« Sulla morte o sull’assassinio – occorrerà chiarire – del dittatore libico Gheddafi mi auguro sia fatta davvero subito verità. Mi addolora il fatto che lui non possa più deporre all’Aia, per un processo internazionale che renda al mondo i suoi diritti alla verità e alla conoscenza, a proposito della sua forse maggiore impresa criminale.
Senza il suo aiuto non sarebbe stato possibile realizzare il crimine maggiore, forse, dell’ultimo ventennio, nel mondo: l’aver fatto scoppiare il 20 marzo 2003 la guerra in Iraq, per evitare che scoppiasse – grazie al possibilissimo e probabile esilio volontario di Saddam – con la pace, anche la democrazia e la libertà in Iraq.
I due suoi complici George W. Bush e Tony Blair, mandanti e responsabili della guerra in Iraq – i cui effetti continuano in Medio Oriente, con un “Occidente” che deve rispondere dell’avere usato un”arma di repulsione di massa” – sono due infami più di lui, perché hanno tradito i propri giuramenti, le proprie patrie, i propri doveri. Ancora non riusciamo a riparare, con la verità, la menzogna – come Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito è il nostro principale compito, forse, oggi. Fin quando noi non potremo rendere al mondo la verità, non avremo esaurito uno dei nostri compiti principali.
La scomparsa del dittatore Gheddafi mi colpisce molto. È stato un killer – ha accettato di esserlo – ma si è fatto pagare in ogni modo e molto, molto bene, per questo suo ruolo infame. È stato il killer di due suoi complici infinitamente più infami di lui, perché traditori della propria parola, traditori della propria legge, traditori della propria civiltà, traditori dei propri popoli: Bush e Blair. Avremmo avuto bisogno – come con Saddam, come con tutti gli altri “Caino” – della sua vita e non della sua morte. Senza di lui difficilmente credo potremo conoscere anche molti “dettagli” luridi e lerci di questa tragica pagina della storia umana contemporanea” »
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