Sembra che la scena più horror degli ultimi tempi in un film sia stata… un parto! Già, la nascita del figlio della coppia di vampiri della saga Twilight nel film Breaking Dawn: nascita spontanea, di un bambino che in nulla è apparentemente diverso da un altro dei miliardi di bambini nati al mondo, ha determinato svenimenti, capogiri, paura. Ragazzi! Abituati a vedere sventramenti, attacchi cannibali, stupri… svenite per un parto?
Mica tanto strano. E’ che nella società postmoderna c’è un’epocale censura su tutto ciò che è naturale, mentre si gonfiano e banchettano nelle nostre giornate paure false, bisogni falsi, desideri falsi, piaceri falsi. E quello che è naturale diventa alieno, dunque spaventoso.
Si arriva poi a quello che in un recente manuale di sociologia ho definito “pedofobia” (Advances in Sociology, vol 13, Nova Publisher, USA), cioè la fobia per l’idea stessa di avere un figlio. Ragazzi, saprete tutto ma proprio tutto su come non avere figli ma niente, proprio niente, su come averli. Ringraziate ballerine e cantanti e disinvolti giornalisti, che fare un figlio è diventato “un diritto”, e dunque che ormai pensiate che, come ogni diritto, un figlio si possa avere “a piacere”, o “a comando”, e che ovviamente sia indolore, automatico, meccanico, ripetibile a piacere, quando lo voglio, come lo voglio; e soprattutto inconciliabile con la vita giovane, giovanile, un ostacolo, la “ciliegina sulla torta” che “ci si regala” (unico e perfetto altrimenti si butta via prima che nasca), quando abbiamo soldi, lavoro, progetti realizzati… e soprattutto quelle benedette scarpe della commessa del negozio pre-maman, che la pubblicità TV di una marca automobilistica ci fa vedere come desiderabili molto più che avere un figlio.
E allora il figlio della coppia di vampiri (che la vampiressa si rifiuta di abortire) diventa un horror: ma come… far nascere un figlio da giovani! e indesiderato dal padre! e che fa soffrire la madre! Abominio. Già, una volta si aveva paura dei vampiri. Oggi si ha paura di fare un figlio.
Tanto che si moltiplicano i cesarei, non solo per motivi clinici o per paura (o perché oggi c’è la bella invenzione di promuovere i figli concepiti in vitro, chiamandoli “figli preziosi” – definizione ufficiale da textbook- e regalare loro un tasso di cesarei maggiori della media); ma anche perché le mamme non hanno capito che devono sbrigarsela loro; con gli aiuti della medicina e delle ostetriche, ma devono spingere, sudare… e che diamine: un taglio vi prego! E non è colpa delle donne ma di una cultura che non insegna niente sul parto, sul sesso vero (che non è raccontare quanto infastidisce o è carino il preservativo).
Non è un caso che questa cultura pedofobica sia vincente: il mondo oggi fa paura, e l’idea stessa di fare figli è una contraddizione. Basta aprire un giornale e trovate solo notizie di crisi, epidemie e stupri; sarà un caso, ma io ci vedo dietro una mentalità che odia profondamente quello che c’è di più umano e più naturale; spesso per vendere; ancor più spesso per desiderio di essere creatori (finti) di quello che abbiamo intorno, creando un mondo di plastica e cartone e preferendolo per diffidenza a quello fatto di fiori, ma anche bestie selvagge, di sole ma anche di velenosi animali, che abbiamo da miliardi di anni.
E allora il figlio può essere indifferentemente fatto in laboratorio, le cellule “si creano” (non è vero ma così dicono i giornali), e via dicendo; e come ho cercato di spiegare nel romanzo “Volere e Volare” (Ed Cangtagalli), forse c’è una regia dietro. Ipotesi ardimentosa? Provare per credere. Se si arriva ad avere orrore di un parto e non di uno stupro, un motivo c’è.
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