La Missione è quella di creare un'associazione tra la Comunicazione e la Cultura. Spesso questi due ambiti non si incontrano (il comunicatore non fa vera cultura e l'accademico non sa comunicare in modo efficace). Noi vorremmo far incrociare i due binari per portarli a formarne uno unico.

Vorremmo stimolare l'aspetto critico del fruitore, per comunicare cultura e per acculturare la comunicazione.

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Qui potrete trovare ogni tipo d'informazione e saremo lieti di stimolare un sano e doveroso dibattito per ogni singolo articolo, con il fine d'incrociare nel massimo rispetto di pareri ed opinioni diversi tra loro, per giungere così ad una proposta d'incontro tra i molteplici aspetti di una società multiculturale

lunedì 19 dicembre 2011

Monti dichiari in pubblico di aver chiuso coi poteri forti

da: Il Giornale


Dalla Trilateral al Bilderberg: è ora che il premier chiuda i suoi rapporti con le lobby dei poteri forti. Queste organizzazioni influenzano di sicuro le scelte dell'esecutivo. Il problema coinvolge anche molti ministri


Per 18 anni il centro-sinistra ha messo in croce Silvio Berlusconi denunciando il conflitto d’interessi, salvo poi rivelarsi tutt’altro che interessato a dirimere questo conflitto perché sarebbe venuta meno la possibilità di identificarsi come «anti-Berlusconi», che è stato l’unico collante che ha consentito al centro-sinistra di restare unito.


Nel caso di Mario Monti e del suo governo di banchieri e di tecnocrati il conflitto d’interesse è dirompente e pressoché generalizzato, eppure sembra che non scandalizzi più la nostra classe politica che ha scelto di auto-commissariarsi. Ebbene a noi cittadini italiani interessa assai perché se nel caso di Berlusconi il sospetto era legato al possibile vantaggio personale, nel caso di Monti la conseguenza concerne la perdita della nostra sovranità nazionale e la sottomissione dell’Italia ai poteri finanziari forti che si incarnano nelle istituzioni internazionali a cui lo stesso Monti aderisce con incarichi di responsabilità: Goldman Sachs, Commissione Trilaterale, Gruppo Bilderberg e Moody’s.
A dispetto del diniego di Monti espresso in Parlamento al momento della richiesta del voto di fiducia, noi possiamo documentare che lui fa parte di queste istituzioni. Gli chiediamo pertanto una dichiarazione pubblica in cui Monti affermi di non farne più parte e di non essere in alcun modo vincolato al perseguimento dei lorointeressi che non solo non collimano ma sono in contrasto con l’interesse nazionale dell’Italia che Monti ha giurato di salvaguardare all’atto formale del suo insediamento.
In una brochure pubblicata in occasione della conferenza annuale organizzata dall’Eabis (Accademia europea dell’impresa nella società), svoltasi l’11 e il 12 settembre 2006 presso la sede della Scuola manageriale Sda Bocconi a Milano (http://www.econometica. it/allegati/5th_Colloquium_ Programme_ Brochure. pdf) si elencano le cariche ricoperte da Monti nelle istituzioni che corrispondono ai poteri finanziari forti. Monti fin dal 2005 è consulente internazionale della Goldman Sachs, la più grande e potente banca d’affari al mondo (http:// www2.goldmansachs.com/ investor-relations/financials/cu rrent/annual-reports/2010-arpdf- files/GS_AR10_Allpages. pdf); dal 2010 è membro del Consiglio direttivo del «club Bilderberg » (organizzazione che dal 1954 si riunisce una volta all’anno a porte chiuse e ai cui incontri, protetti da strettissime misure di sicurezza, partecipano, tra gli altri, i presidenti del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale e della Federal reserve; i presidenti di alcune tra le maggiori corporation mondiali quali Coca Cola, British Petroleum, Chase Manhattan Bank, American Express, Goldman Sachs, Fiat, Microsoft; vicepresidenti degli Stati Uniti,direttori della Cia e dell’Fbi, Segretari generali della Nato, senatori americani e membri del Congresso, primi ministri europei, capi dei partiti di opposizione, editori e direttori dei maggiori media mondiali); sempre dal 2010 è anche presidente del Gruppo europeo della «commissione trilaterale» (http://www.trilateral. org/go.cfm?do=Page.View& pid=34) altra organizzazione che tiene i suoi incontri in forma strettamente riservata, fondata nel 1973 dal magnate statunitense David Rockefeller, ufficialmente per favorire la cooperazione tra Europa, Stati Uniti e Giappone; Monti nel 2010 risultava membro del «Comitato consultivo di alto livello per l’Europa» di Moody’s, una delle maggiori agenzie di rating al mondo; Monti risulta essere il presidente della lobby belga «Bruegel », un think tank fondato nel 2005 che sta spingendo per l’unione fiscale dei paesi membri dell’Ue (ovvero per un ulteriore trasferimento di sovranità dagli Stati nazionali all’Unione Europea), composto da esponenti di spicco di 16 Stati e 28 multinazionali, alcune delle quali sono frequentatori abituali di altri club privati: Microsoft, Google, Goldman Sachs, Samsung, la Borsa di New York (Nyse), Unicredit. Dal momento che le suddette organizzazioni, le cui riunioni avvengono con la sola partecipazione dei membri e degli invitati e sono rigorosamente interdette agli estranei, esercitano un’influenza ed un condizionamento crescente sull’opinione pubblica e le dinamiche politiche degli Stati nazionali (al punto che secondo alcuni sarebbero ormai quelle le vere sedi decisionali del pianeta, le assemblee legislative essendo ridotte a ruolo di facciata), il fatto che ad esse partecipino, addirittura con ruoli dirigenziali, alti esponenti delle istituzioni non eletti dal popolo italiano ed imposti con metodi ampiamente discutibili, sfruttando situazioni di emergenza create ad hoc dagli stessi soggetti che poi propongono le soluzioni, non può non destare estrema preoccupazione.
Da qui l’esigenza che Monti chiarisca senza ambiguità e reticenze che si è dimesso dagli incarichi ricoperti in tali organizzazioni e, conformemente al giuramento prestato, eserciterà le sue funzioni«nell’interesse esclusivo della nazione». Il conflitto d’interesse è esteso anche a diversi ministri del governo Monti che ricoprivano incarichi in istituti di credito bancario e che mantengono la proprietà delle azioni anche se si sono dimessi dalle loro cariche dopo la nomina nel Governo: Corrado Passera, ministro dello Sviluppo economico e Infrastrutture,era l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo.
Elsa Fornero, ministro del Lavoro, delle Politiche sociali e delle Pari opportunità, è stata vicepresidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo. Francesco Profumo, ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, ha fatto parte dei Consigli di amministrazione di Telecom Italia, di Pirelli e di Fidia. Piero Gnudi, ministro del Turismo e dello Sport, ha ricoperto la carica di consigliere in Unicredit, in Astaldi e nel Gruppo 24 ore. Piero Giarda, ministro dei Rapporti con il Parlamento, è stato membro dei consiglio di sorveglianza del Banco Popolare. Paola Severino, ministro della Giustizia, è stata il legale di Francesco Gaetano Caltagirone, Cesare Geronzi, Romano Prodi e Giovanni Acampora. Monti sappia che facciamo sul serio.
Non ci accontenteremo delle battute fatte il 18 novembre alla Camera richiedendo il voto di fiducia ( «Di poteri forti in Italia non ne conosco, magari l’Italia avesse un po’ più di poteri forti»). O dichiari pubblicamente di non far più parte dei poteri finanziari forti che hanno realizzato con successo il colpo di Stato finanziario prima in Grecia e poi in Italia, oppure si assumerà le sue responsabilità morali, politiche e legali di fronte al popolo italiano che non avrà titolo per governare.

La «ricerca sul suicidio assistito»

da: Libertà e Persona

Suo marito Piergiorgio si è spento cinque anni fa esatti, il 20 dicembre 2006. E da allora è toccato a lei, Mina Welby, portare avanti la battaglia per il cosiddetto “diritto a morire”. Che poi, a ben vedere, dovrebbe chiamarsi “diritto ad essere uccisi”, a suicidarsi. Tanto vale parlare chiaro allora, no? Del resto, che le cose stiano così è confermato dalla stessa signora Welby che, in una intervista rilasciata aRepubblica, ha fatto esplicito riferimento – e senza alcuna preoccupazione - all’esistenza, tra i medici italiani, di «una corrente che fa ricerca sul suicidio assistito», tema prioritario perché – ha aggiunto – presto «non tutti avremo la possibilità di un accompagnamento nel fine vita con cure palliative costosissime» [1]. Tradotto: dato che le cure costano, tanto vale affidarsi alla «ricerca sul suicidio assistito». Il che, oltre ad inquietare, conferma due cose.


Primo. Se dietro il testamento biologico c’è l’eutanasia, dietro l’eutanasia c’è il suicidio assistito. E’ una concatenazione logica fin troppo evidente: non si scappa. 


Secondo. In aggiunta all’apologia del diritto a morire, l’altra vera ragione per la quale taluni si battono per l’eutanasia è prettamente economica: il malato ridotto a numero, anzi, a costo. Altro che dignità, consenso informato, autodeterminazione. Tutte parole, soltanto parole. La realtà è che l’uomo laico e secolarizzato non sa che farsene di sé stesso, figurarsi dell’ammalato o dell’anziano. Di qui la convenienza, appunto, a fare «ricerca sul suicidio assistito». Anche se non è affatto chiaro cosa ci sia poi da ricercare, nel suicidio. Che è e rimane una fuga disperata. Nient’altro.

 [1] Articolo della Repubblica

giovedì 15 dicembre 2011

Famiglia Cristiana non si smentisce mai!

da: in giro per il web... 


Famiglia Cristiana ha riconosciuto Giorgio Napolitano "uomo dell'anno", fra l'altro perchè "non ha mai mancato di accompagnare e sostenere indispensabili battaglie di civiltà". Alla faccia di Eluana Englaro, e di tutto il suo passato a sostegno di feroci dittature comuniste, come quella sovietica, un passato sul quale non ha mai detto "mi sono sbagliato".
Bisognerebbe scrivere a Famiglia Cristiana e ad altra stampa sedicente cattolica per protestare per questa schifezza. (Assuntina Morresi)

QUIRINALE: PER FAMIGLIA CRISTIANA NAPOLITANO ITALIANO DELL'ANNO 
Roma, 14 dic. - (Adnkronos) - Giorgio Napolitano italiano dell'anno. Il riconoscimento per il Capo dello Stato arriva dalla direzione e dalla redazione di Famiglia Cristiana, allargata a numerosi esperti e prestigiosi collaboratori del settimanale. "Una scelta - spiega una nota - sottolineata da unanimita' corale, dettata da quanto Giorgio Napolitano ha saputo fare per il bene del Paese in un momento particolarmente difficile, caratterizzato da incertezza politica ed economica e da un appannamento dei valori della convivenza civile e della solidarieta' del Paese.

Il riconoscimento e' stato conferito con la seguente motivazione: "Nell'anno della celebrazione dei 150 anni dell'unita' d'Italia, il presidente Napolitano ha colpito il cuore e la mente di tutti gli italiani per la sua totale dedizione ai destini del Paese.
Nel pieno di una crisi economica e politica difficilissima, il Presidente e' stato per l'intera nazione un punto di riferimento imprescindibile, una bussola credibile e affidabile al di sopra di ogni schieramento di parte. A livello internazionale ha svolto con grande efficacia il compito di autorevole garante della credibilita' dell'Italia".

"E in Italia - prosegue la motivazione - non ha mai mancato di accompagnare e sostenere indispensabili battaglie di civilta', come quella contro gli infortuni sul lavoro o quella per la cittadinanza ai figli degli immigrati, indicando sempre cio' che unisce il Paese a scapito di cio' che divide. Il presidente Napolitano ha inoltre sostenuto l'impegno pubblico per la Famiglia, considerandola 'una straordinaria risorsa sia per il rinnovamento etico di cui ha bisogno il Paese, sia per lo sviluppo di una societa' aperta e solidale, punto di riferimento essenziale della convivenza civile e della coesione sociale'". Al presidente Napolitano Famiglia Cristiana dedichera' la copertina del primo numero del 2012 con ampi servizi sia nella versione cartacea sia nelle versioni digitali.

lunedì 12 dicembre 2011

Come cambiano (e si copiano) i social network. L'evoluzione di Google+, Twitter e Facebook

da: il Sole 24 Ore


Chi. Dove. Che cosa. Sono tre domande che per i social network diventano un terreno di competizione. La frontiera più contesa sono i luoghi. Gli iscritti di Google+ possono segnalare la loro presenza in un posto: chi entra in un negozio, un bar o un centro commerciale dice agli altri dove si trova attraverso un messaggio di "check-in". Presto potranno accedere a promozioni e sconti ("daily deals"), a partire dagli Stati Uniti. Il rivale è soprattutto Facebook con 800 milioni di utenti nel mondo: per non restare indietro ha assorbito il team degli ingegneri di Gowalla, specializzati nella geolocalizzazione.
"Chi", invece, è la domanda più complessa. E la risposta più attenta arriva da Twitter: Ha rinnovato le pagine per le aziende che negli ultimi mesi hanno trasformato i loro spazi sul social network in notiziari e servizi per l'assistenza clienti. Inoltre, da tempo Twitter verifica i profili per le persone pubbliche, contrassegnati con una coccarda. Non è una scelta casuale: in passato Steve Jobs e il Dalai Lama sono stati tra le vittime di impostori che hanno aperto pagine false. Anche gli altri social network insistono su politiche per ridurre l'uso di nomi inventati da parte degli utenti. L'identità riguarda, inoltre, le fotografie: da poco Google+ ha anche lanciato un'opzione volontaria per il riconoscimento automatico dei volti nelle immagini, attraverso tag.
Condivisione, invece, è la parola chiave del "che cosa". Su Facebook, per esempio, ha guadagnato dieci milioni di utenti una radio, Spotify. Funziona come un grande jukebox: gli amici possono sapere cosa ascoltano gli altri in diretta e imitarli. A fare la differenza in questo caso è la tecnologia di "open graph": finora si tratta di un esperimento limitato, ma presto sarà allargato. I rivali accelerano il passo. Twitter ha varato un suo motore di ricerca per la scoperta delle segnalazioni ("discovery"). E Google+ punta sulle sue cerchie sociali, integrate di recente con la chat di Gmail.
Ma tra gli iscritti ai social network cambia il comportamento sulla privacy. La metà degli utenti di reti sociali online ha dichiarato di non aver cambiato nulla nelle impostazioni dopo essere venuto a conoscenza di preoccupazioni sulla sicurezza. In particolare, sei persone su dieci sono interessate a condividere in modo privato le fotografie. E i social network si sono adattati, con opzioni granulari per la condivisione limitate a gruppi ristretti.