La Missione è quella di creare un'associazione tra la Comunicazione e la Cultura. Spesso questi due ambiti non si incontrano (il comunicatore non fa vera cultura e l'accademico non sa comunicare in modo efficace). Noi vorremmo far incrociare i due binari per portarli a formarne uno unico.

Vorremmo stimolare l'aspetto critico del fruitore, per comunicare cultura e per acculturare la comunicazione.

Questo Blog vuol essere un punto di riferimento per articoli d'informazione giornalistica-scientifico-culturale-economica.

Qui potrete trovare ogni tipo d'informazione e saremo lieti di stimolare un sano e doveroso dibattito per ogni singolo articolo, con il fine d'incrociare nel massimo rispetto di pareri ed opinioni diversi tra loro, per giungere così ad una proposta d'incontro tra i molteplici aspetti di una società multiculturale

venerdì 7 maggio 2010

Marea nera sui paradisi, al via la prova 'cupola'

L'incubo di un eco-disastro inizia a diventare realtà

di: ANSA.it (07 maggio 2010)

NEW YORK - Bp ha cominciato a calare la 'cupola' di contenimento del greggio sul fondo del Golfo del Messico nella speranza di catturare, prima che arrivi in superficie, il petrolio che sgorga dal pozzo petrolifero sottomarino danneggiato dall'affondamento della piattaforma Deepwater Horizon. Lo ha annunciato un portavoce della società. Ci vorrà tempo per la struttura di acciaio e cemento per raggiungere il fondo del mare a 1.500 metri di profondità e per collegarla a una nave in superficie che immagazzinerà il greggio, ma Bp spera di avere completato le operazioni preliminari entro lunedì prossimo.

L'incubo di un eco-disastro inizia a diventare realtà: la macchia di petrolio nel Golfo del Messico sta inquinando le Isole Chandeleur, un paradiso ambientale al largo della Louisiana. La notizia del primo impatto della marea con la terra è giunta qualche ora dopo l'annuncio dell'impegno contro il gruppo Bp di una ambientalista molto nota, la Erin Brockovich dell'omonimo film.

"Abbiamo il greggio su tutte le Isole Chandeleur", ha detto un funzionario della Nooa, National Oceanic Atmospheric Administration, riferendosi al primo tratto di territorio colpito dalla marea. "E' l'unico inquinamento da petrolio riscontrato", ha puntualizzato il funzionario dell'ente governativo in una conferenza stampa telefonica. Altre fonti hanno d'altra parte riferito di alcuni uccelli, tra i quali cormorani, già incatramati dal greggio. Intanto, a circa 80 km dalla costa, nel Golfo del Messico, proseguono le manovre attorno al 'mega-imbuto', giunto ore fa in posizione sul 'ground zero' della perdita: la struttura sarà calata negli abissi del mare per contenere la perdita di greggio, operazione mai tentata prima a simili profondità, ovvero a oltre 1.500 metri sotto la superficie. A non avere dubbi sull'esito dell'operazione è l'amministratore delegato di Bp, Tony Hayward, che ha sorvolato in elicottero la flottiglia di navi dislocata nel Golfo.

"E' come lo sbarco in Normandia. Vinceremo", ha sottolineato. "Provano tutto il possibile. Se non funziona tenteranno qualcos'altro", ha a sua volta detto il capitano della chiatta Demi Shaffer. La complicata manovra, piena di incognite, è stata oggi al centro dell'attenzione negli stati Usa, dalla Louisiana alla Florida, che seguono passo a passo i diversi fronti - in primo luogo quello ecologico - sulla minaccia 'oil' per le proprie coste. "Confidiamo che sia un successo, perché ci darebbe più fiducia. Ma sapremo i risultati solo nel fine settimana", ha precisato il ministro alla sicurezza interna, Janet Napolitano, da oggi in visita nei luoghi 'nel mirino' della marea inquinante, incontrando autorità, popolazione e stampa, prima a Biloxi, in Mississippi, quindi a Pensacola, in Florida. Gli Usa stanno però combattendo la lotta contro il greggio non solo a livello industriale, come il mega-imbuto della Bp, ma tramite altri mille mezzi, dimostrando tra l'altro grande fantasia e inventiva. In queste ultime ore, un gruppo ambientalista californiano ha raccolto 200 mila chili di capelli umani e peli animali (donati da parrucchieri per esseri umani e per cani) che verranno utilizzati per realizzare barriere galleggianti di contenimento 'naturali'. Ad annunciare di voler impegnarsi in prima linea sul dossier 'marea', in particolare contro la Bp, è stata d' altra parte Erin Brockovich.

L'ambientalista Usa - interpretata da Julia Roberts nel noto film di Steven Soderbergh - sarà nei prossimi giorni negli stati colpiti dall'emergenza. La Brockovich oggi in un'intervista si è posta alcune delle domande che si pongono milioni di americani: "Chi aiuterà i pescatori, i proprietari di terreni danneggiati e le famiglie preoccupate per l'impatto che il greggio avrà sul cibo e sulla salute?". La Napolitano ha annunciato che oltre 34 miglia di galleggianti sono stati dispiegati sulla superficie del mare al largo dalle coste del Mississippi: ma in totale, ha precisato, le boe anti-greggio si trovano già disposte lungo 100 miglia delle coste del Golfo del Messico. E stanno lavorando alla missione contro il petrolio circa 10 mila persone e 270 imbarcazioni di diverso tipo. Successivamente, parlando a Florida, la Napolitano ha rilevato che l'emergenza è in evoluzione, senza scartare il rischio che la marea diventi "un disastro senza precedenti".

L'unità d'Italia? Un fatto anche cristiano

di: Luca Marcolivio - L'Ottimista (07 maggio 2010)

La cultura cattolica contribuì alla coesione sociale e alla crescita del Paese, supplendo ai limiti delle élite laico-risorgimentali

L'amore per l'Italia non è in contrasto con la fede cattolica. A meno di un anno al 150° anniversario dell'unità del Paese, giova ricordare il ruolo esercitato dalla cristianità nella storia italiana. Lo ha ribadito il presidente della CEI, cardinal Angelo Bagnasco, in occasione del convegno L'unità nazionale: memoria condivisa, futuro da condividere. Non solo la ricorrenza imminente dovrebbe evitare di andare a braccetto con sterili polemiche tra unitaristi e federalisti, 'legittimisti' e filo-risorgimentali. È anche importante “far riemergere il senso positivo di un essere italiani”, come ha ricordato Bagnasco, riconciliando, sempre per usare le parole del porporato, la “cultura alta” e la “cultura diffusa” (ovvero popolare) che, al momento dell'unificazione, erano lontane anni luce.


Ancora più significativa, per molti versi, l'osservazione del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che, da statista laico, ha ricordato “il grande contributo che la Chiesa e i cattolici hanno dato, spesso pagandone alti prezzi, alla storia d’Italia e alla crescita civile del Paese”. Il Capo dello Stato ha citato grandi cattolici come Sturzo, De Gasperi o Bachelet, il cui ruolo nella politica e nelle istituzioni è stato fortemente determinante, specie in un periodo come il secondo dopoguerra, durante il quale, i cattolici, pur 'nuovi' nel panorama politico italiano, hanno fornito un contributo incalcolabile nella ricostruzione post-bellica e nel miracolo economico.
Le riflessioni del capo dei vescovi e del Presidente della Repubblica, tuttavia, possono assumere un profilo davvero alto, solo se analizzate alla luce della vera storia del nostro Paese. Non solo alla metà del XIX secolo i tempi erano più che maturi per l'avvio di un processo di unificazione ma il mondo cattolico ne era fortemente consapevole, al punto che a scrivere un opera come Del primato morale e civile degli italiani fu un uomo di chiesa come l'abate Vincenzo Gioberti (1801-1852). Per non fare menzione dell'altro grande abate dello stesso secolo, quell'Antonio Rosmini (1797-1855) secondo il quale nell'Italia unita e federale “tutto doveva essere funzionale alla persona e alla famiglia, che venivano prima della stessa società e naturalmente dello Stato, in un intreccio di competenze basato sulla sussidiarietà” (1). L'unificazione d'Italia, invece, fu portata a termine da un'élite meschina, provinciale e anticattolica, costituitasi introno ai Savoia che, oltre ad aver versato sul terreno italico il sangue di numerosi nuovi martiri, appiattì notevolmente le differenze esistenti tra gli stati preunitari e mortificò le tradizioni plurisecolari che avevano fatto grande la nostra cultura popolare. È proprio a Gioberti che ha sempre guardato con attenzione uno storico cattolico come Augusto Del Noce (1910-1989) che individuava l'essenza più genuina del Risorgimento, non nella sua componente egemone radical-massonica bensì nella resurrezione dello spirito nazional-popolare, dell'anima profonda del nostro paese, della sua origine religiosa, giobertiana per l'appunto, da cui sarebbe dovuta scaturire una genuina e laicissima “religione civile”.
Non è dunque peregrino affermare che l'identità italiana è stata resa possibile dall'eredità ideale tra la Roma imperiale e quella papale, mentre movimenti popolari 'reazionari' come le Insorgenze non sono affatto da considerarsi anti-italiani. Al contrario alcuni di essi esprimevano un sentimento anti-Savoia e non antiunitario e “segnarono una prima manifestazione di un idem sentire tra gli italiani” (2).
Si accennava pocanzi alla sussidiarietà: sarebbe in tal senso ingeneroso non ricordare le decine di santi e beati vissuti a cavallo dell'unificazione. Uomini come Giuseppe Cottolengo, Francesco Faà di Bruno o Giovanni Bosco hanno giocato un ruolo non solamente spirituale, impegnandosi in prima linea per la coesione sociale, l'emancipazione delle classi più disagiate, l'alfabetizzazione e favorendo un processo di maturazione della nazione che il fragile ed inefficiente stato sabaudo non avrebbe mai potuto garantire.
Se queste sono le premesse, ci sono tutte le carte in regola perché il 150° anniversario dell'unità d'Italia, ben lungi dalla retorica e dagli isterismi ideologici d'ogni sorta, diventi l'occasione per un dibattito vero sulla nostra reale identità nazionale.

(1) Giuseppe Brienza, Unità senza identità. Come il Risorgimento ha schiacciato le differenze fra gli stati italiani, Solfanelli, 2009, p.20
(2) Ibidem, p.7

L'extraterrestre sbarca in Vaticano

di: Il Tempo.it (07 maggio 2010)

Non siamo soli nell'universo. La Chiesa ha affidato agli astronomi pontifici la ricerca e lo studio di Et e di altri mondi. La Santa Sede apre agli Ufo, una conferenza nella parrocchia di Sant'Anna.

Papa Benedetto XVI Extraterrestri in Vaticano. Le astronavi aliene non sono, ancora, atterrate in piazza San Pietro, ma nella chiesetta di Sant'Anna, all'interno della Città leonina, l'altra sera si è parlato di Ufo. Alla pontificia parrocchia, l'associazione «Mercoledì culturali» ha fatto il punto sugli oggetti volanti non identificati, alla presenza di una platea appassionata. Alla conferenza ha assitisto anche il padrone di casa, il parroco di Sant'Anna, padre Bruno Silvestrini appassionato di mezzi tecnologici.

«La nostra presenza in Vaticano - ha spiegato l'ingegnere Alfredo Magenta presidente del gruppo Uit Onu, esperto di ufo - è dovuta al fatto che la Santa Sede è aperta a tutte le voci». Ma allora, ha chiesto il pubblico, gli extraterrestri esistono o sono pura immaginazione? «Non siamo soli nell'universo - ha rassicurato Magenta - C'è solo da attendere». I tempi, stando agli esperti, sono ancora lunghi. Vladimiro Bibolotti, segretario generale del Cifas, ha detto: «A noi conviene cercarli perché da una civiltà superiore ci si possono attendere risposte utili. Il fatto è che non sono ancora maturi i tempi per farlo». E allora, ha insistito il pubblico, tutti gli avvistamenti?

«Non parliamo di folletti ma se vediamo qualche oggetto non identificato - ha ammonito l'ufologo - non pensiamo di essere matti. Segnaliamoli alle forze dell'ordine rimanendo coi piedi per terra». Anche la Chiesa non è rimasta indifferente al fenomeno degli Ufo e, soprattutto attraverso gli astronomi del Papa, ha segnalato la necessità di continuare a studiare questi fenomeni. La politica, da parte sua, non è rimasta a guardare. Anzi, come ha ragguagliato il segretario del Centro Ufologico Nazionale, è stato «Andreotti in persona a chiedere all'Aeronautica di seguire gli ufo. Perfino FareFuturo, la fondazione di Gianfranco Fini, ci ha dedicato spazio. Ciò significa che il fenomeno è importante anche per le forze politiche». In attesa del prossimo avvistamento, si sappia: «gli extraterrestri non sono ostili». E poi ecco l'altra rivelazione del guru degli ufologi Roberto Pinotti. «Gli oggetti non identificati non volano, non sfruttano i normali principi aerodinamici. Stanno in aria per una questione gravitativa. A volte questi oggetti si sono visti affiorare dalle acque». Parola di ufologo.

Il Centro Ufologico Nazionale rappresentato da Roberto Pinotti, nel chiudere l'incontro in parrocchia, ha messo a disposizione un vademecum. Vedere un Ufo è un po' come assistere a un incidente, quindi quando si assiste a un fenomeno del genere «va segnata l'ora esatta dell'avvistamento». Il secondo consiglio è di «eseguire eventuali foto dell'Ufo, consegnate la macchina a esperti o ad autorità inquirenti in modo che lo sviluppo avvenga alla presenza di più testimoni qualificati».

Regno disunito e instabile

di: Il Foglio.it (07 maggio 2010)

Parlamento bloccato. Cameron dice che può governare senza maggioranza, ma il Labour non cede e rilancia l’alleanza con i Lib-Dem (che deludono). Il bipolarismo cammina su una gamba sola

Parlamento bloccato. E’ questo il responso dei seggi inglesi.  I conservatori avrebbero 288 seggi, trentotto in meno rispetto a quanto serve per la maggioranza assoluta. I laburisti ne avrebbero 244, centoventuno in meno rispetto al 2005. I liberaldemocratici, a sorpresa, avrebbero addirittura perso consensi rispetto alle ultime elezioni: 61 seggi contro i 51 attuali. Quest’ultimo dato ha suscitato perplessità: il team dell’Economist, riunito per un “live blogging” imperdibile, ha subito scritto che era parecchio strano come dato, il “surge” di Nick Clegg sarà anche stato sopravvalutato, ma così è davvero troppo. Molti altri analisti hanno iniziato a stimare i margini di errore delle prime rilevazioni, che potrebbero essere quindi molto diversi, anche perché il primo conteggio nel Sunderland, roccaforte laburista, ha registrato un passaggio dal Labour ai Tory del’8,4 per cento, cioè molto consistente.

A prima vista, però, dal Regno Unito arriva un messaggio di instabiltà che non può che suscitare preoccupazione in un’Europa già parecchio instabile. Se si pensa che, secondo Bruxelles, il deficit di Londra è il più alto in assoluto nell’Unione europea, anche rispetto alla famigerata Grecia, un Parlamento bloccato non può che generare ulteriore panico. Dopo i primi dati, non è neppure possibile stabilire chi sarà il prossimo premier. David Cameron, leader dei Tory, ha dichiarato che con questi numeri lui può governare anche in minoranza. Ma mentre dai Lib-Dem arrivavano parole di speranza – deciderà il popolo non l’exit poll –, si è mossa la macchina del Labour, con Lord Mandelson pronto a dichiarare: “Le convenzioni costituzionali sono molto chiare. Conoscete le regole. Le regole dicono che se c’è un Parlamento bloccato non è il partito con i numeri più alti ad andare avanti per primo. E’ il governo in carica”. Quando poi Mandelson ha detto che il sistema elettorale, il bipolarismo rigido, “cammina su una gamba sola”, si è svelata la strategia laburista: alleanza “solida e stabile” con i Lib-Dem.