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domenica 10 aprile 2011

Il Loft, uno spazio a misura d’uomo

di: Andrea Baciarlini - L'Ottimista



Tipologia edilizia nata una trentina d’anni fa negli Stati Uniti come scelta anticonvenzionale di una generazione che voleva sperimentare nuovi modi di vivere e di abitare, il Loft oggi si ripropone come opzione interessante ed ecologica in grado di contrastare l’estensione del perimetro urbano a scapito del territorio rurale, a tutto vantaggio della qualità di vita dei suoi abitanti.

Nelle nostre città, dove pullulano edifici ormai dimessi ed inutilizzati (spesso bellissimi esempi di architetture proto-industriali o interessanti casi di hangar ed edifici di servizi), la creazione di nuove edificazioni che urbanizzassero il territorio campestre circostante sembrava fino a poco tempo fa  essere l’unica opzione possibile per far fronte alla sempre maggior richiesta di nuovi alloggi e di nuovi locali di servizi.

Il Loft invece, nato in associazione all’idea del riuso e della riconversione di edifici già esistenti, con la loro immagine acquisita nel sentire collettivo, la loro storia ed il loro valore intrinseco, vuole proporsi come scelta intelligente, ecologica, economica e rispettosa dell’immagine urbana consolidata, della sua tradizione formale, in definitiva del suo “genius loci”, ancor più in questo momento di crisi economica globale.
Lo stesso  concetto di Loft, infatti, prevede il riuso di gran parte dell’esistente (con un gran sollievo per l’ambiente che non si trova a dover “smaltire” gli ingombranti residui della demolizione di interi fabbricati), limita il carico ambientale del ciclo produttivo e di trasporto ai soli materiali utili per la ristrutturazione parziale di edifici che già esistono, tenendo conto che questa tipologia edilizia possiede normalmente anche un linguaggio architettonico di estrema semplicità e chiarezza (“semplice è bello”) in tutti gli ambiti: con la visibilità dei materiali (mattoni o blocchetti a vista), la semplicità degli impianti (spesso apparati con tubi a vista), la semplicità dell’arredamento, spesso vintage, carico di emozionalità nelle sue reinterpretazioni.

Interessanti sono anche i nuovi “modus habitandi” che genera e le relazioni interpersonali che obbligatoriamente provoca nella sua carica di novità; chi si trova a vivere in questi spazi sente di essere parte di un “qualcosa di diverso” e quindi vede accrescere il suo “senso di appartenenza” ad una comunità sociale differente dai normali condomìni cui siamo abituati, con le loro relazioni interpersonali spesso cariche di tensione.
Nel Loft è possibile soddisfare le esigenze abitative che l’uomo, come diceva Le Corbusier, in occasione della progettazione dell’Unitè d’Habitatiòn di Marsiglia, desidera avere nel suo proprio ambiente, modellato su di sé: un minimo spazio esterno privato che gli permetta quel rapporto con la natura che ha perso nella città; un suo spazio privato interno ed esterno, meglio se distinto e diverso da quello altrui; una varietà formale che eviti la monotonia di ambienti scatolari; aperture all’esterno che rifuggano dalle banali finestre a doppia anta con tapparelle che si moltiplicano nel panorama urbano; l’avere “qualcosa di nuovo e diverso” non necessariamente strettamente funzionale, ma apportatore di quella novità e meraviglia che fanno da sempre dell’Arte la ristoratrice dello spirito umano. Le variazioni altimetriche e volumetriche peculiari del Loft rispondono all’esigenza di percezione dell’uomo, spesso repressa dalle scontate soluzioni edilizie dei normali appartamenti ed uffici, dall’impostazione “piana, anzi piatta”, limitante per la fantasia. Per questa stessa ragione suscitano in noi tante emozioni ed appagante meraviglia molte architetture medioevali con le loro irregolarità, le loro continue novità, le loro armoniose semplicità, il loro gusto dei materiali a vista, le loro soluzioni di disarmante semplicità ma proprio per questo belle ed interessanti.

È incoraggiante notare come quella del Loft, che agli inizi sembrava solo una moda di pochi artisti, stia diventando una tendenza che contagia positivamente un sempre maggior numero di persone che, forse senza saperlo, omaggiano l’Arte per quello che è veramente: ancella di Bellezza a servizio dell’uomo, portatrice di novità, meraviglia e incanto in quel Nuovo Umanesimo del Terzo Millennio tante volte invocato per rinnovare e rinverdire il secolo presente.

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