Richard Stallman, ex hacker e fondatore della Free Software Foundation è un'icona del movimento per il software open source. Barbuto e ieratico come un profeta del Vecchio Testamento, ogni sua sortita, provoca discussioni e fa riflettere.
Negli ultimi tempi il suo nemico principale era Apple, con il suo ecosistema chiuso e proprietario; ora però sembra aver trovato un nuovo bersaglio: i libri elettronici. In un documento pubblicato sul suo sito e intitolato: “I pericoli degli ebook”, il vecchio guru sottolinea le principali controindicazioni dei volumi digitali rispetto a quelli cartacei, in particolare la necessità di identificarsi prima di effettuare l'acquisto e l'impossibilità di prestare liberamente o modificare un volume elettronico a causa dei formati proprietari.
“Le tecnologie che dovrebbero darci maggiore potere – avverte Stallman - vengono usate invece per incatenarci. Dobbiamo rifiutarci di comprare ebook finché non rispetteranno la nostra libertà”. Nel caso di un libro cartaceo, argomenta, basta sborsare qualche dollaro o euro alla libreria all'angolo per portare a casa la merce, senza dover presentare la carta di identità al negoziante. Nel caso di un best-seller comprato su Amazon, invece, pagato con carta di credito e inviato direttamente al Kindle dell'acquirente, l'identificazione è necessaria e immediata.
Questo significa che chiunque avesse accesso ai dati conservati nei server della società, potrebbe farsi un'idea dei nostri gusti di lettura e dei nostri interessi e, di riflesso, molto probabilmente anche delle nostre posizioni politiche e sociali. C'è poi la questione dei sistemi di gestione dei diritti digitali, le protezioni Drm, che impediscono di effettuare una copia del volume acquistato, ad esempio per prestarlo a un amico.
Il compratore non diventa mai dunque, possessore, a tutti gli effetti, di un ebook, ma ne è un semplice usufruttario; il libro può perfino essere cancellato da remoto dal venditore con un'iniziativa unilaterale. “È quanto successo nel 2009 – ricorda Stallman – quando Amazon ha cancellato migliaia di copie di 1984 di George Orwell dai dispositivi degli utenti, sfruttando una porta di accesso secondaria al lettore”.
Le case editrici giustificano tali limitazioni col fatto che sono necessarie per poter garantire agli autori dei libri di ricevere il giusto profitto dalla vendita dei libri, ma Stallman non è d'accordo: “l'attuale sistema del copyiright, più che per sostenere gli autori, serve a supportare le case editrici. Possiamo ricompensare gli autori in altri modi, che non richiedano di limitare la nostra libertà”.
E suggerisce due sistemi alternativi al tradizionale diritto d'autore: l'istituzione di un fondo fiscale, gestito da un'agenzia statale o comunque di diritto pubblico, che garantisca agli artisti un'equa compensazione economica basata sulla loro popolarità o, in alternativa, l'inserimento nei lettori di ebook e in quelli musicali, di un sistema per inviare pagamenti volontari agli artisti da parte dei loro fan. Utopia? Forse.
Negli ultimi tempi il suo nemico principale era Apple, con il suo ecosistema chiuso e proprietario; ora però sembra aver trovato un nuovo bersaglio: i libri elettronici. In un documento pubblicato sul suo sito e intitolato: “I pericoli degli ebook”, il vecchio guru sottolinea le principali controindicazioni dei volumi digitali rispetto a quelli cartacei, in particolare la necessità di identificarsi prima di effettuare l'acquisto e l'impossibilità di prestare liberamente o modificare un volume elettronico a causa dei formati proprietari.
“Le tecnologie che dovrebbero darci maggiore potere – avverte Stallman - vengono usate invece per incatenarci. Dobbiamo rifiutarci di comprare ebook finché non rispetteranno la nostra libertà”. Nel caso di un libro cartaceo, argomenta, basta sborsare qualche dollaro o euro alla libreria all'angolo per portare a casa la merce, senza dover presentare la carta di identità al negoziante. Nel caso di un best-seller comprato su Amazon, invece, pagato con carta di credito e inviato direttamente al Kindle dell'acquirente, l'identificazione è necessaria e immediata.
Questo significa che chiunque avesse accesso ai dati conservati nei server della società, potrebbe farsi un'idea dei nostri gusti di lettura e dei nostri interessi e, di riflesso, molto probabilmente anche delle nostre posizioni politiche e sociali. C'è poi la questione dei sistemi di gestione dei diritti digitali, le protezioni Drm, che impediscono di effettuare una copia del volume acquistato, ad esempio per prestarlo a un amico.
Il compratore non diventa mai dunque, possessore, a tutti gli effetti, di un ebook, ma ne è un semplice usufruttario; il libro può perfino essere cancellato da remoto dal venditore con un'iniziativa unilaterale. “È quanto successo nel 2009 – ricorda Stallman – quando Amazon ha cancellato migliaia di copie di 1984 di George Orwell dai dispositivi degli utenti, sfruttando una porta di accesso secondaria al lettore”.
Le case editrici giustificano tali limitazioni col fatto che sono necessarie per poter garantire agli autori dei libri di ricevere il giusto profitto dalla vendita dei libri, ma Stallman non è d'accordo: “l'attuale sistema del copyiright, più che per sostenere gli autori, serve a supportare le case editrici. Possiamo ricompensare gli autori in altri modi, che non richiedano di limitare la nostra libertà”.
E suggerisce due sistemi alternativi al tradizionale diritto d'autore: l'istituzione di un fondo fiscale, gestito da un'agenzia statale o comunque di diritto pubblico, che garantisca agli artisti un'equa compensazione economica basata sulla loro popolarità o, in alternativa, l'inserimento nei lettori di ebook e in quelli musicali, di un sistema per inviare pagamenti volontari agli artisti da parte dei loro fan. Utopia? Forse.
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