Comunicazione & Cultura
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di: Giacomo Rocchi - Magistrato Penale
Il caso:
Pier Giorgio Welby riuscì a farsi uccidere da Mario Riccio che, su sua disposizione, gli staccò il respiratore artificiale che lo teneva in vita e, per non farlo soffrire mentre moriva soffocato, gli iniettò dei sedativi.
Il Giudice penale prosciolse Riccio dall’accusa di omicidio volontario affermando che egli aveva agito nell’adempimento di un dovere: come medico curante di Welby (che lo aveva nominato qualche giorno prima) egli aveva infatti l’obbligo di interrompere la “terapia”, perché Welby aveva revocato il consenso.
Cosa succederà con la nuova legge?
I medici saranno obbligati ad interrompere la respirazione artificiale ai pazienti che lo chiedono.
I medici saranno obbligati anche ad interrompere la respirazione artificiale ai bambini o agli incapaci se i genitori o i legali rappresentanti lo pretenderanno.
Non è prevista per i medici la possibilità di sollevare obiezione di coscienza. Se, comunque, il medico si rifiutasse, il paziente potrà nominare un altro medico curante.
Motivazione giuridica.
La respirazione (o ventilazione) artificiale non è menzionata dalla legge come “sostegno vitale” (come la nutrizione e l’idratazione artificiale) e, quindi, viene considerata terapia (articolo 3 comma 5).
In quanto terapia i medici non possono attivarla in mancanza del previo consenso informato scritto dell’interessato (articolo 2 comma 1).
Il consenso informato può essere sempre revocato, anche parzialmente (articolo 2 comma 5).
Non esiste nessuna norma che prevede che il rifiuto di terapie salvavita da parte dell’interessato sia inefficace.
(La legge recepisce due principi affermati nella sentenza nei confronti di Mario Riccio: che la respirazione artificiale è terapia e non sostegno vitale e che il consenso inizialmente dato può essere revocato. Si trattava di principi incerti che ora vengono sanciti per legge).
Quanto ai minori e agli incapaci: per ogni terapia occorre il previo consenso informato scritto dei genitori o del tutore (articolo 2 commi 6 e 7). Il consenso può essere rifiutato o revocato (articolo 2 comma 5).
Non esiste una norma che sancisca l’inefficacia del rifiuto o della revoca del consenso da parte del rappresentante legale nel caso l’omissione della terapia possa portare a morte il minore o l’incapace (un emendamento della sen. Bianconi che prevedeva: “Il consenso di cui ai commi precedenti non può contenere il rifiuto di trattamenti sanitari utili alla vita e alla salute del paziente. Il medico, ove ritenga che il consenso contenga indicazioni in contrasto con il comma 8-bis, le disattende indicando per iscritto i motivi nella cartella clinica” è stato bocciato al Senato, su parere contrario del relatore e del governo.
L’unica eccezione riguarda “una grave complicanza” o un “evento acuto” (articolo 2 comma 9).
Di fronte al rifiuto dei legali rappresentanti degli incapaci di prestare il consenso, il medico può (non è obbligato) ricorrere al Giudice (articolo 8 comma 2): se, comunque, è d’accordo con il legale rappresentante e stacca la respirazione non è responsabile della morte dell’incapace (perché la terapia non poteva proseguire per la revoca del consenso).
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Per dar voce anche ad altre visioni, pubblichiamo, seguento, un commento con un intervista sull'argomento.
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Carlo Casini: «Legge buona, impedisce l'eutanasia»
di Marco Respinti
03-03-2011
«Va fatta, la legge va fatta». Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita ed europarlamentare dell’Udc, non ha dubbi in merito alla proposta di legge sul fine-vita il cui iter inizierà lunedì alla Camera.
(domanda)Però non manca chi, anche da parte cattolica, sostiene che la cosa potrebbe trasformarsi in un boomerang…
(risposta)Già, e così avremmo subito mille Eluana Englaro.
(domanda)Ma non ha forse ragione chi preferisce il vuoto legislativo all’intervento positivo in una materia tanto delicata?
(risposta)No, perché oggi la questione è già compromessa. Vede, i pochi anche cattolici che mettono in dubbio l’opportunità d’intervenire in parlamento sulle “Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, consenso in formato e di dichiarazioni anticipate di trattamento” (Dat) in realtà non conoscono lo stato dell’arte. E pure il diritto. Credono cioè che la legislazione ora vigente impedisca l’eutanasia. Ma non è così. Molto è passato da quando è stato approvato il disegno di legge Calabrò nel marzo 2009. La Corte di Cassazione è intervenuta. Tutti i casi finiti in tribunale di medici che sono intervenuti propiziando la morte dei pazienti si sono sempre invariabilmente conclusi con l’assoluzione fino all’ultimo grado di giudizio. No, la situazione attuale non difende la vita: occorre allora intervenire per porre un freno. Ne sono assolutamente convinto. Lasciare così le cose non configura un “virtuoso” buco legislativo, ma favorisce la cultura dell’eutanasia.
(domanda)La proposta di legge che da lunedì andrà in discussione alla Camera è dunque cosa buona?
(risposta)Sono possibili obliquità e stravolgimenti, ma eventualmente dopo. Per ora il testo è chiaro. Impedisce l’eutanasia. Chi non lo difende rischia di favorire proprio le posizioni che vorrebbe contrastare.
(domanda)Gli assenti insomma hanno sempre torto…
(risposta)Esatto. Se vi dovessero in futuro essere mutamenti nel testo, battaglieremo; ma per ora la proposta è solida. In realtà, chi si accanisce davvero contro quel testo è oggi proprio chi è favorevole all’eutanasia. Per costoro la proposta di legge presto in discussione è un bastione insuperabile. Il che mi conferma un volta di più la bontà di ciò che stiamo andando a fare.
(domanda)Lei è però fra quanti sostiene che non basta una legge a risolvere la questione.
(risposta)Certo, anzitutto vi sono i medici, quelli che operano quotidianamente nel settore, a cui è affidata la vita dei pazienti. Sono i medici e i pazienti i soggetti primi di tutto, e nessun provvedimento legislativo può sostituirsi all’imprescindibile rapporto umano che deve intercorrere fra loro.
L’approvazione della legge sulle cure palliative porta per esempio l’attenzione su una questione decisiva. È una bella e significativa novità. Del resto occorre sempre che il malato non venga lasciato solo, che abbia accanto i parenti ma pure le strutture sanitarie. I pazienti debbono essere aiutati a vivere o anche eventualmente a morire in modo naturale, mai da soli. E su questo non c’è legge che tenga: occorre un enorme impegno culturale ed educativo preventivo…
Curiosa la prima risposta di Casini:
RispondiElimina"(risposta)Già, e così avremmo subito mille Eluana Englaro"
Non si capisce se si riferisce al caso in cui si abbiano o meno le DAT.
In realtà si capisce, ma voglio provare a dimostrare che é proprio l'esatto contrario del suo pensiero.
Proviamo quindi a chiederci a quale situazione Casini si riferisce:
Avremo 1000 casi Eluana con o senza le DAT?
Visto che ora le DAT non ci sono e di casi Eluana non ne abbiamo...
Inoltre voglio ricordare che non abbiano un nuovo caso Englaro nemmeno se andiamo a vedere i soli casi di primo grado di giudizio, mentre la condanna a morte di Eluana è arrivata solo al terzo grado di giudizio, in quanto nei primi due la sua vita é sempre stata tutelata...
I fatti quindi ci fanno escludere la possibilità che Casini si riferisse all'assenza delle DAT.
Quindi non possiamo che dedurre:
con le DAT avremo mille casi Englaro.
L'articolo seguente ci spiega il perché!
"Con questo Testamento biologico, sarebbe possibile un analogo caso Englaro? Purtroppo SI. Capiamo come."
http://www.facebook.com/home.php?sk=group_160930667261754&view=doc&id=202914003063420
Buona lettura e soprattutto buon approfondimento.
E' importante capire in che modo avremo un caso Eluana: si scoprirá che con questo testo DI ORA (e non con i futuri peggioramenti) sarà ancora piú immediato per i futuri Beppino Englaro porre fine alla vita del loro assistito.
Francesco
L'argomento è troppo importante.
RispondiEliminaCi stiamo giocando la considerazione della vita.
La vita è una COSA da disporre come se fossero i soldi da lasciare ai nipoti?
Perchè questo sono le DAT, a questo servono, come ci ricorda Casini le "dichiarazioni anticipate di trattamento".
Ma analiziamo le varie risposte di Casini.
Le analizzeremo con logica e se non si troveranno falle nel ragionamento, allora, piaccia o meno, avremo dimostrato come le DAT sono contro la tutela della vita.
(domanda)Ma non ha forse ragione chi preferisce il vuoto legislativo all’intervento positivo in una materia tanto delicata?
(risposta)No, perché oggi la questione è già compromessa.
FB: Benissimo, allora cerchiamo di spiegarla in modo semplice affichè tutti possano capire e non dicchiariamola complessa e basta. Come a dire "voi non capite, lasciate che ci pensi io"
CC:Vede, i pochi anche cattolici che mettono in dubbio l’opportunità d’intervenire in parlamento sulle “Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, consenso in formato e di dichiarazioni anticipate di trattamento” (Dat) in realtà non conoscono lo stato dell’arte. E pure il diritto.
FB: Allora con questa frase manda 2 messaggi: capiamoli bene.
1) Ci dice che siamo POCHI. Come se quando si Vota sulla vita ha ragione la maggioranza? Anche nella Germania Nazista erano poichi gli oppositori del regime, significa che avevano torto?
2) Il secondo messaggio è "quei pochi sono ignoranti". Questo gli occorre per rafforzare il primo messaggio implicito " lasciate che ci pensi io"
Ebbene, sappia Casini, che tra i "pochi" ignoranti vi sono laureati in giurisprudenza, e le contestazioni alle DAT hanno come base l'analisi del testo condotta da Magistrati Penali tuttora nel pieno esercizio della loro professione.
CC: Credono cioè che la legislazione ora vigente impedisca l’eutanasia. Ma non è così.
FB: Oh bella! Questa poi! Ma chiunque può controlare che il codice penale non è mai stato cambiato. Ed è quindi ancora reato l'uccisione del consenziente.
Carlo Casini dovrebbe sapere che nel nostro ordinamento, le sentenze passate non diventano legge. Forse si è confuso con l'ordinamento Americano: li l'aborto è entrato con la famosa sentenza Row vs Wade, che poi è diventata legge. Ma da noi è diverso. Occorre una legge e solo se è approvata dal parlamento diventa legge vincolante.
CC: Molto è passato da quando è stato approvato il disegno di legge Calabrò nel marzo 2009. La Corte di Cassazione è intervenuta. Tutti i casi finiti in tribunale di medici che sono intervenuti propiziando la morte dei pazienti si sono sempre invariabilmente conclusi con l’assoluzione fino all’ultimo grado di giudizio.
FB: Carlo Casini si riferisce forse all'unico caso del Dottore di Welby
O forse ai medici di Eluana. Ricordiamo che Beppino Englaro ha a lungo meditato dove andare a far morire sua figlia, nonostante molti gli proponessero di venire nelle loro strutture (mi ricordo la presidente del Piemonte Mercedes Bresso) eppure ha poi scelto Udine perchè solo li sapeva che il suo caso (per quanto riguarda gli aspetti penali) sarebbe stato archiviato.
[continua ...]
[... continua]
RispondiEliminaCC: No, la situazione attuale non difende la vita:
FB: A questa affermazione basta guardare i fatti, dopo Eluana, non vi è più stata un'altro caso come quello. Un caso che possiamo definire, un errore giudiziario. Uno stravolgimento delle leggi (attuali) per fini ideologici. E non si combatte un errore giudiziario inserendo una legge dalla quale possono entrarne molti altri.
CC: occorre allora intervenire per porre un freno. Ne sono assolutamente convinto.
FB: Ecco in fine la vera motivazione " Ne sono assolutamente convinto. "
Non siamo di fronte a motivi oggettivi, ad una legge sull'eutanasia da abolire o modificare, No, occorre farlo perchè Casini ne è convinto.
Ecco quindi che l'obbedinza cieca al Capo del movimento per la vita, trascinerà molti volontari ed aderenti che non hanno letto l'analisi di Giacomo Rocchi (nessun quotidiano ha voluto pubblicarla) a promuovere una legge che favorirà l'eutanasia.
CC: Lasciare così le cose non configura un “virtuoso” buco legislativo, ma favorisce la cultura dell’eutanasia.
FB: E' sin troppo facile dimostrare che proprio una legge (questa legge) sulle DAT favorisce la cultura dell’eutanasia.
Ma vediamo il perché si può affermare ciò come affermazione logica:
L’errore di questa legge sta proprio nel rendere la vita come un fatto disponibile alla persona, come lasciare dei soldi ai nipoti.
Non è così. La vita non è una COSA.
Inoltre chiediamoci: perché si parla sempre di nutrimento e di idratazione ma non si parla mai dell’aria.
Assicurare la respirazione non è sostegno vitale?
Allora forse, questi aspetti sono solo degli specchietti per le allodole, messi li da chi invece vuol far diventare come legali certe (non tutte) pratiche dell’eutanasia passiva.
Ecco, chiediamoci quindi queste due cose fondamentali:
Come vogliamo che la Vita degli esseri umani venga considerata e come vogliamo tutelarla (o non tutelarla)
Francesco