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venerdì 26 ottobre 2012

Anonymous prepara Tyler l’anti Wikileaks


da: La Stampa, di CLAUDIO LEONARDI

I dissensi tra gli hacker e Assange produrranno a dicembre un nuovo sito spiffera segreti

Julian Assange e il suo Wikileaks, il sito ormai noto per avere spifferato segreti diplomatici a tutto il mondo, rischiano di essere “scavalcati a sinistra”, come si usava dire con antico gergo politico.  
Un militante del gruppo di hacker Anonymous, infatti, ha rivelato in una intervista a The voice of Russia, ripresa dal sito Punto Informatico, che in dicembre nascerà una nuova piattaforma chiamata Tyler per depositare indiscrezioni e documenti secretati, più sicura e basata sul sistema p2p.  

E dire che Anonymous fu in prima fila nel sostegno ad Assange. Quando, nel 2010, scoppiarono gli scandali legati alle rivelazioni sui rapporti provenienti dalla diplomazia statunitense e sui segreti militari della guerra in Iraq, gli hacker attaccarono i siti delle carte di credito che avevano abbandonato Wikileaks lasciandola senza fonti di sostentamento. Oggi, però, tra Anonymous e il sito spifferatore sembra calato un po’ di gelo, per usare un eufemismo. 

Nell’intervista alla radio russa, l’anonimo militante non lesina critiche al fondatore di Wikileaks, in particolare sul nuovo sistema di finestre pop-up inserito sul sito: si aprono ogni volta che si cerca di attingere a un documento, forzando gli utenti a versare fondi. 

Più in generale, il collettivo hacker accusa Assange di scarsa trasparenza sui metodi di auto-finanziamento e sull’uso dei soldi raccolti, destinati più agli avvocati che al progetto stesso. 

Accuse a cui il giovane australiano ha risposto su Twitter, in termini giudicati da Anonymous “arroganti”. 
“C’è un mito molto diffuso tra i media - ha spiegato il militante intervistato - , secondo cui Wikileaks sarebbe costituito da un vasto collettivo di attivisti che adottano le decisioni per l’organizzazione. Questo non è affatto vero. Wikileaks è un progetto editoriale che è stato creato da un uomo solo, di proprietà e gestito da Julian Assange. Quindi, oltre a una dozzina di volontari, e una piccola coorte di dipendenti, Wikileaks e Julian Assange sono essenzialmente la stessa entità”. 

Da qui l’esigenza di costruire un’alternativa che poggi su basi più solide, e non rischi di sparire ai primi segni di crisi finanziaria o di stanchezza del suo unico titolare. 

“Tyler - spiega ancora al sito russo il militante - è solo una delle diverse piattaforme di comunicazione messo in campo da Anonymous. C’è il meraviglioso progetto Par-Anoia e l’anno scorso abbiamo lanciato LocalLeaks e HackerLeaks, con l’assistenza del Fronte di Liberazione Popolare”. E tuttavia, “ciò che rende unico Tyler è che non sarà distribuito su un server statico”. La piattaforma, infatti sarà basata su software p2p criptato, e, secondo Anonymous “non c’è praticamente alcun modo per attaccarla o spegnerla”.  

Quello che è certo è che il divorzio tra gli hacker e Assange si è definitivamente consumato. È curioso che alcuni punti di riferimento dei più intransigenti sostenitori della trasparenza e della gestione orizzontale si prestino ad aspre critiche proprio sui fronti che li hanno visti grandi protagonisti. Con le dovute differenze, problemi simili li ha registrato recentemente il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, in cui sono affiorate le prime voci di dissenso proprio sulla gestione monocratica del movimento e del suo marchio. 

In realtà, sembra una parabola comune ai movimenti estremisti di ogni epoca e genere: c’è sempre qualcuno più puro pronto a stigmatizzare il proprio vicino, in una corsa che, solitamente, semina divisioni e finisce col sabotare anche i migliori principi ispiratori. 

Il NY Times: "Premier cinese ruba a Stato" e la Cina oscura il sito del quotidiano Usa

di: TGcom 24


Secondo il reportage americano, Wen Jiabao si arricchisce e fa arricchire la sua famiglia alle spalle dei cittadini attraverso l'industria statale. "Solo calunnie": la replica del governo

11:59 - Il sito del New York Times è stato oscurato dalla Cina dopo la pubblicazione di un reportage che accusa il premier, Wen Jiabao, di essersi arricchito con la politica. Secondo il quotidiano la sua famiglia è arrivata addirittura ad accumulare un patrimonio "pari a 2,7 miliardi di dollari attraverso la macchina dello Stato". "Calunnie contro la Cina": la replica di Pechino, che tempestivamente ha occultato il sito.
"Chi le pubblica - ha poi ribattuto il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hong Lei, nel corso di un briefing alla stampa - è guidato da fini che vanno al di là del giornalismo". 

Il servizio del quotidiano americano fa un accenno alle umili origini della  famiglia Wen e dei soldi accumulati tra il 1992 e il 2012. "A parte la ricchezza privata, accumulata di certo grazie alla macchina dello Stato - è scritto -; c'è da dire che il primo ministro controlla direttamente o indirettamente l'industria di Stato e le attività di regolamentazione, nelle quali i suoi parenti imperversano con emolumenti e stipendi più che generosi: ville, case, aziende, holding offshore, alla famiglia Wen non manca proprio nulla".