La Missione è quella di creare un'associazione tra la Comunicazione e la Cultura. Spesso questi due ambiti non si incontrano (il comunicatore non fa vera cultura e l'accademico non sa comunicare in modo efficace). Noi vorremmo far incrociare i due binari per portarli a formarne uno unico.

Vorremmo stimolare l'aspetto critico del fruitore, per comunicare cultura e per acculturare la comunicazione.

Questo Blog vuol essere un punto di riferimento per articoli d'informazione giornalistica-scientifico-culturale-economica.

Qui potrete trovare ogni tipo d'informazione e saremo lieti di stimolare un sano e doveroso dibattito per ogni singolo articolo, con il fine d'incrociare nel massimo rispetto di pareri ed opinioni diversi tra loro, per giungere così ad una proposta d'incontro tra i molteplici aspetti di una società multiculturale

sabato 30 luglio 2011

I finti poveri dell'impresa Radicale

di: Danilo Quinto - La Bussola Quotidiana


Le vite cambiano. Nel 1999, Paolo Vigevano – storico editore di Radio Radicale e, insieme a Sergio Stanzani, costruttore principe dell’«impresa radicale» per conto di Pannella – vince più di un terno al lotto. Gli viene presentato un mecenate, il cui intervento, in termini di apporti economici, può evitare di rendere fallimentare la situazione debitoria in cui versano i radicali: sono circa 30 i miliardi di vecchie lire da pagare ai fornitori delle iniziative dell’ultimo anno volute da Pannella.

Il mecenate si chiama Marco Podini, membro della famiglia proprietaria della catena di supermercati «A&O», il quale prima acquista per 15 miliardi il provider «Agorà Telematica», di proprietà di una delle società dei radicali, e poi diviene socio di minoranza della centro di produzione SPA, comprando, al prezzo di 25 miliardi, il 25% delle azioni di Radio radicale, il cui valore totale quindi è stimato in almeno cento miliardi.
 
Vigevano, detentore della restante parte delle azioni, trova il coraggio – chi lo conosce bene sa che non è mai stato un cuor di leone – di farsi prezzare le sue azioni e intasca una formidabile liquidazione. Pannella è stato molto generoso con me, dirà, riconoscente.

La nuova vita, porta l’editore di Radio Radicale – ormai ex, ma quanti ex rimangono in ottimi rapporti con gli amici di un tempo - ad essere prima capo della segreteria tecnica del Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, Lucio Stanca, colui che avrebbe dovuto rivoluzionare l’Italia con la banda larga, per poi divenire presidente di “Innovazione Italia SpA”, società creata per l’attuazione appunto del piano per la banda larga nel Mezzogiorno, vice Presidente del Comitato ICCP (Information Communications Computer Policies) all’OCSE, consigliere di amministrazione di Sogei S.p.a. e componente del Consiglio Superiore delle Comunicazioni, membro del cda di Finmeccanica, direttore delle relazioni istituzionali del gruppo ALMAVIVA (Cos-Finsiel); amministratore delegato di “Acquirente Unico”.

Solo due anni prima del ’99, Vigevano eseguiva – naturalmente, convintissimo - per conto di Pannella, una delle più demagogiche e strumentali operazioni messe in campo dai radicali: la distribuzione, nelle piazze di San Giovanni e del Campidoglio a Roma, a migliaia di persone, che si mettevano in fila sin dall’alba, per ricevere ciascuna una banconota di 50mila lire timbrata proveniente dalla quota del finanziamento pubblico spettante ai radicali.

Per l’«impresa radicale» – ha ragione da vendere Pannella a definirla tale, una vera e propria «impresa politico-imprenditoriale» - quella distribuzione di denaro pubblico aveva il connotato della propaganda. Equivaleva ad un investimento pubblicitario, nel tentativo di far credere all’opinione pubblica che c’era chi, tra i partiti, nulla aveva a che spartire con i cosiddetti «costi della politica», con i finanziamenti di carattere pubblico che il “sistema” metteva a disposizione di tutti.

D’altra parte, i radicali non hanno mai rinunciato alla loro quota di finanziamento pubblico, sin dalla legge che ha istituito in Italia questa possibilità. Per lunghi anni, quei soldi pubblici sono stati utilizzati per pagare le spese di Radio Radicale – «li restituiamo ai cittadini, attraverso il servizio pubblico di Radio Radicale», dicevano i radicali, convincendo anche i Governi che si trattasse di «impresa di interesse generale» – poi, anche dopo il referendum promosso nel 1993 contro la legge che istituiva il finanziamento pubblico a favore dei partiti, sono stati utilizzati o per le campagne politiche (le cui spese, in preventivo, venivano persino pensate in ragione dei risultati che si sarebbero ottenuti e con il conseguente denaro che si sarebbe incassato) o per coprire i costi degli apparati e delle strutture. «Se rinunciassimo a quello che la legge prevede ci spetti, la nostra quota se la dividerebbero gli altri», sostenevano con lungimiranza.

Il Centro di Produzione SPA - proprietario di un immobile di 644 mq. vicino alla Stazione Termini, che gode della convenzione con lo Stato e le provvidenze derivanti dalla legge sull’editoria a favore di Radio Radicale, organo della “Lista Marco Pannella”, alle quali non si è mai pensato di rinunciare – è solo un’articolazione dell’impresa che fa capo ai radicali.

C’è poi la società Torre Argentina Servizi, fondata nel 1987, proprietaria dell’immobile di 685 mq, che si sviluppa su due piani di Via Torre Argentina 76, a Roma, dove hanno sede i soggetti politici dell’area radicale.

All’interno di questa società, esiste una divisione, chiamata Centro d’Ascolto dell’Informazione 
Radiotelevisiva: tra i suoi committenti, ha annoverato, negli anni, la Camera dei Deputati, il Garante per la radiodiffusione e l’editoria, poi sostituito dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom), la Radio Televisione Italiana, oltre a Mediaset, la Fieg, la Scuola Superiore di Studi Avanzati di Trieste; i Gruppi Parlamentari dei Verdi; il Partito dei Democratici di Sinistra (2005), il Gruppo Regionale Margherita – Piemonte; il “Robert Schuman Centre - European Univeristy Institute”, testate giornalistiche (Epoca, Panorama, L’Espresso, L’Europeo, la Repubblica), il Censis, le università (Torino, Perugia, Roma).

Tra i soggetti politici della galassia radicale – così la definisce Pannella - spiccano Non c’è pace senza giustizia, che si occupa del tribunale penale internazionale e delle mutilazioni genitali femminili e Nessuno tocchi Caino, che si occupa di pena di morte.

«Le attività dei programmi di Non c'é pace senza giustizia – si legge nel sito internet - vengono attuate attraverso progetti multi-regionali sostenuti da diversi donatori, coinvolgendo altre ONG, attori della società civile, decisori politici e istituzioni di alto livello, parlamentari, esponenti di governo e istituzioni intergovernative».

Tra i partner e i donatori: The Commonwealth Secretariat, The Forum for the Future, The Special Court for Sierra Leone, The United Nations Democracy Fund (UNDEF), The United Nations Children's Fund (UNICEF), the United Nations Development Program (UNDP), The United Nations Office for Project Services (UNOPS), The United Nations Population Fund (UNFPA), The World Bank; European Union; the Governments of : Belgium, Burkina Faso, Cambodia, Canada, Czech Republic, Djibouti, East Timor, France, Finland, Germany, Ghana, Greece, Ireland, Italy (MOFA), Kenya, Lesotho, Mali, Mexico, Morocco, Netherlands, New Zealand, Senegal, Sierra Leone, Spain, Sweden, Switzerland, Trinidad and Tobago, Turkey, Uganda, United Kingdom (British Foreign and Commonwealth office), USA (USAID and MEPI), Yemen; the Iraqi Council of Representatives, the Kurdistan National Assembly–Iraq and the Kurdistan Regional Government; the Afghan Independent Human Rights Commission (AIHRC), the Egyptian National Council for Childhood and Motherhood (NCCM), the Kenya National Commission on Human Rights (KNCHR).

Dal canto suo, Nessuno tocchi Caino, nel corso degli anni, ha ricevuto il sostegno non solo morale, ma anche economico per la sua attività, di  15 Regioni italiane, 40 Province e 120 Comuni, oltre ad accedere – com’è accaduto per l’altra associazione – ai finanziamenti derivanti dalle risorse provenienti dall’Unione europea per progetti legati alle attività da svolgere.
Siamo di fronte, insomma, ad una holding molto articolata e ben costruita, che non si è mai privata ed ha perseguito un rapporto molto stretto e sinergico con il “pubblico”, con il potere, perché da questo trae le risorse economiche che gli consentono di vivere.

E’ proprio il rapporto con il pubblico che consente ai radicali di essere così ben voluti, stimati e apprezzati da chi conta e da chi ha potere. Questi ultimi, s’inchinano di fronte ai moralizzatori della vita pubblica italiana (e, naturalmente, europea e mondiale) e consentono che il potere radicale si accresca e diventi sempre più seduttivo, manipolativo e pericoloso, perché non si alimenta della verità, ma dell’ipocrisia e dell’ambiguità.

 

martedì 26 luglio 2011

A Oslo, in un Paese dal "sistema perfetto", «si è inceppato l'uomo»

di: Il Foglio - Aldo Trento

26/07/2011 - A Oslo, in un Paese dal "sistema perfetto", «si è inceppato l'uomo». Padre Aldo Trento dalle colonne del Foglio commenta la tragedia: «Ci vuole l'incontro con qualcuno per cui il cuore è fatto, per riprendere in mano la vita»
 Oslo, la manifestazione in memoria delle vittime.



Mentre tutti sono in vacanza sognando di vincere lo stress di una vita sempre meno vita perché perfino il desiderio, come diceva mesi fa una statistica del Censis, sembra essersi spento nel cuore degli italiani, ci arriva dalla Norvegia la terribile notizia di due attentati con un centinaio di morti. Che schiaffo per tutti! Proprio dalla Norvegia, uno dei paesi più “perfetti” del mondo, dove l’onestà e l’organizzazione sociale sono additate come esempio, è accaduto un fatto che ha sconvolto tutti. Lo sgomento è grande come il dolore per le vittime e le loro famiglie, eppure non possiamo fermarci qui, non possiamo non cercare di capire che cosa si è inceppato in questa macchina “perfetta”.

Che cosa si è inceppato? L’uomo. Il cuore dell’uomo è sempre più stanco dei continui imbrogli cui è sottoposto da un potere dominante che, avendo eliminato Dio (o avendolo ridotto a un’ideologia) è riuscito ad anestetizzare l’uomo facendogli credere che la sua vita dipenda dal potere stesso. Ma quest’operazione, che Luigi Giussani definiva come “effetto Chernobyl”, non poteva e non potrà durare a lungo, perché non ci sarà potere al mondo che possa addormentare fino a ucciderlo il cuore dell’uomo. Anche se in Norvegia, come in ogni parte del mondo, il potere potrà far credere ai suoi concittadini che se vivono è grazie a esso e i cittadini potranno anche esserne grati. Una volta anestetizzati, quest’operazione che pretende di cambiare la genetica umana, non può durare per molto tempo, perché dentro ognuno di noi c’è un Icaro che non sopporta di rimanere impigliato in una gabbia che gli impedisce di volare.

L’uomo, il cuore dell’uomo, è fatto per volare. Perciò o questa esigenza incontra la sua libertà o si trasforma in follia. Non si può arginare quella sete e fame di felicità, di amore, di bellezza, di verità, di giustizia che costituiscono il tessuto del cuore umano. Uno potrà maledire questi battiti, ma non potrà non farci i conti. E se il potere dimentica questa verità, per quanto perfetti siano i suoi sistemi, e anche se l’uomo stesso si dimentica, arriva inevitabilmente il momento della follia e le conseguenze sono state visibili a Oslo. Una follia che può avere come origine anche un cristianesimo ridotto a ideologia. Quando uno non ha incontrato la presenza di Cristo come un fatto che risponde pienamente alle esigenze della ragione e del cuore umano, ma un’idea o un’ispirazione che usa di Cristo, è inevitabile la censura della ragione da cui derivano fanatismo e violenza. Quanti orrori si sono compiuti usando il nome di Cristo, dove Cristo in tutto questo non c’entra niente! Il cristianesimo è un avvenimento verificabile nella sua profonda ragionevolezza solo dentro la realtà vissuta interamente. Cristo ha bisogno dell’uomo nella sua interezza, e l’uomo ha bisogno di Cristo.

Allora di fronte a questa tragedia è urgente, affinché questi fratelli non siano morti invano, prendere sul serio il nostro cuore con i suoi desideri ben espressi nel Salmo 62: «Oh Dio, Tu sei il mio Dio, per te io mi sveglio all’alba, la mia anima ha sete di te, la mia carne ha ansia di te, come terra secca, piena di crepe senza acqua». O come ci ricorda Giuseppe Ungaretti: «Chiuso fra cose mortali (anche il cielo pieno di stelle finirà), perché bramo Dio?». L’uomo è relazione con l’eterno, è relazione con l’Infinito, e se il mio cuore non incontra questo Tu per cui è fatto, non ci sarà sistema sociale, per quanto perfetto sia, che potrà impedirgli la pazzia e tutto ciò che consegue. Se Dio non esiste o è ridotto a un idolo, a ideologia, tutto è possibile. Ma che Dio esiste è il cuore a dircelo! È il cuore che grida: voglio l’Infinito. Il potere moderno nasce prescindendo da Dio, nasce pretendendo di essere lui Dio, di essere lui ciò di cui il cuore ha bisogno, e allora è inevitabile che arrivino questi tsunami che ci fanno tremare. Non bastano i valori per vivere, e ancora meno la pretesa di essere onesti, come da decenni anche nella Chiesa ci ripetiamo. Ci vuole una marcia in più, ci vuole un incontro con qualcuno per cui il cuore è fatto, per riprendere in mano la vita. Ci vuole che riaccada adesso, in piena estate, mentre tutti sono sdraiati come polli senza piume sulle spiagge o come cerbiatti camminando in montagna, quanto è accaduto a Giovanni e Andrea, a Zaccheo, alla Maddalena. Ci vuole l’incontro con quello sguardo in cui il Mistero, ciò di cui è fatto il cuore, si è fatto carne. Ci vuole che lo sguardo di Cristo incroci il nostro. Quello sguardo che ci rende consapevoli che prima della follia c’è il perdono, c’è la misericordia.
È ciò che è accaduto a me quando l’illusione del potere nella sua espressione ideologica mi stava mangiando il cervello, convinto com’ero che Cristo non fosse sufficiente per liberare l’uomo dalla sua follia, e che continua ad accadermi riempiendomi di letizia ogni giorno. La tragedia accaduta in Norvegia interpella la responsabilità che abbiamo come cristiani dentro il mondo. La nostra esperienza di Cristo è il riaccadere di quanto è accaduto a Giovanni e Andrea o è un insieme di valori, una morale, incapace di resistere alle sfide che ci pone il mondo moderno? Chi ci guarda in questi giorni, osservando il nostro volto è affascinato per la bellezza di uno sguardo in cui è evidente la tenerezza di Cristo? 

Al fanatismo religioso si può rispondere solo mostrando nella vita quotidiana la ragionevolezza della nostra fede. Non c’è niente di più blasfemo che definire il cristianesimo di destra o di sinistra. II cristianesimo è solo Cristo, cioè uomo. Essere cristiano non è aggiungere un aggettivo alla parola “uomo”, ma è il nome proprio dell’uomo, direbbe Giussani, di quel livello della natura in cui la natura prende coscienza di sé.

Secondo workshop internazionale in bioetica, multiculturalismo e religione e la conferenza sulla vulnerabilità umana.

di: Comunicazione & Cultura
Sezione - Eventi

Dal 09 al 11 ottobre, 2011. Roma, Italia.
Con il progresso della biomedicina, alcuni individui e gruppi sono più vulnerabili a causa della loro incapacità di difendersi. Tante religioni nel mondo comprendono la protezione dei deboli, svantaggiati e dei poveri come parte della loro missione. Alla luce della necessità di approfondire la nostra comprensione del principio di vulnerabilità umana e l'integrità personale, questo incontro consisterà in un workshop di tre giorni in cui esperti di bioetica dalle principali religioni del mondo-l'ebraismo, islam, cristianesimo, confucianesimo, buddismo, induismo e-per discutere il significato e le implicazioni di questo principio nelle loro tradizioni.

Storia
La prima serie di confereze "Bioetica, Multiculturalismo e Religione" si è tenuta a Gerusalemme il 13 e 14 dicembre del 2009, il cui scopo é stato di cercare di promuovere l'arte della convergenza e la cooperazione in materia di etica globale con la presenza degli esperti in bioetica provenienti dalle tre religioni monoteiste, ebraismo, cristianesimo e islamismo.

Secondo workshop e conferenze internazionale sulla vulnerabilità umana.
L'articolo 8 della Dichiarazione dell'UNESCO sulla Bioetica e i Diritti Umani (2005) afferma: "Ai fini dell'applicazione e della conoscenza scientifica, delle attività medica e delle tecnologie associate, la vulnerabilità umana dovrebbe essere presa in considerazione. Gli individui e i gruppi particolarmente vulnerabili devono essere protetti e l'integrità personale di tali individui, rispettata”.
Con il progresso della biomedicina, alcuni individui e gruppi sono più vulnerabili a causa della loro incapacità di difendersi. Il Comitato Internazionale di Bioetica dell'Unesco, come gruppo di lavoro, negli ultimi anni si è dedicato ad approfondire questo principio di vulnerabilità umana e d’integrità personale. (Vedi gli ultimi rapporti del 2010, 2009) Vogliamo integrare questo sforzo con una prospettiva religiosa, dal momento che un gran numero della popolazione mondiale è coinvolto in alcune tradizioni religiose. Pur riconoscendo l'esistenza della diversità all'interno di ciascuna di queste tradizioni, tutti portano in loro la missione di proteggere i deboli, gli emarginati e dei poveri.
Questo incontro consisterà in un workshop di due giorni in cui gli esperti di bioetica, delle sei grandi religioni del mondo quali: buddismo, cristianesimo, confucianesimo, induismo, islamismo e ebraismo, si riuniscono per discutere il significato e le implicazioni di questo principio nelle loro rispettive tradizioni. Il terzo giorno sarà una conferenza aperta al pubblico.
La raccolta di questi documenti si concluderà con la pubblicazione di un libro.

Metodologia
Circa un mese prima del workshop ogni gruppo religioso sarà incaricato di scrivere un documento di circa 10 pagine, che devono essere presentate il 1 ° settembre 2011.
Saranno commissionati i seguenti documenti:
  • Ciascuno dei sei gruppi religiosi scriverà un articolo in riferimento a:
1. Antropologia della vulnerabilità (ad esempio, domande sulla contingenza umana, della sofferenza e della mortalità)
2. Etica della vulnerabilità (ad esempio, rispetto, compassione / misericordia, carità / amore)
3. Aspetti giuridici della vulnerabilità (religiosa e civile)
  • Ciascuno dei sei gruppi religiosi scriverà un documento trattando alcuni gruppi che sono particolarmente vulnerabili e di come questi sono percepiti nelle loro rispettive tradizioni religiose:
1. Bambini prima e dopo la nascita
2. Donne
3. Fisicamente e mentalmente handicappato
4. Gli anziani

a) Gli esperti delle sei religioni che hanno scritto e presentato i documenti. Si presume la lettura di tutti gli altri documenti prima di partecipare al workshop. Durante ogni sessione del workshop, si darà una sintesi di 10 minuti su ciascun documento seguita da un ampio periodo di discussione, chiarimenti, domande e critiche.

b) Gli accademici che sono interessati al tema possono partecipare al workshop previa approvazione del comitato organizzatore (inviare le richieste di partecipazione a:   jtham@unescobiochair.orgQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it ) Sarebbe opportuno l’essersi documentati precedentemente sulle tematiche al fine di una maggiore proficuità durante le discussioni. La priorità è data alle discussioni di gruppo

c) Gli altri accademici interessati al workshop che non hanno letto i documenti possono altresì partecipare alle sessioni, previa approvazione del comitato organizzatore. (inviare le richieste di partecipazione a: jtham@unescobiochair.orgQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it )  possono fare domande solo dopo che i due precedenti gruppi hanno esaurito le discussioni.

Si spera che queste discussioni forniscano una comprensione chiara e completa di ogni tradizione religiosa in materia di vulnerabilità. I documenti possono essere modificati sulla base di questa finestra di dialogo prima della presentazione o di una eventuale pubblicazione. Si spera che alcuni ideali e visioni comuni emergano dalle diverse tradizioni religiose.

Calendario
Domenica 9 Ottobre
Sessione pomeridiana
• Panoramica sui Principi della vulnerabilità
• Visioni antropologiche sulla vulnerabilità da sei diverse prospettive religiose

Lunedì 10 ottobre
Sessione mattutina
• Le questioni etiche e legali sulla vulnerabilità da sei diverse prospettive religiose
Sessione pomeridiana
• I bambini prima e dopo la nascita come vulnerabili (6 religioni)
• Le donne come vulnerabili (6 religioni)
Martedì 11 ottobre
sessione mattutina
• Fisicamente e mentalmente handicappato come vulnerabili (6 religioni)
• Gli anziani come vulnerabili (6 religioni)
Sessione pomeridiana (aperto al pubblico)
• Saluti delle autorità civili, religiose e istituzionali. (Garcia, Barrajón, Scarafoni, Di Segni, Feinholtz)
• conferenze introduttive sull’UNESCO e la vulnerabilità (Ten Have, Miranda)
• Testimonianze (15 min) delle 6 religioni, sulla loro comprensione della vulnerabilità
• Presentazione del concorso della Bioetica Global Art  www.bioethicsart.org
• Commemorazione del 10 ° anniversario della fondazione della Scuola di Bioetica, Università Pontificia Regina Apostolorum www.uprait.org
Mercoledì 12 ottobre

Mattina
• Udienza con il Papa (su richiesta)
Comitato organizzatore
Alberto Garcia, Direttore della Cattedra UNESCO di Bioetica e Diritti Umani
Gonzalo Miranda, LC, Fellow della Cattedra UNESCO
Joseph Tham, LC, Fellow della Cattedra UNESCO

Coordinatore accademico
Joseph Tham, LC jtham@unescobiochair.org

Comitato consultivo
Mustafa Abu Sway, Al Quds University di Gerusalemme
Riccardo di Segni, rabbino capo di Roma, Italia
Colleen Gallagher, University of Texas MD Anderson Cancer Center, Houston, USA
Christian Hervé, Université René Descartes
Ping Cheung Ecco, Hong Kong Baptist University, Hong Kong, Cina
Henk Ten Have, Duquesne University di Pittsburg, USA
Stamatios Tzitzis, Université Panthéon Assas Paris II, Francia

sabato 23 luglio 2011

Gli Yes-men della bioetica: "Vietato vietare"

di: Libertà e Persona -  Giuliano Guzzo

Alla (vana) ricerca della "bioetica laica"
 
 
Dato che ritengo scorretto, oltre che pericoloso, ignorare le ragioni di chi ha un pensiero altro dal mio, mi immergo con frequenza nella lettura di testi di autori distanti dai miei riferimenti culturali. Un modo come un altro per mettermi in discussione e, soprattutto, per sperimentare, per sbirciare la realtà da nuovi punti di vista. E’ con questo spirito che ho divorato La vita dell’altro (Marco editore, 2006), raccolta di scritti di bioetica del filosofo Gianni Vattimo; volevo saperne di più su quella “bioetica laica” che, secondo Fornero, è contraddistinta dal rifiuto preventivo dell’idea «teologico-metafisica di un “piano divino del mondo”» (Bioetica cattolica e bioetica laica, 2005, p.72).
Vada per Vattimo, mi sono dunque detto. Ci credete? Duecento pagine tra le più deludenti che abbia mai letto: cercavo la “bioetica laica” ma non ho trovato nemmeno la bioetica. Al suo posto, una rassegna di inquietanti auspici. Eccovene una sintesi. Partendo dal tema dell’aborto, affrontato con imbarazzante superficialità («Gli abortisti non impongono […] a nessuno di abortire» (p.49): ci mancherebbe anche questo!), la riflessione di Vattimo si sviluppa presto in un macabro inno alla morte («Il suicidio assistito […] è una importante conquista di civiltà» (p.67)), quindi in un’apertura alla clonazione («Clonarsi? Parliamone» (p.70)). 

Un’ipotesi, quella di fabbricare esseri umani, che non spaventa affatto l’allievo di Pareyson. Il quale riesce a tranquillizzarsi persino davanti all’ipotesi che degli uomini, un domani, possano essere creati come schiavi da sfruttare («Produrremo forse una nuova razza di schiavi? Speriamo solo che, se nasceranno, anche in laboratorio, abbiano un giorno la forza di ribellarsi» (p. 71)). E l’utero in affitto? Anche questa pratica umiliante nei confronti della donna, ridotta a recipiente da laboratorio, andrebbe - a detta dell’illustre pensatore - guardata con meno rigidità («Al posto di proibizioni assolute pronunciate in nome di una presunta legge naturale, bisognerebbe provare a elaborare soluzioni ragionevoli» (p.74)). 

Immancabili, poi, gli inni alla legalizzazione della prostituzione («Si tratta di capire se si vuole ridurre il danno sociale oppure applicare a tutti i costi una legge […] una effettiva protezione delle prostitute da parte dei poteri pubblici comporterebbe anche, com’è ovvio, la pratica libertà di uscire al giro» (pp. 112-113)) e delle droghe, sulle quali Vattimo ha quanto meno l’onestà di non distinguere le “leggere” dalle “pesanti” («Si rinuncia […] a prendere in considerazione il conto dei vantaggi che si potrebbero realizzare con la legalizzazione […] vantaggi globali che si possono realizzare con la legalizzazione» (pp.161-162)). 

Il libro si chiude con riflessioni sull’ateismo che, però, sul versante pratico, lasciano intatta la domanda iniziale: che ne è della “bioetica laica”? Le pur argomentate riflessioni del filosofo torinese, come abbiamo visto, si diluiscono in duecento pagine per dire, in sostanza, sì all’aborto, alla fecondazione assistita, all’eutanasia, al suicidio assistito, alla clonazione, alla droga di Stato e alla prostituzione legale; vale a dire sì a qualunque pratica. A qualunque possibile aberrazione. Essere laici significa dunque assentire a prescindere? La bioetica laica esiste davvero oppure è l'ultimo travestimento della permissività più sfrenata? Le riflessioni di Gianni Vattimo sembrano confermare questa seconda ipotesi; e non solo le sue, purtroppo. La ricerca della bioetica laica, a questo punto, non può dirsi soddisfatta e appare destinata a continuare. Alla prossima lettura.

lunedì 18 luglio 2011

La prima sonda Nasa nell'orbita di un asteroide

di: Corriere della sera .it
Dawn ruota nelle vicinanze di Vesta da un’altezza di 16 mila km ma la sua quota si abbasserà progressivamente


Per la prima volta una sonda è entrata in orbita attorno ad un asteroide. Dawn della Nasa ruota nelle vicinanze di Vesta da un’altezza di 16 mila chilometri ma ora la sua quota si abbasserà progressivamente. Tutto è accaduto a 188 milioni di chilometri dalla Terra dopo che il veicolo spaziale era stato lanciato quattro anni fa il 27 settembre 2007. 
 
I RISCHI - L’operazione era ad alto rischio per due motivi. Il primo e più importante è che per effettuare con sicurezza un inserimento in orbita attorno ad un copro celeste bisogna conoscerne esattamente le dimensioni e la massa. Per Vesta questi due dati erano solo stimati attraverso le osservazioni soprattutto compiute con il telescopio spaziale Hubble. La seconda incognita riguardava il propulsore della sonda che nelle ultime settimane aveva avuto un momento di cattivo funzionamento e se di nuovo emergeva qualche anomalia durante l’operazione (una lunga caduta a spirale) poteva compromettere l’intera missione. Nel caso specifico bisogna ricordare che Dawn impiega un propulsore ionico collaudato in passato durante la missione interplanetaria Deep Space-1. Questo tipo di motore fornisce bassissime spinte (90 millinewton) per tempi molto lunghi raggiungendo rendimenti superiori a quelli dei motori chimici tradizionali che hanno elevate spinte ma per tempi molto brevi. 

COLLABORAZIONE CON ASI - La missione della Nasa nasce come frutto della collaborazione internazionale ed include l’agenzia spaziale tedesca Dlr e quella italiana Asi. La nostra agenzia collaborando con il Jet Propulsion Laboratory della Nasa ha fornito uno spettrometro che compilerà una mappa della superficie di Vesta nella radiazione infrarossa e nel visibile rivelando natura e caratteristiche del suolo. Uno strumento importante, dunque, e decisivo in questo tipo di ricerche cosmiche. L’apparato è stato sviluppato da Angioletta Coradini dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e rappresenta un’evoluzione rispetto ad un apparato analogo realizzato per la sonda Rosetta dell’Ente spaziale europeo in viaggio verso la cometa Churyomov-Gerasimenko. «Si tratta di una tecnologia per gli studi dei pianeti che ha una lunga storia – nota Enrico Flamini, responsabile delle missioni planetarie dell’Asi – perché il primo spettrometro ad immagini si realizzò a partire dal 1997 per la missione Cassini ancora in corso intorno a Saturno. E sarà imbarcata anche sulle prossime missioni verso Giove e Mercurio della Nasa e dell’Esa». 
 
LA MISSIONE - La missione Dawn è stata varata per studiare i due asteroidi maggiori del sistema solare e presenti nella fascia asteroidale tra Marte e Giove, cioè Cerere e Vesta. Il primo e il più grande, venne scoperto nel 1801 da Giuseppe Piazzi dall’Osservatorio di Palermo; Vesta (era la dea romana del focolare domestico) dal tedesco Heinrich Wilhelm Olbers sei anni dopo, nel 1807. Mentre la natura del primo è varia e contiene anche ghiaccio il secondo è totalmente roccioso. Molte meteoriti studiare provengono da Vesta. Il suo diametro è di 550 chilometri (per fare un confronto quello della nostra Luna è di 3.476 chilometri) ed è noto per essere l’asteroide più luminoso e per questo talvolta l’unico ad essere visibile ad occhio nudo. La sonda Dawn ora in orbita procederà nell’esplorazione in tre fasi sempre più ravvicinate: la prima a 2700 chilometri d’altezza, la seconda a 680 chilometri e la terza ancora più a bassa quota volando a soli 200 chilometri scorgendo sicuramente dettagli incredibili. Interessante sarà studiare ad esempio il grande cratere che copre l’80 per cento della sua superficie, frutto di un pesante impatto. «Dopo un anno di ricognizioni Dawn riprenderà il viaggio – precisa Carol Raymond del Jet Propulsion Laboratory della Nasa che governa la missione – per raggiungere Cerere nel luglio 2102. E allora comincerà un’altra avventura». Indagare gli asteroidi è importante per conoscere le origini del sistema solare essendo questi corpi relitti primordiali della sua formazione non alterati dal tempo. E Cerere, con il suo diametro di 960 chilometri, è il gigante di questi corpi. Per questo dopo la riclassificazione del sistema solare nella quale Plutone è stato cancellato dall’elenco dei pianeti, assieme allo stesso Plutone è oggi definito Pianeta nano. Vesta (stratificato con nucleo, mantello e crosta), invece, non è abbastanza grande per appartenere a questa categoria; però è giudicato estremamente interessante tanto da essere definito un proto pianeta perché i suoi primi passi di formazione sono stati gli stessi di Mercurio, Venere, Marte e pure della Terra. Ma presto ne sapremo di più grazie agli «occhi» di Dawn che lo scrutano ormai da vicino. «Oggi celebriamo un incredibile passo avanti con l’entrata in orbita per la prima volta di un veicolo spaziale intorno ad un corpo della grande fascia degli asteroidi – sottolinea l’amministratore della Nasa Charles Bolden –. Le ricerche di Dawn dell’asteroide Vesta segneranno un passo avanti nella conoscenza di questi corpi e aiuterà ad aprire la strada verso le future esplorazioni umane. Il presidente Obama intende mandare astronauti verso un asteroide per il 2025 e Dawn raccoglierà dati importanti per raggiungere questo obiettivo».

La Cina non vuole turisti stranieri in Tibet

di: Rai News


La Cina sta limitando il numero dei turisti che si recano in Tibet per le celebrazioni del 60mo anniversario di quella che la Cina definì "pacifica liberazione" del territorio tibetano. Il Dalai Lama si batte per riottenere il territorio annesso alla Cina nel 1951.

Lo affermano le agenzie di viaggio cinesi e straniere, confermando quanto sostenuto dall'organizzazione umanitaria International campaign for Tibet, secondo la quale la regione autonoma del Tibet e in particolare la capitale Lhasa, sono in un "virtuale assedio".

Secondo le autorita' di Lhasa, i turisti cinesi e stranieri che hanno visitato la citta' nella prima meta' del 2011 stati 2,25 milioni, circa un quarto rispetto al 2010. La stampa cinese riferisce oggi che il vicepresidente cinese Xi Jinping ha inaugurato la prima "autostrada a quattro corsie del Tibet", che collega Lhasa all'aeroporto internazionale di Gonggar.

San Raffaele: Mario Cal si toglie la vita, era il vice di don Verzé

di: ANSA

MILANO  - L'ex vicepresidente del San Raffaele, Mario Cal, ex braccio destro di Don Verzé, si è tolto la vita. Nei giorni scorsi era stato ascoltato dalla procura di Milano in relazione al buco da quasi un miliardo di euro nei conti del gruppo ospedaliero.

Si era chiuso da pochi minuti nel suo ufficio alla Fondazione San Raffaele, Mario Cal quando ha impugnato una calibro 38 regolarmente detenuta e si è sparato un colpo alla testa. Ad avvisare i soccorritori è stata la sua segretaria che, dopo aver sentito l'esplosione, è entrata nella stanza trovando l'uomo disteso a terra in una pozza di sangue. Immediato l'intervento del personale sanitario che ha portato Mario Cal al pronto soccorso ancora in vita. Cal si era presentato questa mattina nel suo ufficio intorno alle 10.30. Salutata la segretaria si era chiuso dentro per raccogliere i suoi effetti personali dato che era dimissionario dalla settimana scorsa. Alcuni minuti dopo è risuonato il colpo di pistola.

Mario Cal prima di togliersi la vita ha lasciato uno scritto nel suo ufficio al San Raffaele. Lo ha confermato il suo avvocato e amico Rosario Minniti spiegando che per ora non si conosce il contenuto della lettera.

LEGALE CAL, NON CE L'HO FATTA A SOSTENERLO 
- "Per me è un grande dolore perché Mario Cal era un amico che ho sorretto nei momenti difficili, ma questa volta non ce l'ho fatta". Lo ha detto Rosario Minniti, il legale di Mario Cal, l'ex braccio destro di Don Verzé che questa mattina si è ucciso sparandosi nel suo ufficio al San Raffaele.

In stato vegetativo da 5 anni: il paziente ascolta e risponde

di: uccr

Recentemente su “Neurorehabilitation and Neural Repair”, organo ufficiale della Federazione mondiale di Neuroriabilitazione, è apparso uno studio italiano che ha avuto un rilievo importante data la non consuetudine di pubblicare un caso quando è ancora singolo.

Si tratta di un fatto incredibile: un paziente da cinque anni in “stato vegetativo“, considerato “perso” ed “irrecuperabile”, che poi all’improvviso dimostra la capacità di eseguire un ordine complesso quale «prendi il bicchiere, portalo alla bocca e poi restituiscilo nelle mani del medico». E’ il frutto di un esperimento condotto in collaborazione tra l’Irccs Fondazione Ospedale San Camillo di Venezia, l’Università di Padova e quella di Verona.

Il professor Leontino Battistin, direttore scientifico dell’Irccs veneziano e della Clinica neurologica padovana, con alle spalle tre lustri nella rianimazione di Padova, esperto di stati vegetativi, racconta: «Era un paziente di 70 anni, in stato vegetativo da 5 a causa di una grave emorragia cerebrale. Poche speranze di successo, insomma. E’ un termine che alla comunità scientifica piace sempre meno, preferiamo definirli tutti “stati di minima coscienza”, perché anche nei cosiddetti ultragravi o persistenti la percezione del dolore c’è sempre, con una partecipazione emozionale al dolore stesso». I medici hanno così  tentato un risveglio attraverso una tecnica non invasiva, cioè «stimolando il cervello da fuori, appoggiando gli elettrodi sulla testa del paziente. Questi creano un campo magnetico, che si trasforma in campo elettrico. Dopo 10 minuti di trattamento gli abbiamo impartito l’ordine e lui, sotto i nostri occhi e quelli dei familiari, ha obbedito». Ha risposto per sei ore ogni volta che gli è stato chiesto e la sua attività elettrica (il cervello “parla” con l’attività elettrica) è notevolmente aumentata, riattivando l’elettroencefalogramma. Il risultato è stato identico anche durante i tentativi svolti la settimana successiva.

Oggi si sta procedendo in questo modo su altri altri trenta casi, continua Battistin. Si è comunque fiduciosi: «se un uomo di 70 anni e con una gravissima emorragia cerebrale ha risposto così, pazienti di 30 anni e colpiti da patologie traumatiche anziché emorragiche dovrebbero dare risposte ancora più positive». Lo specialista conclude dando una sua interessante opinione scientifica: «la mia “mission” di medico mi fa da sempre difendere la vita, e decenni di esperienza mi dicono che il “triangolo” paziente, medico, famiglia è il fondamento necessario e sufficiente per non cadere né nell’abbandono né nell’accanimento terapeutico. Insomma, non sarebbe necessaria una legge, se l’Italia non fosse il Paese delle aberrazioni, dove dei magistrati possono dire che alimentazione e idratazione sono farmaci e sentenziare per la morte di un disabile».

domenica 17 luglio 2011

India, bimbe operate. I genitori vogliono maschi

di: Avvenire

Un altro tassello si aggiunge al panorama già drammatico della discriminazione sessuale in India. Da tempo si rincorrevano voci e rapporti su una soluzione di tipo chirurgico per trasformare femmine non volute nel "desiderato" maschio. Ora la prova arriva dalle indagini di alcuni media indiani e dalle prime reazioni della società civile.

La Commissione nazionale indiana per la protezione dei diritti dei minori ha ordinato al governo dello Stato del Madhya Pradesh di investigare sulla possibilità che 300 bambine tra uno e cinque anni d’età siano state sottoposte alla chirurgia per modificarne il sesso, su commissione dei genitori, disposti a pagare fino all’equivalente di 3.200 dollari per ogni intervento.

A rappresentare "l’ultima frontiera" della preferenza endemica degli indiani per i figli maschi è ora una modifica radicale dell’apparato genitale (genitoplastica) a cui sono eventualmente associati trattamenti ormonali. Pratiche che coinvolgono famiglie benestanti provenienti da ogni parte del paese ma che, almeno per quanto individuato finora, hanno come teatro la grande città di Indore. Qui, con la compiacenza di strutture ospedaliere e di specialisti senza scrupoli, i genitori possono accedere a pratiche che ritengono meno traumatiche di un aborto o delle soppressione della neonata o, almeno, così le giustificano, che dia loro il maschio desiderato.

Sul fenomeno, anche il prestigioso quotidiano Hindustan Times ha lanciato un’inchiesta che ha dato altri risultati sconcertanti, come pure nuovo materiale utile a un’azione degli investigatori.
Colpiti e indignati gli attivisti della società civile che hanno espresso «avversione» per una pratica «che si fa beffe delle donne dell’India». «Un segno di crescente follia sociale» è stata definita da Ranjana Kumari, responsabile del Centro per le ricerche sociali, tra le istituzioni più attente e attive riguardo alla discriminazione femminile.

Le polemiche e l’indignazione stanno trovando ampio spazio sui social network, uno strumento usato anche dalla scrittrice Taslima Nasreen, cittadina del Bangladesh, ma rifugiata in India per sfuggire alle minacce dei radicali islamici. In un suo post su Twitter, ha definito quanto sta emegendo a Indore «scioccante», aggiungendo che la pratica di trasformare chirurgicamente le piccole femmine in maschi senza il loro consenso segue quella dell’aborto selettivo ed è altrettanto condannabile, ma al momento non è come quella sanzionata dal diritto.

La conferma è venuta proprio da uno dei chirurghi che a Indore praticano la genitoplastica nei casi specificamente ammessi dalla legge, il dottor Brijesh Lahoti: «In India non ci sono problemi per queste operazioni in quanto richiedono solo il consenso dei genitori e una loro dichiarazione», ha detto all’Hindustan Times. La maggior parte dei medici finora individuati ha confessato di avere praticato soltanto «interventi correttivi» su bambine nate con anomalie ai genitali, ma gli attivisti per i diritti civili, in particolare per la difesa della donna, contrattaccano sostenendo che le cartelle cliniche sono state modificate in modo da non fare emergere la reale portata degli interventi.

Quella che per molti è vista già ora come una crescente minaccia alla sicurezza delle bambine, non più garantite nemmeno dopo la nascita, se sopravvivono allo screening prenatale e all’aborto preventivo, per i genitori coinvolti è soprattutto una questione di scelta loro, senza conseguenze. 
Come ha dichiarato una coppia, genitori di una bimba di due anni, il figlio nato femmina «non dovrebbe essere confusa rispetto alla sua appartenenza sessuale perché quando sarà cresciuto potrà vivere una vita normale, senza alcun ricordo dell’intervento».

Un’illusione, in cui forse alcuni possono credere per convenienza o per ignoranza. Secondo il presidente dell’Accademia indiana dei pediatri, il dottor V.P. Goswamy, infatti, questi interventi chirurgici lasciano in eredità all’adulto, nei migliori dei casi, impotenza o infertilità. «La genitoplastica è possibile su una bambina o un bambino normali, ma sapendo che successivamente gli organi tenderanno a non svilupparsi per la mancanza di ormoni e questo avrà conseguenze gravi. Quelli di cui siamo ora a conoscenza – ha proseguito Goswamy nella testimonianza al quotidiano The Telegraph di Calcutta – sono casi sconvolenti, che richiedono da parte nostra indagini e interventi appropriati».

Spidertruman, l'indignazione contro la casta corre sul web

di: Reggionline.com

Più di 100mila contatti in due giorni per il precario di Montecitorio che racconta i segreti di palazzo
Montecitorio: il palazzo trema sotto le rivelazioni di un blogger
ROMA - Come un Julian Assange declinato all'italiana. Spidertruman è il vero eroe di questi ultimi giorni di contestazione. Centomila persone seguono su Facebook "il precario di Montecitorio".
I suoi intenti sembrano chiari: "Licenziato dopo 15 anni di precariato in quel palazzo, ho deciso di svelare pian piano tutti i segreti della casta". Attraverso il suo blog, cavalca un'indignazione popolare sempre più forte nei confronti della politica, e ne rivela i segreti: le tariffe telefoniche agevolate, gli acquisti di automobili, gli stipendi, la scorta assegnata alla moglie di un politico per fare la spesa.
Tutto documentato, nero su bianco.

In Rete, le illazioni si scatenano: c'è chi parla di bufala, chi sottolinea che gli stessi segreti circolino sul web da anni.
Eppure, il fenomeno sembra inarrestabile: partito dalla pagina Facebook "I segreti della casta di Montecitorio", Spidertruman ha aperto anche un blog e un account Twitter ("per garantire una reperibilità indipendente da Facebook - scrive il blogger - Per ora lo lascio 'dormiente', ma può tornare utile nel caso di chiusura di questa pagina").
E, come per le rivelazioni di Wikileaks o per le rivoluzioni nel Nordafrica, il passaparola sul web sembra inarrestabile. Tanto che c'è già chi parla di organizzare una serie di proteste "anti-casta" o di un referendum: "Proviamoci, raggiungiamo le 100mila iscrizioni e poi adoperiamoci per iniziare a raccogliere le firme. Se non eliminano da soli i loro privilegi, ci penseremo noi".

Ticket sanità e bollo sul deposito titoli, in vigore da oggi le prime misure

di: Il Messaggero


ROMA - Il più indigesto è, sicuramente, il ritorno dei ticket su visite specialistiche e codici bianchi al pronto soccorso, anche se non tutte le Regioni lo applicheranno. Si sta, anzi, procedendo a macchia di leopardo. Ma nella maxi-manovra che punta a condurre l’Italia verso il pareggio di bilancio con un correzione del deficit di almeno 48 miliardi nel 2014, c’è molto di più. Entra subito in vigore l’aggravio della tassa sul deposito-titoli per le giacenze superiori ai 50.000 euro. E il superbollo per le auto da più di 225 kilowatt, la stretta sulle stock option per manager e collaboratori delle società finanziarie oltre all’aumento dell’Irap per le concessionarie non autostradali, per le banche e per le assicurazioni. Tutte queste misure scattano da oggi anche se in pratica cominceremo a farci i conti da domani, lunedì. E’ immediatamente in vigore anche la nuova multa sui cartelloni e pubblicità abusive lungo le strade «o in vista di esse». La legge, approvata a tempo di record in Parlamento, è stata pubblicata ieri sulla Gazzetta ufficiale e comincia ora a produrre i primi effetti sulle tasche dei cittadini italiani. Non sono gli unici effetti, naturalmente. Dal primo agosto, entrerà in vigore il prelievo aggiuntivo sulle pensioni più alte. Si tratta di un contributo del 5% sulla quota eccedente 90.000 euro e fino a 150.000, mentre sopra questa soglia si passa al 10%. L’aumento delle accise di 4 centesimi, scattato il 1° luglio per finanziare l’emergenza immigrati, rimane confermato per tutto il 2012, mentre dal 2013 entreranno in vigore i tagli lineari sulle agevolazioni fiscali (5% nel 2013 e 20% nel 2014) se il governo non riuscirà ad esercitare la delega con la quale riformare le aliquote dell’imposta sul reddito e ridisegnare la giungla dei bonus. Attualmente, tenendo conto anche delle imposte locali, gli sconti sono non meno di 476 per un valore complessivo di 161,58 miliardi, di cui 21,44 a beneficio delle famiglie.

C’è molto ancora nella manovra di stabilizzazione finanziaria:
come il taglio alla rivalutazione delle pensioni oltre i 2.380 euro che avrà valore sugli anni 2012-2013; o l’anticipo al 2013 dei meccanismi che legano i requisiti per la pensione alla crescita dell’aspettativa di vita. Al Pubblico impiego vengono chiesti ulteriori sacrifici con il prolungamento al 2014 del blocco sulle assunzioni ed il congelamento delle retribuzioni. La manovra si è arricchita in corso d’opera, nel passaggio a palazzo Madama, migliorando ulteriormente i saldi anche per dare segnali certi ai mercati finanziari. E si vedrà domani se il prezzo di misure impopolari servirà a placare la speculazione finanziaria o soltanto a garantire una tregua in vista del prossimo assalto. Nel ricco paniere di tagli e prelievi, solo una cosa manca: la riduzione dei costi della politica. Tutto rinviato alle prossime elezioni.

Facebook, precario poi licenziato denuncia “I segreti della casta”

di: corriereweb.net


Dopo quindici anni di precariato viene licenziato e  denuncia i segreti di Montecitorio sul social network.

Un utente del celebre social network Facebook ha deciso di denunciare apertamente tutti i segreti e i privilegi di Montecitorio creando una pagina titolata “I segreti di Montecitorio”. Da verificare l’attendibilità di Spidertruman (la firma online), che dichiara di essere stato un precario per quindici anni presso Montecitorio per poi essere addirittura licenziato: “Licenziato dopo 15 anni di precariato, ho deciso di svelare pian piano tutti i segreti della casta”.

Oltre 108 mila fan seguono con interesse l’uomo (o donna?) su facebook, che ha già provveduto ad una soluzione alternativa qualora il social network bloccasse la pagina da lui creata: “Per sicurezza ho aperto un blog. Nel caso scompaia da un momento all’altro questa pagina potete trovarmi qui isegretidellacasta.blogspot.com”. Spidertruman ha anche attivato un profilo su Twitter.

Tra le note che è possibile leggere sulla sua pagina riportiamo qualche titolo che potrebbe far giustamente irritare le tante persone che saranno costrette e vivere sulla propria pelle gli ennesimi tagli che son stati fatti alle famiglie con la recente finanziaria. Spidertruman scrive: “Un ufficio in ogni casa! Non solo in parlamento, anche al domicilio dei portaborse”, e poi ancora delle “condizioni speciali di acquisto riservate ai deputati” alle “tariffe esclusive della Tim”. Il precario denuncia inoltre “La poco onorevole scorta armata per portare la moglie a far la spesa e il marito dall’amante”. Amici e parenti dei politici beneficiano di tanti piccoli favori, nel frattempo anche in Italia iniziano a germogliare semi di indignazione popolare a partire dal celebre social network. Scoppierà la rivolta anche nel Belpaese?

domenica 10 luglio 2011

Ragazzo al New York Times: «Nato in provetta, vivo nell'angoscia»

di: Tempi

Un 18enne racconta al New York Times del senso di angoscia e mancamento che prova nell'essere nato e cresciuto senza sapere chi sia il padre: «Non si può comprendere il vuoto che molti bambini, nati tramite fecondazione assistita, sperimentano. Chi nasce ha il diritto di sapere chi siano i propri genitori. Io sono uno di quelli e voglio sapere chi è mio padre»

«Quando avevo cinque anni, mia madre mi rivelò che ero stato concepito con l'inseminazione artificiale»; «I bambini che nascono hanno diritto di sapere chi sono i loro genitori»; «Si sottovaluta l'importanza che ha per un uomo sapere da dove venga». Sono le frasi secche e politicamente scorrette, scritte da un “figlio della provetta” e apparse sulle colonne del New York Times dello scorso 29 giugno. L'autore sa tutto sin da piccolo. Ma non ci pensa. Quasi rimuove, racconta. Poi a 14 anni la maestra chiede a tutti gli alunni di ricostruire il proprio albero genealogico. E' qui che per il giovane ha inizio la sensazione di angoscia che ancora oggi lo accompagna in crescendo.

Il ragazzo ora diciottenne scrive infatti così: «Mia madre all'età di quarant'anni si ritrovò sola e senza figli. Aveva avuto una buona carriera ma era pentita di non aver fatto famiglia». Così, commenta glaciale il ragazzo, «decise di prendersi la briga di fare un figlio con le sue sole mani». Un fatto questo che «incuriosì molti. Alcuni la presero come un trionfo della autosufficienza femminile. Altri, particolarmente i famigliari e gli amici, erano contrari: “Non puoi avere un bambino senza un uomo”, le dicevano». «Invece ci riuscì», continua confessando quello che la fecondazione assistita semplicemente è, «perché si può fare e ti è permesso anche facilmente. La parte difficile, al massimo, è lasciata al bambino che quando cresce vive nell'ignoranza di chi sia suo padre. Le coppie sterili o le donne sole sottovalutano l'importanza cha ha per un uomo sapere da dove venga. I deficit emozionali e di sviluppo che nascono da questa ignoranza sono oggi troppo trascurati».

Non si può comprendere, aggiunge lo studente, «il vuoto che molti bambini, nati tramite fecondazione assistita, sperimentano. Chi nasce ha il diritto di sapere chi siano i propri genitori. Io sono uno di quelli e voglio sapere chi sia mio padre». Infine, il ragazzo descrive il senso di smarrimento e mancamento che lo accompagna oggi: «Siccome non so chi è mio padre, non potrei mai riconoscerlo neanche se lo vedessi. A volte mi sento soffocare dal tormento per le infinite possibilità date dal fatto che mio padre potrebbe essere ovunque: in mezzo al traffico di punta di un venerdì sera, dietro di me al bancone della farmacia, oppure lì a cambiarmi l'olio della macchina dopo settimane di scarsa manutenzione. A volte vivo una mancanza di sentimenti e parole tale che rimango semplicemente stordito pensando che lui potrebbe essere ovunque».

giovedì 7 luglio 2011

Alla ricerca dell’energia perduta

di: Roma capitale.net

Il presidente dell’Autorità per l’energia e il gas fa il punto della situazione dopo la bocciatura del nucleare


ROMA - Al giro di boa di metà anno amministrazioni, enti e imprese fanno il punto delle rispettive attività. Stamattina è toccato al presidente dell’Autorità per l’energia e il gas, Guido Bortoni, illustrare la situazione in uno dei settori strategici per lo sviluppo del Paese, all’indomani delle scelte referendarie che hanno di fatto cancellato il nucleare dal mix delle fonti utilizzabili per la produzione di energia.

Come è prassi consolidata, non è dal report annuale che emergono le analisi critiche più approfondite e le prospettive più innovative nella gestione dell’attività di regolazione. L’intervento di quest’anno non si è discostato dal rituale, limitandosi sostanzialmente ad una ricognizione dei problemi sul tappeto e all’indicazione dei possibili rimedi. “I sistemi energetici, non solo europei – ha detto il presidente dell’Authority - stanno vivendo un periodo di grande cambiamento. La crisi economica e finanziaria che investe da alcuni anni l’intero pianeta, con la conseguente contrazione dei consumi, le tensioni sui mercati delle materie prime, il ripensamento sulle fonti primarie da utilizzare, la crescente attenzione ai cambiamenti climatici, il trend di sviluppo delle fonti rinnovabili e della generazione diffusa - comparti ancora caratterizzati da una fase nascente di “caos creativo” - le grandi possibilità di evoluzione tecnologica di settori precedentemente ritenuti maturi e l’instabilità politica di aree-chiave per la fornitura delle materie prime energetiche: sono tutti fattori che impongono un’ampia riflessione sia sugli obiettivi energetici che sulla scelta di adeguati strumenti per il loro raggiungimento”.

Bilancio_energia_elettrica_2010Il bilancio energia elettrica 2010
A fronte di un quadro così complesso, l’Autorità ha confermato la sua mission nel tutelare gli interessi di consumatori ed utenti e  promuovere la concorrenza e l’efficienza nei settori dell’energia elettrica e del gas. Affinché questa fase di regolazione ex ante possa funzionare in maniera efficace – è la tesi di Bortoni - è necessario affiancarla con una fase ex post, nella quale monitorare e garantire il rispetto delle regole attraverso le opportune azioni di enforcement. Per quanto riguarda la copertura del fabbisogno energetico nazionale, l’Autorità ha avuto modo di evidenziare in una recente segnalazione al Parlamento che è opportuno puntare non solo sull’utilizzo delle fonti rinnovabili nel settore elettrico ma anche e soprattutto in quello termico, in virtù della maggiore resa in termini energetici che si traduce in minor ricorso al sistema degli incentivi.

Certo, perché l’azione del regolatore possa risultare efficace è necessario quanto meno dotarlo della opportuna strumentazione di intervento impositivo, il cosidetto enforcement. Al riguardo, il presidente dell’Autorità per l’energia e il gas ha precisato che “vi sono già ora molti strumenti: dalla moral suasion, alle sfide alla reputazione (graduatorie, requisiti, standard minimi), dalle prescrizioni (integrazione e rafforzamento di alcuni sistemi di regole) alle intimazioni ad adempiere, alle diffide, agli ordini di cessazione di comportamenti lesivi, dai controlli ed ispezioni documentali e sul campo, alle sanzioni con il loro potenziale deterrente e disciplinante”. Ma su questo punto sarà necessario riflettere in continuo per mantenere il passo dell’evoluzione di un settore che si fa ogni giorno più rapida e intensa.

LulzStorm attacca 18 università italiane: Potevamo distruggere i database

di: newnotizie*

Hacker LulzStorm contro università italiane. Una sigla mai apparsa prima, ma molto simile a quel LulzSec che recentemente avrebbe appeso il pc al chiodo, dopo la messa in atto di alcune perquisizioni e un arresto in Gran Bretagna. Forse collegati, o forse degli emuli, il gruppo LulzStorm ieri ha rivendicato un attacco ai database di 18 università italiane. Napoli, Bologna, Urbino, la Bocconi e la Bicocca a Milano tra le tante. La rivendicazione è stata accompagnata da un messaggio preoccupante: "Si tratta di un grande giorno per tutti noi e di uno pessimo per le università italiane. I loro siti sono pieni di falle. Alcuni di loro pensano di essere sicuri"

Cambiare il concetto di sicurezza "E voi italiani, - prosegue il messaggio, dal quale sembra trasparire la natura straniera degli hacker responsabili dell'attacco informatico - fornite a questi idioti i vostri dati? Si tratta di uno scherzo? Cambiate le password. Cambiate il concetto di sicurezza e rivedete il vostro sistema, università. Avremmo potuto diffondere molti più dati e avremmo potuto anche distruggere l'intera mole dati dei database e del network".Non è chiaro se LulzStorm questa possibilità l'abbia avuta davvero (e ce l'abbia tutt'ora) o fosse un bluff, magari dettato da scopi pubblicitari, certo è che alcune violazioni sono state ammesse ufficialmente, anche se in modo parziale: In un comunicazione agli studenti l'Università di Milano Bicocca precisa che "la violazione è avvenuta sul server di una Facoltà (Psicologia) ".Quest'ultimo,  continua la nota, non sarebbe "associato al sistema centrale di autenticazione. Al momento sono in corso accurate verifiche per accertare eventuali rischi collegati alla violazione periferica". L'Ufficio Stampa dell'Università Bicocca ha inoltre riferito telefonicamente che l'attacco al sistema centrale c'è stato, ma non è andato a buon fine.

Urbino, nessun danno. Ancora meglio sarebbe andata all'Università di Urbino, che in una nota diffusa dall'Ansa precisa che il furto ha riguardato solo "informazioni generiche facilmente reperibili online. Non dati relativi a servizi di posta elettronica, applicazioni informatiche e reti wireless". Nessun dato sensibile quindi sarebbe stato trafugato dall'Ateneo marchigiano. Il gruppo LulzStorm ha rivendicato e diffuso i dati acquisiti tramite attacco informatico via twitter, attraverso un account appositamente creato. Attraverso tre "cinguettii" il gruppo hacker ha diffuso tre link che rimandavano ha tre file torrent (il nome indica un protocollo di download attraverso appositi programmi) contenenti i dati rubati.

La Biopolitica per inquadrare nitidamente le questioni sulla vita

di: Comunicazione & Cultura


Si sta svolgendo a Roma la seconda settimana di lezioni del decimo corso estivo di aggiornamento della Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. Il tema del corso, che si concluderà l’8 luglio 2011, è “La bioetica quarant’anni dopo: tra l’esperienza del passato e le sfide future”. L’obiettivo è quello di ripercorrere la storia della bioetica attraverso le sue trasformazioni e il suo sviluppo nella società occidentale, fino alla sua dimensione ormai globale. Fra i vari interventi, martedì 5 luglio 2011 il Prof. Salvatore La Rosa, Docente presso la Facoltà di Bioetica e di Teologia dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, ha tenuto una conferenza sul tema della biopolitica.

“La biopolitica – ha spiegato Salvatore La Rosa – è figlia della bioetica. Nasce prima, ma ha una sua vera e propria connotazione dopo la nascita della bioetica. Sappiamo che la bioetica si occupa della vita umana e di conseguenza la biopolitica possiamo intenderla come l’arte del governare la vita umana. O anche la discussione delle questioni bioetiche in ambito politico. Quindi si tratta di una bioetica applicata nei contesti della politica. Non soltanto negli scanni delle varie realtà governative (parlamenti internazionali, parlamenti nazionali, governi regionali ecc.), ma in tutti i contesti della politica. Quest’ultimo aspetto ci consente di affermare che la biopolitica ha un respiro globale. Possiamo certamente affermare che nel grande processo della globalizzazione la biopolitica ha un ruolo di primo piano”.

Nella sua conferenza, Salvatore La Rosa ha sottolineato che “tutto ciò non può essere lasciato solo nelle mani dei politici di professione. Ad ognuno le rispettive responsabilità, nel rispetto delle parti”.

“Indubbiamente – ha affermato il Prof. La Rosa - la politica deve dare delle risposte decisive ma ogni cittadino ed ogni uomo comune deve impiegare degli strumenti di “osservazione” che permettano soprattutto ai politici di inquadrare nitidamente le assortite questioni sulla vita, così da avere una visione più definita e più basata sulla promozione della persona umana e sul rispetto della sua dignità. Uno su tutti? La biopolitica. Alla luce di tali argomentazioni, si evince fortemente il bisogno non solo di rimarcare quanto sia necessario conoscerla, ma anche di valorizzarla – evidenziando la sua bontà collettiva – e – una volta conosciuta – soprattutto di applicarla concretamente. Tutti, quindi, dobbiamo diventare protagonisti fornendo alla politica contributi ed idee, per il rispetto della piena dignità dell’uomo”.