La Missione è quella di creare un'associazione tra la Comunicazione e la Cultura. Spesso questi due ambiti non si incontrano (il comunicatore non fa vera cultura e l'accademico non sa comunicare in modo efficace). Noi vorremmo far incrociare i due binari per portarli a formarne uno unico.

Vorremmo stimolare l'aspetto critico del fruitore, per comunicare cultura e per acculturare la comunicazione.

Questo Blog vuol essere un punto di riferimento per articoli d'informazione giornalistica-scientifico-culturale-economica.

Qui potrete trovare ogni tipo d'informazione e saremo lieti di stimolare un sano e doveroso dibattito per ogni singolo articolo, con il fine d'incrociare nel massimo rispetto di pareri ed opinioni diversi tra loro, per giungere così ad una proposta d'incontro tra i molteplici aspetti di una società multiculturale

sabato 15 ottobre 2011

La ritirata dei Bersaglieri

da: La Bussola Quotidiana - di Rino Camilleri

Per tutta la durata del centocinquantenario dell’Unità, il quotidiano La Stampa ha meritoriamente tenuto una rubrica giornaliera a cura di Maurizio Lupo: «Accadeva il…». Nella puntata dedicata al 29 agosto 1861 si parla di un paio di scaramucce combattute tra l’esercito italiano e i pontifici.

Questi ultimi
sono ancora fiancheggiati dai francesi, ma Napoleone III ha lasciato intendere al governo italiano che ormai presidia malvolentieri Roma e che «valuterà con benevolenza» gli interessi italiani. Infatti, com’è noto, il contingente francese abbandonerà il papa allo scoppio della disastrosa guerra franco-prussiana, che costerà il trono a Napoleone III. Già da anni il veggente di La Salette, Maximin Giraud, aveva avvisato il b. Pio IX di «non fidarsi» dell’ex carbonaro autoproclamatosi imperatore. Ma il papa non aveva alternative. Torniamo alle scaramucce del 1861.

Il governo italiano, che intendeva saggiare la capacità di reazione dei franco-papalini, diede ordine a reparti dell’esercito di sconfinare. I tentativi furono due. Uno fallì subito. L’altro si svolse a Epitaffio, piccola postazione alla frontiera tenuta non da soldati ma da gendarmi pontifici. Cinquanta bersaglieri sbarcano, subito seguiti da altri. Un totale presumibile di un centinaio di uomini. Riunitisi, attaccano una torre d’avvistamento presidiata da sei (6) gendarmi. Questi ultimi tengono testa per un’ora al fuoco nemico, in attesa dei rinforzi. Quando questi giungono, i bersaglieri sono costretti a ritirarsi con quattro (4) feriti. Neanche un graffio i sei (6) gendarmi. Che, ripetiamo, hanno tenuto testa per un’ora intera a un battaglione e inflitto perdite.

Martinez: Ripensare la politica, non un partito nuovo

da: Città Nuova


Il presidente del Rinnovamento nello Spirito sottolinea la dimensione missionaria dei laici anche nei partiti, ma «bisogna riaffezionare la gente e i giovani all'impegno»

L’appuntamento a Todi di tanta parte del mondo cattolico si avvicina. In attesa delle possibili prospettive che emergeranno si rincorrono le domande riguardo a cosa segnerà l’incontro del prossimo 17 ottobre. Il card. Bagnasco aveva anticipato il sorgere di «un soggetto di interlocuzione culturale e sociale con la politica» ancora tutto da vedere nella sua fisionomia e comprendere nelle sue caratteristiche e funzioni.

Salvatore Martinez è il presidente di Rinnovamento nello Spirito e fa parte della segreteria di Retinopera, l’associazione che raduna le 18 principali aggregazioni ecclesiali o di ispirazione cristiana e intende valorizzare la Dottrina sociale della Chiesa.

La prospettiva aperta dal presidente della Cei le risulta una novità?
«Ritengo sia la naturale conclusione di un processo che tre anni orsono aveva visto Benedetto XVI sollecitare una nuova generazione di cattolici impegnati in politica. Oggi i tempi sono maturi perché il cattolicesimo plurale che l’Italia rappresenta possa bandire residui atteggiamenti di divisione e dar corso ad una forte interposizione ideale, morale, spirituale, culturale e politica, tutte espressioni che il movimento cattolico in Italia ha sempre più precisato».

Dunque, un segno di particolare fiducia verso il laicato cattolico associato?
«Il cardinale sa che c’è una sostanziale unità, un’amicizia crescente tra i soggetti che rappresentano i movimenti ecclesiali e le associazioni perché già in diverse reti e in vari forum sperimentano la grazia dello stare insieme e di discernere insieme questo nostro tempo. C’è perciò una convergenza ideale ispirata dalla Dottrina sociale della Chiesa che ha preparato negli ultimi anni un cammino e una testimonianza univoca. Il card. Bagnasco porta ad evidenza un processo di comunione e di esplicitazione di una dimensione missionaria del laicato italiano».

Eppure si parla con insistenza di un nuovo partito cattolico che a Todi dovrebbe vedere la luce o le premesse. Cosa pensa?
«Attenzione! Non si parla di un soggetto politico con le caratteristiche tradizionali di un partito, ma di un soggetto di interposizione che sui temi negoziabili e non negoziabili – preciserei quelli negoziabili –, prova a declinare, a partire da quella laicità cristiana, il nostro modo di leggere la realtà e di esigere che la politica sia attenta e prodiga verso le attese di milioni di cittadini».

Intende perciò escludere l’eventualità  un nuovo partito?
«Noi rispondiamo in primo luogo ad un esigenza che dal 1992 ha rincorso un po’ le nostre coscienze per far tornare a dialogare comunità politica e comunità ecclesiale: si era creata una frattura tra i due soggetti e non c’è dubbio che bisogna trovare un soggetto pre-politico, una condotta pre-politica forte che torni, da una parte, ad ispirare la politica e a disaggregare coloro che militano nelle diverse formazioni politiche per riaggregarli attorno ad un’idealità comune e, dall’altra, a favorire il collegamento con la comunità ecclesiale o con le associazioni che il mondo cattolico esprime».

Insomma, c’è adesso bisogno di molto di più di un semplice partito.
«Più che pensare ad un nuovo partito c’è da ripensare la politica, il modus vivendi della politica e la possibilità di riaffezionare la gente e le nuove generazioni a questa altissima forma di carità. C’è quindi tutto un lavoro educativo e formativo che insieme decidiamo di fare e che troverà certamente nel soggetto di Retinopera una sua esplicitazione ideale forte. Poi è anche vero che, scomodando il Vangelo, che vino nuovo si deve mettere in otri nuovi e pertanto ci si rende conto che sia la forma tradizionale del partito sia il sistema elettorale che porta ad esprimere le rappresentanza politiche sono da ripensare. E non c’è dubbio che una forte interposizione di popolo richiamerà l’importanza di ripensare e rinnovare l’istituto dei partiti e la capacità della gente di esprimere fiducia nei candidati e di esigere un riscontro dell’operato una volta eletti».

L’intervento determinante del presidente de della Cei non limita ancora l’autonomia del laicato cattolico?
«Credo che sia necessario che la Chiesa, attraverso la gerarchia, esprima una paternità. Ritengo, anzi, importante la presenza del card. Bagnasco perché si stabilisca ancora di più un legame rispettoso e fecondo con la gerarchia, non dimenticando il fatto che parla ai credenti ma senza indicare quali compiti e obbiettivi il Forum del lavoro e Retinopera hanno deciso e intendono darsi. Piuttosto vedo il riconoscimento di un ruolo, l’apprezzamento di uno sforzo che è frutto di un cammino, rinnova la fiducia verso un laicato organizzato che si è messo in rete e intende sostenere questo disegno nuovo che si esprime attorno ad un soggetto di interlocuzione culturale e sociale».


sabato 8 ottobre 2011

La Chiesa ha raccolto 60 milioni di euro per la carestia nel Corno d'Africa

da:Il Sole 24ore


Dopo i ripetuti appelli di Benedetto XVI la Chiesa Cattolica, tramite i suoi organismi umanitari, ha raccolto per l'emergenza carestia e siccità nel Corno d'Africa ben 60 milioni di euro. Lo stesso Papa Ratzinger ha devoluto personalmente 400 mila euro. La notizia è stata resa nota nel corso della conferenza stampa tenuta in Vaticano dal presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, cardinale Robert Sarah, con l'amministratore apostolico di Mogadiscio, monsignor Giorgio Bertin, e i responsabili di diversi organismi cattolici: Caritas, Crs, Manos Unidas, e altri. Era presente anche una delegazione della Comunione Anglicana, che ha aderito alla mobilitazione lanciata da Ratzinger.

Aiuti per un milione di persone
Michel Roy, segretario generale di Caritas internationalis ha riferito che la Chiesa Cattolica sta aiutando un milione di persone (su 13 milioni e 300 mila persone che hanno bisogno di assistenza diretta, principalmente in Somalia, Etiopia, Kenya e Gibuti) e ha già messo a disposizione 31 milioni di euro, raccolti tramite collette e offerte in tutto il mondo. E ha sottolineato che molte Chiese locali si sono mobilitate organizzando collette nazionali per rispondere agli appelli del Papa.

Aiuti alimentari per i bambini, poi tende e medicine
La Chiesa nel Corno d'Africa, ha spiegato Roy, interviene con «aiuti alimentari e supplementi nutrizionali per bambini, tende, medicine, acqua per persone, animali e coltivazioni. Ma anche servizi igienici e sanitarie, cure sanitarie, assistenza ai più vulnerabili, distribuzione di sementi, sostegno spirituale e psicologico. Riguardo al futuro, ha precisato Roy, «questo mese di ottobre sarà cruciale: se non pioverà la situazione peggiorerà, e le previsioni non sono buone. I campi sono troppo affollati con grossi problemi sanitari e gli aiuti non sono sufficienti». La comunità internazionale, ha auspicato Roy, «deve rafforzare gli sforzi per fronteggiare i bisogni reali e dare pace e stabilità alla Somalia e all'intera zona del Corno d'Africa».

Arcivescovo di Canterbury: collegare azione umanitaria e sviluppo degli interventi
È stato letto un messaggio dell'Arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, sull'«importanza cruciale di collegare azione umanitaria e sviluppo degli interventi». L'arcivescovo nello scritto ricorda che «le comunità di fede hanno un proprio ruolo distinto» da svolgere durante le emergenze umanitarie. A suo avviso «molte lezioni possono essere apprese da questa crisi», tra cui «l'importanza di preparare e rafforzare la capacità delle comunità di prevenire e mitigare i disastri e cercare di prevedere le emergenze». Il suo auspicio è che la collaborazione tra le chiese in atto per soccorrere il Corno d'Africa «porti energia vitale e focus sulla crisi e stabilisca nuove opportunità di collaborazione ecumenica».

sabato 1 ottobre 2011

PNL: l’ipnosi moderna. Che cos’è e come funziona.

da:Wild Italy di Matteo Marini


La PNL (Programmazione neuro linguistica) viene presentata al mondo nel 1975 ma già precedentemente vi erano stati altri studiosi della condizione e comunicazione della mente umana. Negli anni ’50, per esempio ci fu Maxwell Maltz, chirurgo estetico che si rese conto del fatto che molti dei suoi pazienti, una volta effettuata l’operazione chirurgica, rimanevano intrappolati in visioni negative (incidenti stradali, etc.). Si guardavano allo specchio e non riuscivano a venire fuori da uno stato di depressione. Maltz quindi cominciò a studiare quale fosse la differenza tra realtà e immaginazione ed inventò la Psico-cibernetica. L’elemento chiave della scienza inventata da Maltz è che la mente non distingue tra realtà reale e realtà immaginata. Se tu proponi continuamente ad una persona la realtà immaginata (vedi televisione, ai giorni nostri) tenderà a formarsi un’idea della realtà rispetto a quella immagine.
Arrivando alla PNL, bisogna dire che il suo sviluppo, si fonda molto sugli studi dell’autore sopracitato e di tanti altri ma soprattutto sulle teorie di Milton Erickson. Erickson è stato uno dei più grandi ipnoterapisti del ’900. Riusciva a risolvere casi clinici in tempi brevissimi, aiutando a superare le fobie dei pazienti anche in dieci minuti. La sua ipnosi, non si basava sul classico pendolo bensì sul linguaggio. Egli parlava in un certo modo e il paziente, senza accorgersene, entrava in ipnosi. Una volta entrato in ipnosi, Erickson gli cambiava la percezione di quella determinata fobia e lo “riprogrammava”.
Richard Bandler e John Grinder, co-fondatori della PNL, si resero conto che era necessario che studiassero proprio il lavoro di Milton Erickson, come anche quello di Virginia SATIR(psicologa e psicoterapeuta) e Moshe Feldenkreise. Ciò che scoprirono Bandler e Grinder, fu sostanzialmente un concetto chiave: la mente umana si programma con il linguaggio e con i contenuti ed i significati del linguaggio. Se voi ascoltate parlare un cinese, a meno che non conosciate la sua lingua, sicuramente quel linguaggio non vi programmerà mai perché non ne afferrate i contenuti.
La denominazione di “Programmazione neuro linguistica” deriva dal fatto che si basa proprio sul linguaggio.
Il linguaggio quindi è fondamentale sia per programmare la mente ma anche per istillargli dei modelli, dei modelli del mondo, della realtà.
Questi modelli vengono creati attraverso dei canali percettivi: canale uditivo (i suoni, le parole), visivo (le immagini) e cinestesico (le emozioni, canale sensoriale). Gli ideatori della PNL scoprirono poi un’altra cosa straordinaria: quando a un paziente gli si ponevano un certo tipo di domande, i suoi occhi si muovevano in sei direzioni differenti.
Esempio: che cosa ti ricordi di tua madre quando avevi cinque anni? Una persona istintivamente sarà portata a direzionare gli occhi in alto a destra, dove era stata identificata la memoria visiva ricordata (antica).
Altro esempio: cosa ti diceva tuo padre quando ti portava a pesca? Istintivamente si rivolgeranno gli occhi verso destra (ricordo uditivo, rievocare suoni).
Cosa provasti quando la tua ragazza ti lasciò? Gli occhi, in questo caso sono rivolti in basso a destra, dove si trova la memoria cinestesica (memoria sensoriale, relazionata con le emozioni).
In alto viene individuata anche la memoria relativa al piacere (Com’era quel dolce che ti hanno offerto poco fa?Risposta, alzando gli occhi in alto: non puoi capire, era buonissimo!).
Bandler e Grinder capirono dunque che nel cervello vi erano delle memorie, degli hard disk e l’occhio punta verso uno di questi hard disk proprio come il puntatore di un mouse.
Il paziente quindi, quando formulava una risposta, gli mostrava inconsciamente da quale “hard disk” andava a reperire le informazioni e loro sapevano così quale parte del cervello dovevano riprogrammare.
Una persona che mentre parla, rivolge occhi in basso a sinistra e la testa semplicemente verso il basso, sta effettuando un “dialogo interiore” cioè non sta parlando con te ma a se stesso, sta sovraparlando a se stesso. Mentre se il soggetto non parla ma mantiene gli occhi nella stessa direzione, lui sta cercando una sorta di giustificazione a se stesso, sta usando la sua “radio interna”.
Altro elemento fondamentale della PNL è l’associazione tra informazione e fisicità. Se io dico: “per me è importante un grande sforzo per risolvere questo problema” e allargo le mani su “grande”, rendo l’informazione più potente e tende quindi a creare un’associazione neuro linguistica.
La PNL quindi è uguale a ipnosi ed usare oggi l’ipnosi significa usare PNL.
Gli studiosi che si sono approcciati a questa scienza, sono concordi sul fatto che noi siamo costantemente sotto ipnosi perché costantemente ci auto condizioniamo, ci auto programmiamo.
Continuiamo il nostro “viaggio” all’interno dei meandri di questa scienza con la generalizzazione, un qualcosa che inconsciamente appartiene al nostro linguaggio e che noi utilizziamo spesso: “Tutti sanno che è così” (Tutti chi? Sanno cosa? Così che?). L’interlocutore, non avendo informazioni attinenti, le andrà a ricercare nei propri “archivi” per prendere la propria realtà, identificandosi nella frase. Il concetto espresso è talmente generico che per un attimo si entra in ipnosi.
Molto spesso ci auto convinciamo anche di un qualcosa che sappiamo essere non vero semplicemente per metterci in contrapposizione a qualcuno (vedi rapporto genitori-figli).
Andando avanti con l’analisi dei punti chiave della PNL, troviamo l’ancoraggio ai valori. Per ancoraggio si intende il bloccare un’informazione in uno degli “hard disk” in maniera efficace, “bloccandola”.
Un’ancora può essere rappresentata in un leader politico che, a pochi giorni dalle elezioni, strappa durante un comizio il programma del suo principale sfidante. Il gesto dello strappo, simboleggia un’associazione neuro-fisica/visiva ed è andato a creare un ancoraggio. Un gesto eclatante che nella mente di questi ipotetici elettori è risuonato come una sorta di disprezzo per le idee propugnate dalla fazione politica opposta, come un “questa è la fine che merita un programma del genere” e “lui è l’unico che ha il coraggio di fare una cosa del genere e forse non ha tutti i torti”.
Che ruolo hanno oggi tecniche di informazione molto potenti (al primo posto la PNL) nell’informazione moderna? Sicuramente un ruolo fondamentale perché negli ultimi venti/trent’anni hanno agito per programmare la formazione dell’opinione pubblica.
L’informazione quindi è stata mirata e manipolata per programmare una visione della realtà. Lo slogan chiave della PNL è: “la mappa non è il territorio”. Per raggiungere un luogo che non si conosce, di solito si utilizza una mappa, no? La mappa però è la rappresentazione del territorio. Non è il territorio. La mappa ti può più o meno guidare, ma ci può essere la possibilità che quando giungi in quel determinato luogo, non trovi i punti di riferimento indicati sulla tua “guida”. Ciò vuol dire quindi che la realtà immaginata (la mappa) non è la realtà reale (territorio).
I grandi comunicatori puntano proprio su questo: indurre una mappa, una rappresentazione della realtà che più viene ripetuta, e più si rafforza, si consolida nella mente di chi la recepisce.
La maggior parte delle persone quando comunica non sa affatto cosa sta facendo. Lo fa automaticamente. E sono anche bravi a farlo, senza sapere come fanno a farlo. Quello che ho appena scritto è una frase con molte privazioni di “indici referenziali“. E’ una tecnica molto usata nel linguaggio ipnotico e – soprattutto – pubblicitario. Vediamo nel dettaglio la frase che ho appena scritto:
• La maggior parte delle persone quando comunica: quali persone? che cosa comunicano? C’è un’omissione di riferimento.
• …non sa affatto cosa sta facendo: cosa fanno? cosa devono sapere? Altra omissione.
• … Lo fa automaticamente: cosa? Ulteriore omissione.
• .. E sono anche bravi a farlo, senza sapere come fanno a farlo: sono bravi in che? cosa non sanno? come sanno di non saperlo fare? Tre omissioni.
Come vedete, ci sono molte “negazioni” e “generalizzazioni” (esempio: la maggior parte delle persone…). In questo modo, la maggior parte delle persone si può riconoscere in quello che dico, attingendo dal proprio bagaglio di memoria.