La Missione è quella di creare un'associazione tra la Comunicazione e la Cultura. Spesso questi due ambiti non si incontrano (il comunicatore non fa vera cultura e l'accademico non sa comunicare in modo efficace). Noi vorremmo far incrociare i due binari per portarli a formarne uno unico.

Vorremmo stimolare l'aspetto critico del fruitore, per comunicare cultura e per acculturare la comunicazione.

Questo Blog vuol essere un punto di riferimento per articoli d'informazione giornalistica-scientifico-culturale-economica.

Qui potrete trovare ogni tipo d'informazione e saremo lieti di stimolare un sano e doveroso dibattito per ogni singolo articolo, con il fine d'incrociare nel massimo rispetto di pareri ed opinioni diversi tra loro, per giungere così ad una proposta d'incontro tra i molteplici aspetti di una società multiculturale

venerdì 9 novembre 2012

Il Cav. fa baruffa con Alfano e poi accetta le primarie. Per adesso


da: il Fogliodi Salvatore Merlo 


Approvato un regolamento (caucus all’italiana), ma Berlusconi sconfessa gli inadeguati e si becca di barzellettiere

Palazzo Grazioli, casa del Cavaliere, interno sera: l’Ufficio di presidenza del Pdl è riunito per ratificare il regolamento delle primarie, c’è Silvio Berlusconi, c’è Angelino Alfano e c’è tutta la corte del ventennio berlusconiano, protagonisti e comprimari, vecchi presidenti di regione ancora in sella ed ex governatori detronizzati, ex ministri, capigruppo, capicordata, sottobosco parlamentare. Ma l’oggetto della riunione, lunghissima, scivola in fondo alla scaletta, sempre più in fondo, appendice di uno psicodramma famigliare e politico che li travolge tutti per diverse ore. Fino alla ratifica finale, faticosa come non mai: le primarie si faranno, all’americana, e anche Berlusconi, perplesso, ultraperplesso, ci sta e minimizza ogni ferita (ma attacca Monti).
Il Cavaliere, non meno stordito dei suoi uomini storditi, lo dice subito, sono le prime parole che pronuncia appena si alza in piedi a parlare: “Fate voi, ma le primarie non mi sembrano una soluzione, ci vorrebbe il Berlusconi del 1994. Purtroppo non c’è più”. Comincia così una battaglia intorno ai fantasmi del passato tra il Cavaliere, il giovane Alfano e quei dirigenti che un tempo lontano furono da lui stesso definiti le “zucche”: il vecchio capo demolisce i candidati alle primarie, tutti, compreso il suo Angelino, dice di averli fatti testare ad Alessandra Ghisleri, dice che “i sondaggi non sono buoni”, “serve gente nuova”, “serve uno choc”, poi ammette però di non avere assi nella manica, ammette di non sapere bene che fare nemmeno lui, ma dice pure che si potrà sopravvivere solo con un’invenzione di marketing funambolico, con un grande gesto di rottura (ma quale?). Ci si aspettava qualche rilievo del presidente, ma forse non così tanto. Alfano a quel punto acquista coraggio, non può deflettere dalla sua posizione malgrado abbia vacillato ascoltando il suo mentore e padrino, sa di giocarsi tutto in quel momento, in pubblico si è già esposto moltissimo e un po’ teme il ridicolo (“non possiamo diventare una barzelletta, ormai le primarie vanno fatte”). D’altra parte il segretario si è consigliato a lungo con i suoi amici prima di varcare la soglia di Palazzo Grazioli, e così al Cavaliere risponde in modo articolato, ma mette pure in fila due frasi taglienti: “O raccolgo la sfida delle primarie o siamo finiti, tutti. Qual è l’alternativa?”, chiede al Cavaliere. “Forse l’alternativa è inseguire qualche gelataio?” – quel Grom che Berlusconi avrebbe voluto, o forse vuole ancora, candidare. “O forse l’alternativa sarebbe quella di inseguire qualche ex presidente di Confindustria che nei sondaggi fa peggio di noi?” (Montezemolo).

Una bozza per sopravvivere

Di fronte a Berlusconi, Alfano dice quello che un po’ tutti pensano nella grande stanza che raccoglie l’ufficio politico del Pdl. E’ finito il carnevale della politica, nessuno crede più alla festa liberale, fatta di canzoni e palcoscenici e detassazione, anche il partito-azienda ha i conti in rosso ora che la poesia ha ceduto il posto alla prosa: adesso bisogna progettare resistenze e lunghe marce, ci vogliono le strutture di servizio, un partito, e una nuova leadership post carismatica, forse meno amabile, certamente più grigia: “Ma non esistono altri Berlusconi all’orizzonte. Non è più il tempo della fantasia in campo, Maradona non gioca più”, al governo adesso c’è un signore che si chiama Mario Monti. “A questo servono le primarie”, dice Alfano: “A sopravvivere”. E così, mentre qualcuno osservando lo spettacolo sussurra impietoso che “deus dementat quos perdere vult”, alla fine il Cavaliere accetta che si facciano le primarie, piega il capo: “Il mio è stato solo uno sfogo”, dice, “occorre andare avanti anche se non sono salvifiche”. E dunque una bozza di regolamento a quel punto viene approvata, in pochi minuti, e non è certo il migliore sistema possibile, non assomiglia neanche un po’ al meccanismo adottato dal Pd, non si vota in un giorno solo ma si vota lungo un intero mese, provincia per provincia: sembra un congresso, gli spiritosi le chiamano già “primarie del caucus” (e non solo perché ricordano il sistema delle primarie americane). E’ finita qui? Forse. Chi ha parlato con Berlusconi dice che in realtà ha pronta la sua lista di imprenditori, che ritiene inutili le primarie, il Pdl “bollito” e “Angelino inadatto a guidare il rinnovamento”. Dal Kenya, dove il Cavaliere ha passato un periodo di vacanza, nei giorni scorsi sarebbero partite decine di telefonate. E ieri ha fatto ancora capolino Gianpiero Samorì, l’avvocato e faccendiere di Modena, figura ancora indecifrabile nel pazzotico universo berlusconiano: “Alfano è inadeguato”, ha detto in un’intervista all’Huffington Post, affettando confidenza e consonanza di idee con Berlusconi (che lo rinnega). Splash?

Nessun commento:

Posta un commento