di fondo che pure c’è. Su questo chi fa media relations deve interrogarsi con grande attenzione, così come devono interrogarsi quanti siano percepiti come influencers.
Ma andiamo con ordine e partiamo dal post di Pierluca Santoro sul suo Giornalaio che riporta la ricerca della Carnegie Mellon University, del Mit e del Georgia Institute of Technology, secondo la quale solo il 36% dei 200 milioni di tweet che mediamente ogni giorno sono postati sulla piattaforma di microblogging è apprezzato dagli utenti. Come dire, l’uccellino cinguetta tante ma tante banalità che, alla fine non interessano a nessuno. Nelle stanze dei bottoni del social se ne devono essere accorti e per non finire schiacciati da una montagna di gossip stanno puntando sempre più decisamente sul vero o presunto ruolo “giornalistico” di Twitter. Due giorni fa è stata lanciata, riporta sempre Il Giornalaio, Twitter for News, account dedicato a raccogliere e segnalare le best practices e gli utilizzi più innovativi di Twitter da parte dei giornalisti e delle redazioni e a mettere a disposizione a questi ultimi, le migliori risorse possibili reperibili sulla piattaforma dell’uccellino. E siamo di nuovo nel cuore di una discussione che avevamo iniziato qualche giorno fa.
Twitter, quindi sta puntando molto sul suo ruolo di “fornitore di notizie”, soprattutto per i giornalisti e per gli operatori della comunicazione. Sin qui nulla di che. Il problema è l’utilizzo che questi stessi gionalisti fanno dello stesso twitter e del loro potere d’influenza verso chi giornalista non è. Se, come dice la ricerca citata sopra, su Twitter c’è così tanto rumore, è semplice ipotizzabile che gli utenti stessi siano portati a selezionare le voci da ascoltare. Quelle più credibili e autorevoli, va da sé. Prendendo per buono più o meno tutto quello che dicono. Una situazione che ripropone, se possibile in maniera ancor più netta, la problematica dell’affidabilità delle fonti su Internet. Sulla piattaforma di microblogging, infatti, chi parla è ben riconoscibile e come tale depositario di fiducia. Per chi legge c’è ancor meno necessità di andare a verificare quanto viene detto e questo. Indipendentemente dal rischio che s’inneschino crisis, come dicevamo nell’altro articolo, c’è un problema di assunzione di responsabilità degli influencers che comunicano su Twitter.
La necessità di verificare quello che si trova su Internet è un concetto ben insito nelle abitudini di quanti in Rete ci navigano e da cui scaturisce la centralità del ruolo di influencers e fonti attendibili. In buona sostanza gli utenti fanno un po’ i giornalisti per se stessi e applicano una sorta di filtro alla massa d’informazioni presente sul Web. Il ruolo che Twitter sta incarnando rischia di far saltare questo filtro, proprio perché questa piattaforma ha la capacità di concentrare in uno spazio controllabile dal singolo utente, una ampia platea d’influencers, la cui credibilità è sostenuta e amplificata dall’autorevolezza della piattaforma stessa. E’ un po’, mutatis mutandis, come se ogmi utente avesse accesso al flusso delle agenzie. I giornalisti spesso non verificano i takes, assumendone l’attendibilità per il fatto stesso che si presuppone che le verifiche l’abbiano fatte i colleghi prima di mettere in rete la notizia stessa.
Una scelta di “posizionamento” del management di Twitter sta innescando quindi, una problematica piuttosto importante, anche e soprattutto per quanti, comunicatori, addetti stampa, ecc. si trovano a gestire i flussi d’informazione su un’organizzazione. Come contrastare notizie false o non corrette, twittate da una fonte autorevole? L’unica strada è avere già instaurato una relazione diretta con lo stesso influencer, che permetta di chiedere allo stesso che ha propagato la notizia di rettificarla. Altrimenti il rischio è sempre quello di rimaner travolti dalla “carica della bufala”.
Tratto da Olmr

La governance influenza i comportamenti degli stakeholder

da: Ferpi
Il passaggio dalla logica delle relazioni con i pubblici a quella con gli stakeholder è una delle sfide più attuali per le organizzazioni. Lo sostiene Toni Muzi Falconi in una riflessione pubblicata su Global Policy, la rivista on line della London School of Economics.

La qualità del processo decisionale è sempre stata importante nelle organizzazioni pubbliche, private e sociali ed un focus primario per gli studi di management. Negli ultimi vent’anni, le dinamiche sociali, politiche e tecnologiche della globalizzazione hanno creato onerosi ritardi nell’attuazione reale di molte decisioni organizzative. 
Come risultato, il fattore tempo – tradizionalmente un importante indicatore quantitativo – è diventato anche un indicatore qualitativo di grande rilevanza.

Tra le variabili che hanno indotto questo cambiamento del consolidato processo decisionale vi è la crescente consapevolezza – da parte dei leader dell’organizzazione, nonché degli studiosi di management – che gli atteggiamenti, le opinioni e i comportamenti dei pubblici interni, attigui ed esterni impattati dalle decisioni sono sempre più influenzati anche dalla qualità complessiva e dall’efficacia della governance e del management dell’organizzazione. Una consapevolezza è abbastanza recente e certamente non universale; ciò che è chiaro, tuttavia, è che sia nella ricerca che nella pratica manageriale, esiste una progressiva certezza della necessità di un cambiamento da affrontare. I manager tradizionali, così come i professionisti legati al management, cercano di affrontare questo cambiamento e di comprendere gli effetti delle tante riduzioni e semplificazioni di quelli che una volta erano compiti complessi (un aspetto della disintermediazione) e semplificati dall’interconnessione globale.
Una funzione manageriale e una professione intensamente influenzata da questa discontinuità è la gestione delle relazioni pubbliche e della comunicazione. Preferisco la semplice definizione Relazioni pubbliche,poiché uno degli effetti chiave della discontinuità è che la comunicazione è divenuta il principale processo attraverso cui le organizzazioni sviluppano relazioni con gli stakeholder.
Una migliore e più completa definizione, infatti, potrebbe essere quella direlazioni con gli stakeholder, ma ci vorranno alcuni anni prima che questo termine possa essere generalmente accettato.
Negli ultimi anni il corpo di conoscenze delle relazioni pubbliche ha visto una impressionante transizione da una prospettiva da XX secolo, focalizzata sugli Stati Uniti e comunque etnocentrica, ad una visione più aperta, che coinvolge significativi contributi da parte di studiosi provenienti da Europa, Africa, Oceania, Asia e America Latina. Oggi si può fare riferimento a ad un corpo globale di conoscenze, formato da quella che è diventata una professione globale: attualmente poco meno di un quarto dei 2,5/3 milioni di professionisti delle Rp del mondo operano negli Stati Uniti (1).
Dal punto di vista della pratica professionale, gli aspetti più familiari delle relazioni pubbliche (come ad esempio, le media relations, l’organizzazione di eventi, i public affairs e il lobbying) hanno subito un significativo processo di disintermediazione. Inoltre, anche per effetto dell’avvento del digitale, la pratica professionale sta gradualmente passando da un paradigma di comunicazione monodirezionale verso il pubblico, ad uno pluridirezionale verso e con gli stakeholder.
Inoltre, miti ampiamente accettati nel XX secolo – come ad esempio il gatekeeping, il controllo dei messaggi, la privacy o il monopolio del sapere – stanno crollando. Ad esempio, i rappresentanti dei media e gli influenzatori delle decisioni pubbliche sono oggi soltanto due dei molti stakeholder con i quali le organizzazioni devono relazionarsi. E’ necessario anche un impegno relazionale (selettivo) con i fornitori, i consulenti, gli investitori, gli educatori, la rete distributiva, le comunità locali, i gruppi di cittadinanza attiva, i media e, naturalmente, i dipendenti e i clienti. Tutti questi soggetti, infatti, rivendicano attenzione e influenza l’esito degli obiettivi dell’organizzazione.
Ciò significa che le organizzazioni hanno bisogno di individuare, mappare, ascoltare ed interpretare attentamente gli interessi e le aspettative dei vari gruppi di stakeholder, per fornire al management ipotesi di politiche ad hoc; e per selezionare indicatori, altrettanto ad hoc, per valutare quale gruppo di stakeholder in una situazione specifica sia più rilevante per il raggiungimento degli obiettivi dell’organizzazione.
Oggi, sia gli eventi della vita reale che quelli della vita digitale coinvolgono sempre più spesso scambi di conoscenza ed esperienze orizzontali con e tra i gruppi di stakeholder (sinistra-destra-sinistra), piuttosto che la trasmissione a una via di decisioni e performance, guidate dalle organizzazioni (dal basso verso il basso, o anche dal basso verso l’alto). Questo è anche testimoniato nei processi di rendicontazione delle organizzazioni, che stanno incorporando in misura crescente indicatori non finanziari, man mano che gli stakeholder aumentano la loro pressione per narrazioni aperte, trasparenti, continue, multicanale, differenziate per stakeholder eppure coerenti (2).
Naturalmente, l’entità di tali variazioni nella pratica professionale varia notevolmente a seconda delle specifiche dinamiche delle infrastrutture di di relazioni pubbliche di un territorio. Tuttavia, in generale, c’è stata un’istituzionalizzazione accelerata delle relazioni pubbliche come funzione del senior management nelle organizzazioni pubbliche, private e sociali insieme alla progressiva integrazione tra comunicazione interna ed esterna(3).
Oggi, l’analisi di tale infrastruttura di relazioni pubbliche di un territorio è divenuta più professionale ed efficace. Questo è in gran parte dovuto alla crescita del corpo globale di conoscenze per cui si richiede una attenta e periodica analisi delle istituzioni del territorio e dei suoi sistemi politici, economici, di cittadinanza attiva, socioculturali e dei media. Questa conoscenza, a sua volta, consente ai professionisti di attuare programmi efficaci – ma solo se e quando questa analisi sia coerente con alcuni principi generici di validità globale – ossia, il “paradigma dei principi generici e delle applicazioni specifiche” che sta attualmente guadagnando il favore in molti ambienti del management in tutto il mondo.
Secondo questo paradigma, i principi generici riconoscono che
la funzione di relazioni pubbliche è più efficace quando:

  • è una funzione di management autonoma che supporta l’organizzazione a sviluppare relazioni con i suoi stakeholder. Il valore di queste relazioni si misura valutando la loro qualità dinamica utilizzando indicatori quali fiducia, impegno, soddisfazione e equilibrio di potere;
  • serve ruoli strategici, manageriali e tecnici. Questo significa strategico sia in senso riflessivo (per esempio, ascoltare ed interpretare le aspettative degli stakeholder presso il top management prima che vengano prese decisioni) e in senso educativo (ad esempio, fornire le competenze per la governance delle relazioni e gli strumenti per gli altri dirigenti dell’organizzazione, in modo tale che questi possano disciplinare direttamente le relazioni con i propri stakeholder, assicurando coerenza all’interno di un dato scenario);
  • migliora il dialogo con gli stakeholder, un dialogo che tende alla simmetria;
  • valorizza la diversità in base al principio che ogni persona è diversa e la tecnologia permette una relazione one with one;
  • si basa su una piattaforma che si “relaziona con” piuttosto che “comunica a”.
Un ulteriore e più ambizioso passo avanti per la comunità globale delle relazioni pubbliche è evidente negli Accordi di Stoccolma (4), un programma biennale (2011-12) presentato dalla Global Alliance for Public Relations e Communication Management (l’organizzazione ombrello che comprende 67 diverse associazioni di relazioni pubbliche provenienti da 76 paesi e conta circa 180.000 professionisti e consulenti) (5).
Questi accordi, in tre brevi pagine, definiscono come la pratica efficace delle relazioni pubbliche crei valore con l’impiego della comunicazione esterna, della comunicazione interna e dell’allineamento di queste due, per rafforzare la sostenibilità di un’organizzazione, la sua governance e le sue politiche di management. Il testo trae ispirazione dal recente sviluppo di concetti multidisciplinari quali: la network society e il value network, la sostenibilità come opportunità trasformativa, il passaggio dalla governance degli shareholder alla governance degli stakeholder, il nuovo ruolo dei consigli di amministrazione e la rendicontazione integrata come strumento per la gestione delle performance e della narrazione organizzativa.
Questo programma, realizzato attraverso un intenso processo di collaborazione durato sei mesi che ha coinvolto 1.000 professionisti e studiosi provenienti da 22 paesi, è stato approvato a Stoccolma nel giugno 2010 durante il World PR Forum, ed è ora in corso di attuazione, anche come una piattaforma di advocacy, da parte di professionisti, società di consulenza, aziende, enti, associazioni, educatori e studenti in 22 paesi.
Per la prima volta una professione tenta apertamente di sviluppare il 
proprio futuro a livello globale.

I contenuti di questi accordi sono, naturalmente, in evoluzione come rapide sono le dinamiche globali di cambiamento.
Il loro contenuto verrà rivisto a Melbourne nel mese di novembre 2012
durante la prossima edizione del WPRF.

Tratto da Global Policy

(1) Per una panoramica di alcuni dei contributi più recenti nel
corpo di conoscenza vedi http://www.instituteforpr.org . Per un tentativo di comprendere l’impatto economico globale delle Rp, vedihttp://www.instituteforpr.org/ topics/how-big-is-pr/
(2) Vedi http://www.theiirc.org per capire il movimento globale verso nuovi frame di rendicontazione integrata
(3) Consulta la raccolta dei lavori sull’istituzionalizzazione delle Rp presentati
alla conferenza annuale 2008 di EUPRERA
(European Research Public Relations and Education Association) tenutasi a Milano, Italia (http://www.hpe.pearson.it/euprera2008). (4)http://www.stockholmaccords.org

giovedì 2 febbraio 2012

" Celentano, aiuta chi non vuole l' aborto "

da: Radio Londra

Lobby, l’Italia fa un passo avanti

da: Ferpi

Il Ministero delle politiche agricole istituisce il registro dei lobbisti a regolamentare la rappresentanza d’interessi in questo settore. Il presidente Ferpi, Patrizia Rutigliano, plaude all’iniziativa e sollecita una riflessione normativa comune per Governo e Parlamento.

E’ di oggi (N.d.R. 1 febbraio 2012) la notizia del decreto presentato a Roma da Mario Catania, Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali che renderà trasparente l’attività delle lobby nei confronti del Mipaaf: il compito sarà svolto dall’ Unità per la Trasparenza.Il provvedimento prevede anche l’istituzione di un registro dei lobbisti che si relazioneranno con il dicastero.
“Il decreto ministeriale presentato oggi da Mario Catania, Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali per regolamentare la partecipazione dei gruppi di interessi ai processi decisionali del Ministero è certamente innovativo e utile – ha dettoPatrizia Rutigliano, Presidente Ferpi. La proposta del Ministro garantisce maggiore accesso, trasparenza del processo di formazione delle norme, avvicinandoci così alla normativa europea”.
Ferpi ha da sempre sostenuto le iniziative parlamentari e amministrative che in questi anni hanno puntato alla regolamentazione dell’attività di rappresentanza degli interesse.
“Confidiamo che l’attuazione di questo decreto che per ora riguarda solo un Ministero – ha concluso Patrizia Rutigliano – sia propedeutica per avviare una più ampia riflessione normativa, comune a tutto il Governo e, perché no, anche al Parlamento. Come Federazione dei professionisti delle Relazioni pubbliche (e quindi anche di coloro che si occupano di rapporti con le Istituzioni) siamo disponibili a confrontarci con Governo e Parlamento per condividere la nostra proposta di regolamentazione del settore per contribuire così alla trasparenza del processo decisionale, nel rispetto delle Istituzioni, dell’opinione pubblica e dei nostri colleghi".
“Abbiamo adottato questo provvedimento per rendere completamente trasparente l’attività di interazione tra il Ministero e il mondo delle lobby. Per raggiungere questo obiettivo verrà istituito un registro dei lobbisti e tutti quelli che vorranno interagire con l’Amministrazione dovranno risultare iscritti”, ha dichiarato Catania. “Con le nuove norme, quindi, introduciamo precise disposizioni per regolamentare i rapporti che intercorrono tra il Ministero e i rappresentanti di particolari interessi e istituiamo il nucleo centrale che coordinerà queste fasi, ’l’Unità per la Trasparenza’, un ufficio specifico che comprenderà personalità ad hoc. Ci tengo a sottolineare che tutto sarà a costo zero, non ci sarà nessuna remunerazione per gli appartenenti all’Unità che conterà su membri interni all’Amministrazione e su eventuali soggetti esterni che presteranno servizio a titolo gratuito. Con orgoglio, inoltre, sottolineo che questo Ministero ha il merito di aver fatto per primo questa operazione, che immagino potrà essere seguita anche dalle altre Amministrazioni”.
Clicca qui per scaricare il testo completo del decreto.