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giovedì 23 giugno 2011

Manovra, spunta il capitolo pensioni

di: il Giornale.it

Roma - Alle cinque della sera, il faccia a faccia che non ti aspetti. Silvio Berlusconi lascia gli scranni del governo e si siede accanto ad Antonio Di Pietro, in prima fila. Il gran capo dell’Italia dei Valori è al telefono. «Posso spiarti un po’?», gli chiede il Cavaliere mentre l’altro riattacca. I due chiacchierano fitto per un quarto d’ora buono. Il premier gesticola, l’ex pm annuisce, ogni tanto sorridono. Sembrano amiconi. Alla fine il Cav fa il vago. «Che ci siamo detti? Niente», e se ne va tutto allegro. Il leader si rifugia invece in una dichiarazione dal sapore diplomatico: «Mi ha detto che il suo governo fa del bene al Paese. Ho risposto che, se davvero vuole il bene del Paese, si dimetta».

Un’ora più tardi, il Di Pietro che non ti aspetti prende la parola e semina il panico nel Pd. Comincia chiedendo al premier «di portare in Parlamento leggi che servono al Paese e non più leggi ad personam», poi però piega subito attaccando quelli che dovrebbero essere i suoi alleati. «Berlusconi ha detto una cosa che deve farci riflettere, che in Italia ci sono tre-quattro opposizioni. E noi che facciamo?». Nulla, è l’implicita risposta. «E invece dobbiamo raccogliere la sfida e preparare adesso l’alternativa vera a questo governo che per due anni non si schioderà. Non possiamo limitarci a chiedere un voto pro o contro Berlusconi. Comincia tu, amico Luigi, spetta a te, leader del partito di maggioranza relativa, l’onore e l’onere di convocarci».

Cala il gelo tra i banchi della sinistra. Qualcuno grida «ti sei messo d’accordo con il Cavaliere». Di Pietro non perde la calma. «Dobbiamo chiarirci molte cose - riprende -. Qual è il nostro programma, la nostra coalizione, il nostro modo di scegliere la leadership? Io non lo so che cosa offriamo come alternativa perché non ho ancora avuto una riunione con gli altri segretari dell’opposizione». E ancora: «Su che cosa faremo le primarie? Con quale programma e per chi? Su questo punto di chiarezza ne serve molta, per evitare salti nel buio». Qui si nasconde il siluro contro l’emergente Nichi Vendola: «La gente non condivide la politica dell’illusione, Non me la sento di dire ai cittadini di votare un leader senza che dica dove ci porta, eleggendo magari un oscuro premier che parla bene e affabula tanto, ma che non so se ha in capo un mondo liberale, di economia basata sulla libera concorrenza, sulla meritocrazia, sull’efficienza del servizio pubblico».

Adesso, dice ancora Di Pietro, sotto i cieli della minoranza c’è ancora troppo caos. «Io non ci sto più a farmi dire che bisogna mettere insieme con grande capacità la difesa delle fasce deboli della sinistra con la legalità della destra, la solidarietà e il libero mercato». Insomma, conclude, è l’ora delle scelte.

Lo strappo è consumato. Bersani accusa il colpo. «Io non sono un leader? E allora perché i sondaggi mi danno dieci punti avanti a tutti? Caro Antonio, di riunioni ne faremo tante, ma l’alternativa sta lì, sta nel Paese, in una riscossa civica e morale che riesca ad affrontare i problemi del Paese». In serata la controreplica di Di Pietro, via Tg3: «Belle parole, passiamo ai fatti. Non possiamo costruire un’alternativa aspettando che Berlusconi si sfiduci da solo. Dobbiamo meritarla attraverso un programma. Subito».

1 commento:

  1. dal Quotidiano:L' Unità

    «Caro Tonino, stavolta hai toppato». Messaggi dal web al leader dell'Idv, subito dopo la «svolta» che ha visto l'ex pm prima intrattenere un lungo faccia a faccia con Berlusconi e poi, dire in aula che è pronto a dargli una mano, sebbene sub condicione. «Di Pietro che parla con Berlusconi? Se non era per quella foto non ci credevo... Ora voglio, pretendo ed esigo di sapere: se ho buttato i miei voti, cosa vi siete detti, perchè hai accettato di parlare con colluso, dov'è andata a finire la tua morale. Sono molto allibito. Attendo ed esigo spiegazioni», tuona Francesco Pipitone, nel blog del leader Idv. I

    Toni sono quasi unanimemente inferociti. Ecco Tommy Lee: «Caro Tonino, penso che dopo tanta rispettabile opposizione stai cadendo in una incomprensibile confusione. Dopo aver in tutti i modi messo in guardia gli italiani dal pericolo che Berlusconi rappresenta, che fai? Vai a chiedere a Berlusconi di governare? Di portare in Parlamento una equa riforma fiscale? Di destinare maggiori risorse alla giustizia? Sveglia! Questo piccolo uomo si deve dimettere».

    Mauro C. è molto più che arrabbiato. «Ora è troppo- tuona- e prima De Gregorio, e dopo Razzi e Scilipoti... Ora la chiacchierata con il nano. Ma ci prendi per il culo? Il mio voto non lo avrai più, puoi giurarci Non sfugge ai dipietristi, che quella del loro leader è una «svolta» in chiave tattica, pensata per attrezzarsi come partito di governo per quando Berlusconi sarà solo un ricordo. Ma anche così, la mossa di Antonio Di Pietro non è giustificata dai suoi.

    «Caro Tonino, assistere a quella chiaccherata in diretta con chi sta affossando una generazione e un'intera nazione mi ha profondamente turbato», scrive Daniele. «Può darsi- aggiunge- che lei abbia semplicemente assecondato un vecchietto che si sente solo. È evidente che sta cambiando linea politica per essere più credibile, ma sta ottenendo esattamente l'effetto contrario. Secondo me, con la decadenza del sovrano anche il suo principale nemico non ha più ragione di esistere».

    Anche sotto il discorso che il leader Idv ha tenuto alla Camera, appena messo online, accanto a Valerio Bianconi che si dice in «totale sintonia» con lui, cominciano ad arrivare le prime critiche. E sono al fulmicotone.

    «Tutto bello- scrive Mauro- Però ci devi dire cosa vi siete detti col nanerottolo quando parlavate fitto fitto. Siamo elettori Idv incazzati e disgustati! Vogliamo risposte, non domande».

    Il leader dell'Idv a distanza racconta la sua versione: «Stavo nel mio banco, quando il premier, terminato il suo discorso, si è avvicinato a me per dire che voleva parlare a un leader dell'opposizione e dire quello che aveva appena detto in aula e cioè che il suo governo sta facendo il bene del Paese. E io gli ho detto che farebbe bene al Paese se se ne andasse al più presto». Così Antonio Di Pietro ricostruisce il colloquio con il premier Silvio Berlusconi in aula a Montecitorio.

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