Solo il 9% dei pazienti ha accesso ai nuovi farmaci che ritardano l’evoluzione della malattia e la disabilità. Questa volta senza differenze tra Nord e Sud
COLPITI I GIOVANI - «La sclerosi multipla rappresenta una delle principali cause di disabilità neurologica tra i giovani di 20-30 anni, seconda per importanza solo agli incidenti stradali – afferma Carlo Pozzilli, ordinario di Neurologia all’Università La Sapienza di Roma e responsabile del Centro Sclerosi Multipla all’Ospedale S. Andrea della Capitale - . Proprio perché colpisce nella fascia d’età maggiormente produttiva, è fondamentale rendere la persona autonoma il più a lungo possibile. Oggi – continua il neurologo - possiamo intervenire quando la persona sta ancora bene, grazie ai notevoli progressi in ambito terapeutico degli ultimi anni, soprattutto per l’avvento di farmaci immuno-modulanti o, più di recente, del primo anticorpo monoclonale: hanno permesso non solo di rallentare il decorso della malattia ma in alcuni casi anche di arrestarlo». «Se negli anni Ottanta circa il 70% dei malati di sclerosi multipla rimaneva invalido nel giro di sette anni, ora la percentuale è diminuita grazie alle terapie e alla diagnosi precoce - afferma Antonella Moretti, direttrice dell’AISM - .Per il 30% dei pazienti si prospetta una condizione di disabilità più in là nel tempo, dopo 20-25 anni».
DIRITTO ALL’INNOVAZIONE NON GARANTITO - Progressi scientifici incoraggianti (sono in arrivo nei prossimi cinque anni dieci nuovi farmaci), ma bisogni di cura dei pazienti tuttora insoddisfatti. «Nell’accesso alle cure innovative si riscontrano ancora difformità da regione a regione», sottolinea Federico Spandonaro, docente di Economia sanitaria alla Facoltà di Economia dell’Università Tor Vergata di Roma. Eppure «esiste un accordo tra Stato e Regioni per cercare di superare i ritardi e la disomogeneità di accesso alle cure innovative», aggiunge Paolo Siviero dell’Agenzia Italiana del Farmaco.
RITARDI NELL’ACCESSO - Nel nostro Paese viene trattato coi farmaci innovativi appena il 9% dei pazienti: un dato che varia nelle diverse Regioni, questa volta senza differenze tra Nord e Sud del Paese. Al di sotto della media nazionale, infatti, in fondo alla classifica ci sono, oltre alla Campania (col 4,7% dei pazienti trattati con le terapie innovative), anche Toscana (5,6%), Veneto (6,5%), Emilia Romagna (7,2%), e poi Sicilia (7,8%) e Marche (7,3%). Differenze dovute a difficoltà nel riconoscere l’innovazione e, soprattutto, a garantire un accesso continuo rispetto a farmaci di comprovata efficacia. Un esempio: il primo anticorpo monoclonale per la sclerosi multipla ha segnato un ritardo che, a seconda delle Regioni, è stato tra i 2 e i 12 mesi (in Sicilia).
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