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venerdì 10 giugno 2011

Il Magistero senza "Avvenire"?

di: Marco Invernizzi, La Bussola Quotidiana


Siamo rimasti esterrefatti leggendo la risposta del direttore di Avvenire a un lettore, questa mattina venerdì 10 giugno. Marco Tarquinio, trattando il tema della disoccupazione giovanile, scrive che bisogna «capovolgere lo sguardo» e «capire una buona volta che non si può continuare a concentrare energie, a dibattere e a inventare sempre nuovi motivi di scontro su questioni (dall’eutanasia ai similmatrimoni, tanto per fare esempi non casuali) praticamente inesistenti o comunque assai poco rilevanti nel vissuto della gente».

Ho riletto più volte. C’è scritto proprio così. Povero Magistero della Chiesa, poveri princìpi non negoziabili. Scrivevamo alcuni giorni fa come questi ultimi fatichino a diventare criteri di scelta politica dell’elettore cattolico proprio perché tanti pastori non ne parlano, oppure privilegiano altri valori o comunque diverse prospettive culturali. Se anche il direttore del quotidiano dei vescovi ritiene che non si debbano sprecare energie per i principi non negoziabili (lui menziona eutanasia e coppie di fatto, che richiamano proprio i casi in cui Avvenire condusse le importanti battaglie per salvare Eluana Englaro e per il Family Day contro i Di.Co.), allora il problema è ancora più grave, perché il compito di un giornale cattolico dovrebbe essere quello di trasmettere questi principi e di contribuire con l’informazione e la formazione tipica del quotidiano a costruire una cultura politica che parta da questi principi. Sappiamo infatti, e ne abbiamo più volte scritto anche su La Bussola Quotidiana, che i principi non negoziabili non costituiscono tutta la dottrina sociale della Chiesa e non esauriscono le esigenze del bene di una comunità, ma che peraltro sono imprescindibili, appunto non negoziabili.
Dobbiamo insomma prendere atto di un drastico cambio di rotta ad Avvenire, che gira le spalle a quelle scelte decisive che spinsero l’allora direttore Dino Boffo a investire significativamente in uomini, mezzi e risorse per creare i preziosi inserti dedicati è vita ed è famiglia?

Non si capisce, del resto, che cosa siano i «volani elitari ben collaudati» che secondo Tarquinio privilegerebbero «ideologicamente e mediaticamente» queste questioni relative alla vita e alla famiglia. Il suo linguaggio è criptico e sarebbe utile che il direttore di Avvenire spiegasse che cosa intende dietro queste parole che così come appaiono lasciano intendere che secondo lui ci sono ambienti (giornali? forze politiche?) che cercano lo scontro su queste questioni che non esistono. È “invenzione” di qualcuno che ci sia da decenni, potremmo almeno dire dal 1968, una campagna contro la vita e contro la famiglia, oppure sono “invenzioni” di un Magistero della Chiesa troppo preoccupato di queste cose «assai poco rilevanti nel vissuto della gente»? E non viene il sospetto, peraltro espresso ripetutamente dal Magistero, che quando una società rinnega i principi fondamentali è come se pregiudicasse anche tutto il resto, compresa la disoccupazione giovanile?

Insomma, l'intero contesto è ambiguo. Ci auguriamo che il direttore di Avvenire possa chiarire.

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