La Missione è quella di creare un'associazione tra la Comunicazione e la Cultura. Spesso questi due ambiti non si incontrano (il comunicatore non fa vera cultura e l'accademico non sa comunicare in modo efficace). Noi vorremmo far incrociare i due binari per portarli a formarne uno unico.

Vorremmo stimolare l'aspetto critico del fruitore, per comunicare cultura e per acculturare la comunicazione.

Questo Blog vuol essere un punto di riferimento per articoli d'informazione giornalistica-scientifico-culturale-economica.

Qui potrete trovare ogni tipo d'informazione e saremo lieti di stimolare un sano e doveroso dibattito per ogni singolo articolo, con il fine d'incrociare nel massimo rispetto di pareri ed opinioni diversi tra loro, per giungere così ad una proposta d'incontro tra i molteplici aspetti di una società multiculturale

domenica 22 aprile 2012

Fondamentale debellare il virus del protezionismo

di: Il Sole 24 Ore

Gli indizi di un risorgente protezionismo erano apparsi con chiarezza mesi addietro, quando un Rapporto dell'Ue mise in guardia contro i rischi derivanti da misure restrittive su export e appalti pubblici decise dai paesi emergenti. I Bric - Russia, Brasile, Cina e India - ne erano i principali responsabili, ma anche l'Argentina mostrava già di essere della partita. Con il 
perdurare della crisi internazionale gli emergenti sembrano decisi a chiudersi in difesa delle proprie risorse, nonché ad accelerare i programmi di industrializzazione e import substitution.
Perciò, di fronte alla recente nazionalizzazione di Ypf da parte della presidente argentina Kirchner, è difficile sfuggire a una sorta di déjà vu che induce a riesaminare l'esperienza del passato. Sebbene la presenza delle imprese italiane in Sudamerica risalga alla fine dell'Ottocento, negli anni fra le due guerre, i nuovi investimenti diretti all'estero furono sovente una reazione al ritorno del protezionismo e al naufragio della cooperazione fra Stati.


Fra i grandi gruppi italiani, Pirelli decise di attivare la produzione in loco nel Subcontinente per gli effetti attesi dalle nuove barriere doganali, e altrettanto fecero le concorrenti americane Goodyear e Firestone. In Argentina la presenza di imprese italiane trasse inoltre un forte impulso, alla fine degli anni '40, dagli ambiziosi piani per l'industrializzazione voluti da Peron, in particolare nella meccanica e della siderurgia. In quelle circostanze Agostino Rocca, ex grande manager della siderurgia di Stato, dopo aver lasciato l'Italia per il Sud America, avviò l'espansione della Techint, oggi uno dei più potenti gruppi industriali del Subcontinente. D'altra parte, il recente accordo fra Fiat e governo argentino per la produzione di macchine agricole tecnologicamente avanzate, tramite la controllata Cnh, ripercorre nelle linee di fondo il modello di intervento manifatturiero a suo tempo delineato dalla Fiat Concord, che venne creata per la produzione di trattori con una partecipazione di minoranza dello Stato argentino nel 1954.
Nei decenni '50 e '60, in uno scenario dominato dal bipolarismo politico Est-Ovest e segnato dalle nuove istanze dei paesi in via di sviluppo, le imprese italiane non mancarono di rispondere alle sollecitazioni che provenivano dai governi di quelle aree. In India, per esempio, l'impostazione dirigistica della politica economica nazionale, con i piani quinquennali, aveva dettato le regole per gli investimenti esteri in entrata con una politica altamente selettiva e dando la preferenza ad accordi di proprietà a maggioranza locale. Molte industrie strategiche furono inserite nel settore pubblico e si aumentarono incentivi finanziari per attrarre i progetti industriali anche di importanti imprese italiane come l'Olivetti.
Cosa insegnano queste esperienze? In generale, che l'acquisizione di una identità "nazionale" per i propri insediamenti in loco da parte delle grandi multinazionali manifatturiere, al fine di dare maggiori garanzie ai propri investimenti esteri, non è una novità, e può produrre vantaggi per l'impresa e il paese ospitante. Diverso è il discorso per le Pmi che sugli scenari internazionali devono essere doppiamente sostenute: da una rete finanziaria e informativa, nonché da una forte determinazione dell'autorità politica italiana ed europea.

A fare le spese di questa nuova fase di arroccamento degli Stati emergenti, ricchi di - o affamati di - materie prime e risorse energetiche come il petrolio, saranno infatti gli Stati europei e la Ue. Le nuove tendenze nazionalistiche che derivano da un'economia mondo divisa per "arcipelaghi" e continenti sono l'effetto dei nuovi scenari aperti dalla globalizzazione senza regole dei mercati che ha tratto impulso dalla fine della contrapposizione politica fra Est ed Ovest, dalla perdita di efficacia della leadership americana e dalla debolezza delle istituzioni internazionali come la Wto.
Perciò è quanto mai urgente una vera leadership politica europea che sappia approntare le azioni di difesa e intraprendere le innovazioni, innanzitutto con una politica energetica comune, per traghettare l'Europa fuori dalla secche del risorgente protezionismo mondiale.

Un corso per esorcisti «Il demonio è in azione»

di: Quotidiano.net

Bologna, 12 aprile 2012 - PRENDE il via lunedì la VII settimana di studio su ‘Esorcismo e Preghiera di liberazione’, organizzata dal Gris, Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa, in collaborazione conl’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. Si tratta diun corso unico al mondo, per portata e approfondimento. Si terrà all’Istituto Veritatis Splendor in via Riva Reno 57. Per gli iscritti che ne facciano richiesta, è prevista la possibilità di pernottare presso la foresteria dell’Istituto. Per informazioni si può contattare il numero 051 6566289 o scrivere una mail all’indirizzo masters@gris.org. Padre François Dermine, padre domenicano canadese e docente di Teologia Morale, è stato per anni esorcista ufficiale in una diocesi italiana. 

Come è nata questa iniziativa e a chi è diretta?
«Il corso — spiega padre François-Marie Dermine OP, presidente del Gris — è nato constatando la reale esigenza della società. È diretto a tutti i sacerdoti, compresi quelli che non hanno intenzione di esercitare il ministero di esorcista, e anche ad alcuni laici, che presentino però adeguate motivazioni».



È vero che clero e vescovi faticano a credere nell’esistenza del demonio?

«In una certa parte del clero questa difficoltà c’è. Il Catechismo della Chiesa cattolica specifica che l’esistenza del demonio e della sua azione straordinaria sono un dato di fede». 



Perché questa mancanza di sensibilità verso l’esorcismo? 

«Deriva a monte dal modo in cui i sacerdoti oggi esercitano il loro ministero. Hanno sempre tanto da fare, corrono a destra e sinistra per fare fronte a tanti problemi, ma rischiano di trascurare il compito primario: l’accompagnamento spirituale, in cui non possono non emergere le problematiche derivanti dall’azione straordinaria del demonio».



Il corso serve ad aumentare questa sensibilità?

«Penso di sì, soprattutto perché appoggiato da un dicastero importante come quello della Congregazione per il clero». 



Bologna ha un esorcista ufficiale?

«No, nessun esorcista con incarico ‘permanente’, che abbia cioè la possibilità di decidere autonomamente se compiere o meno un esorcismo. Vengono dati incarichi di volta in volta per singoli casi. Personalmente sarei per un mandato ufficiale, ma è una decisione che spetta al vescovo».



Cosa succede nelle altre diocesi?

«Guardi, l’autonomia dell’esorcista è importante, ma se poi è abbandonato a se stesso non ce la fa. Anzi, diventa sempre più solo. Molte richieste di aiuto nascono dal bisogno di ascolto e conforto, o di sole preghiere di liberazione, che qualsiasi sacerdote sarebbe in grado di affrontare».



Il laico che impara a fare preghiere di liberazione può supplire alla mancanza di esorcisti? 

«No, c’è una dichiarazione ufficiale che vieta al laico anche la recita della preghiera a San Michele Arcangelo, redatta con formule imperative da Papa Leone XIII, salvo che la reciti per se stesso». 



Ma nei primi tre secoli, dice padre Gabriele Amorth, il decano degli esorcisti italiani, tutti i cristiani scacciavano i demoni con l’imperativo: ‘nel Nome di Cristo, vattene’. Perché oggi non più? 

«La Chiesa ha fatto bene a riservare la battaglia diretta all’esorcista, perché può sempre essere pericolosa. Il cristiano gode della protezione di Dio, ma l’esorcista, con il mandato ufficiale, ha alle spalle la preghiera della Chiesa: è preghiera ecclesiale».



Ma perché, se il Vangelo insegna che Cristo ha detto ai suoi discepoli di scacciare i demoni nel suo nome, questo può essere pericoloso?

«Qualsiasi laico può fare preghiere di liberazione, ma questa funzione si può prestare ad abusi e fanatismi; bisogna assicurarsi che siano fatte con equilibrio, per evitare di vedere il demonio dappertutto». 

giovedì 23 febbraio 2012

Privacy: la policy di Google continua a preoccupare mentre i principali sviluppatori OS siglano accordo sulle app

da: Key4biz di Raffaella Natale
L’intesa impegna le società a fornire maggiori dettagli sulla privacy prima che gli utenti scarichino applicazioni e le obbliga a svelare come vengono usati questi dati.
INTERNET - La National Association of Attorneys General ha chiesto a Google di mettere un freno alle nuove disposizioni sulla privacy che dovrebbero entrare in vigore dal prossimo 1° marzo (Leggi Articolo Key4biz).

L’Associazione, che raggruppa i procuratori generali di una quarantina di Stati americani, s’è detta seriamente preoccupata e ha scritto al Ceo di Google, Larry Page, per sottolineare che le nuove norme “sembrano invadere la vita privata dei consumatori”, consentendo lo scambio delle informazioni tra i differenti servizi fino a oggi separati, come Gmail o la rete sociale Google+.
A fine gennaio, in occasione dell’annuncio della nuova policy, Google ha spiegato che le nuove norme saranno “più semplici e comprensibili” rispetto a quelle attualmente in vigore e consentiranno “un uso più facile che permetterà di condividere maggiormente le informazioni” relative ai servizi offerti dall’azienda.

Nei giorni scorsi, l’Electronic Privacy Information Center (EPIC), importante organismo americano preposto alla protezione dei dati personali in rete, ha chiesto all’Antitrust USA di indagare sui cambiamenti previsti da Google (Leggi Articolo Key4biz).
In particolare si chiede di attenzionare la funzione detta “Search Plus Your World” di Google+, che propone tra i risultati delle ricerche anche ciò che viene pubblicato sul suo social network, come commenti e foto.
E in Europa, uno stop a Google è arrivato anche dalla Unione europea che ha chiesto una pausa per analizzare meglio la situazione (Leggi Articolo Key4biz).
In una lettera indirizzata a Page, il Gruppo di lavoro 'Articolo 29' (Data Protection Working Party) ha scritto che, "vista l'ampia gamma di servizi offerti, e la popolarità di questi servizi, i cambiamenti nella vostra policy di privacy avranno effetti su molti cittadini della maggior parte o tutti gli Stati membri della Ue". Per queste ragioni, Articolo 29 ha chiesto di "verificare in modo coordinato le possibili conseguenze per la protezione dei dati personali di questi cittadini".
La compagnia ha detto che collaborerà ma non ha intenzione di far slittare l'entrata in vigore delle nuove norme.
La notizia dell’invio della lettera da parte della National Association of Attorneys General arriva nello stesso giorno in cui le Autorità californiane hanno siglato un accordo con i sei principali sviluppatori di sistemi operativi per dispositivi mobili - Amazon, Apple, Google, Microsoft, RIM, Hewlett-Packard-  per fissare regole atte a garantire la riservatezza dei dati privati di milioni di consumatori.
L’intesa impegna anche le società a fornire maggiori dettagli sulla privacy prima che gli utenti scarichino applicazioni e le obbliga a svelare come usano questi dati. Attualmente 22 delle 30 applicazioni più scaricate non hanno note sulla privacy.

La preoccupazione maggiore riguarda le App for Kids, dopo che sono arrivate alle Autorità una serie di denunce da parte di genitori che lamentavano la violazione della privacy dei loro figli (Leggi Articolo Key4biz).

E nei giorni scorsi il Congresso USA ha chiesto specificatamente alla Federal Trade Commission di indagare su Google (Leggi Articolo Key4biz), in merito al caso degli utenti iPhone monitorati da Mountain View attraverso il browser Safari (Leggi articolo Key4biz).

mercoledì 15 febbraio 2012

Celentano fa il tributo e perde la testa

Di: Avvenire

Nessuno avrebbe mai pensato di bombardare il teatro Ariston, durante Sanremo. Soprattutto di discorsi biliosi. Celentano, invece ha pensato di travolgere Sanremo in un delirio di onnipotenza: e chi se ne importa dei colleghi artisti, della gara (che all’inizio si è pure inceppata) di Morandi, Papaleo e di tutto il Festival.

Nel bel mezzo della gara, suonano le sirene, Morandi scappa dal palco, l’Ariston si trasforma in un campo di battagli tra colpi di mitra, bombardamenti aerei, feriti, gente che fugge dal teatro. Poi appare lui, rosso in viso, in trench e cravatta a righe. E lascia basiti. Comincia a fare la predica ai preti perché «morire se la predica si capisse perché non sanno regolare l’audio negli altoparlanti. Sembra quasi che i preti dicano: noi la predica l’abbiamo fatta poi chi se ne frega se gli ultimi in fondo non sentono. Il Vangelo è stato chiaro, beati gli ultimi, perché saranno nel regno dei cieli». Poi sostiene di non sopportare neanche i frati «perché nei loro argomenti e dibattiti tv, non parlano mai della cosa più importante: il motivo per cui siamo nati. Insomma, non parlano mai del Paradiso. Danno l’impressione che l’uomo sia nato solo per morire».

Poi, ecco la sua vendetta contro chi ha «osato» fare delle pacate e civilissime critiche sulla sua decisione di dare il suo cachet in beneficenza. Celentano non perdona. E attacca a testa bassa: «Giornali inutili come Avvenire e Famiglia Cristiana andrebbero chiusi definitivamente perché si occupano di politica e di beghe del mondo anziché di cose confortanti che Dio ci ha promesso». E viene il serio dubbio che Celentano non li abbia mai letti davvero. Ma lui non vede e non sente. Vuole vendicarsi e lo fa (tanto la Rai gli ha dato carta bianca): «Avvenire e Famiglia Cristiana sono testate ipocrite come le critiche che fanno a uno come don Gallo che ha dedicato la sua vita per aiutare gli ultimi». Ora che si è sfogato, Celentano, fra una cantatina blues, e una vecchia hit, si incarta tristemente in discorsi sull’alta velocità, sul referendum bocciato dalla consulta e in una penosa gag su destra e sinistra con Pupo e il povero Morandi. Poi si lancia in una filippica a favore del martirio di Gesù e intona, come avevamo previsto, Il forestiero, basato sul Vangelo della Samaritana. Mentre ancora sta parlando su Facebook, Twitter e sui blog monta la protesta. E fiocca la solidarietà per i giornali cattolici per i quali Celentano ha chiesto la chiusura.

«Per fortuna i giornali non dipendono da Sanremo e ancor meno da Celentano le cui battute senza senso fanno ridere chi può godersi Sanremo ma non cambiano un paese che ha bisogno oggi più di ieri di giornali di idee e di identità come Avvenire e Famiglia Cristiana ma anche di tanti altri che sono l’opposto e il contrario». Lo dice il segretario della Fnsi Franco Siddi, commentando le parole di Celentano a Sanremo. «Questa volta neanche per paradossi si riesce a dare un senso a quello che un grande artista come Celentano dopo tanta attesa dice. Ha perso il senso che in altri tempi sapeva invece recuperare. Per fortuna le bussole sono altre», conclude Siddi.

Immediata solidarietà anche dal Movimento Liberi Giornalisti, componente rappresentata sia al Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti, sia nella FNSI (il sindacato unico dei giornalisti).