Intervista al ministro del Turismo sulla campagna del Foglio
Da oggi nell’agenda dell’esecutivo c’è anche la mini campagna fogliante per la liberalizzazione degli orari delle attività imprenditoriali e commerciali, a partire da domeniche e festività varie. O almeno per questo si batterà il ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla: “Mi farò portatrice nel governo di questa particolare proposta di cui si potrà giovare il settore del turismo e di conseguenza l’intera economia del paese”, dice al Foglio. La “stakanovista brianzola”, come MVB si è scherzosamente autodefinita ieri a margine dell’inaugurazione della Borsa italiana del Turismo a Milano, parte dal dettaglio ma poi dice di ritenere prioritario un discorso di metodo più generale: “L’enorme debito pubblico italiano limita gli strumenti a nostra disposizione per una politica economica di sviluppo, ma non impedisce di concepire politiche pro crescita. Dopo aver mantenuto il rigore sui conti pubblici, ora l’esecutivo, come spiegato da Berlusconi e Tremonti, ha iniziato ad attuare misure che saranno sicuramente efficaci per creare ricchezza”.
Il riferimento è alla “frustata” all’economia proposta dal Cav., che però “frustata” sarebbe meglio non chiamarla: “Da animalista convinta – chiosa il ministro – suggerisco un’altra immagine: mettiamo il turbo al paese”. Vada per il turbo, ma la modifica dell’articolo 41 della Costituzione sulla libertà dell’iniziativa economica rischia di non generare un’accelerazione immediata nei mercati: “Quello resta un passo fondamentale perché rende evidente la necessità di riportare la nostra economia, anche dal punto di vista della crescita, alla pari con quelli pIù virtuosi. Il 90 per cento delle nostre attività commerciali è costituito da piccole e medie imprese che di tutto hanno bisogno tranne che scontrarsi ogni giorno contro il muro della carta bollata”. Il ministro sta seguendo da vicino l’iter parlamentare del Codice del turismo che contiene soprattutto misure di semplificazione per l’apertura e la modifica di attività del settore.
D’altronde è dalla sua esperienza di imprenditrice di quarta generazione nel comparto dell’acciaio, oltre che di industriale nel settore alimentare, che Brambilla ha tratto da tempo una conclusione: “Licenze e permessi di competenza della Pubblica amministrazione dovrebbero seguire molto di più i tempi del mercato”. E ancora: “Restrizioni all’economia e aumento della produttività non vanno mai a braccetto”. Perciò, secondo il ministro, urgono liberalizzazioni a tutto campo.
“Vi sono esperienze estere che dimostrano come un’eccessiva regolamentazione delle attività commerciali sia un freno allo sviluppo oltre che un fattore negativo per le entrate dello stato”, osserva il ministro per il Turismo. Eppure molti commercianti dicono proprio di non voler “morire americani”: “E’ evidente che gli interessi della grande distribuzione e del cosiddetto ‘normal trade’ potrebbero apparire in contrasto – spiega Brambilla, che tra l’altro per quattro anni ha ricoperto il ruolo di presidente dei giovani imprenditori di Confcommercio – ma questi stessi interessi possono conciliarsi. Si prendano le tre principali motivazioni per le quali i turisti, non solo stranieri, decidono di visitare centri del nostro paese: due motivazioni su tre (‘mangiare e bere bene’ e ‘acquistare prodotti made in Italy’) lasciano chiaramente intendere che il commercio al dettaglio ha un mercato potenziale che difficilmente sarà scalfito dalla grande distribuzione”.
Quanto al turismo, anche il 2010 ha scontato un indebolimento della domanda interna, ma i dati segnalano già un più 5 per cento rispetto al 2009 per quanto riguarda l’afflusso di turisti stranieri nelle nostre città d’arte: “E le statistiche dicono che per ogni euro speso per dormire – nota MVB – quattro euro vengono spesi nelle attività commerciali circostanti”. Senza contare, passando ai grandi numeri, “che numerosi studi dimostrano come avere più tempo e più alternative a disposizione incentivi tutti i consumatori a spendere di più”. La domanda, in altre parole, non è fissata a priori, e quindi i negozi – restando aperti più a lungo o con maggiore flessibilità – vedrebbero aumentare i loro introiti, avendo così maggiori risorse per sostenere gli investimenti sulla forza lavoro che potrebbero divenire necessari. Ma secondo MVB non si tratta soltanto di pil e posti di lavoro: “E’ anche una questione culturale. Non ci possiamo fermare di fronte ai veti della burocrazia o a quelli di alcune categorie. Certo vi sono esigenze particolari da rispettare, ma se la direzione per creare e condividere più ricchezza è quella di una maggiore libertà di impresa, è su questa strada che dobbiamo muoverci”.
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